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Terapia Metacognitiva per pazienti sopravvissuti al cancro

Uno studio mostra come la Terapia Metacognitiva possa portare a riduzioni della sintomatologia psicologica legata alla sopravvivenza al cancro.

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 18 Dic. 2019

Un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology (Fisher et al., 2019), ha indagato l’efficacia della Terapia Metacognitiva (MCT) su pazienti sopravvissuti al cancro che riportavano sintomi psicologici negativi in seguito alle cure, spesso particolarmente invasive, appena terminate.

 

In Inghilterra, negli ultimi 15 anni, vi è stato un incremento del 2% di pazienti affetti da cancro. Nonostante questi dati, la percentuale di sopravvissuti è pressoché raddoppiata in 40 anni (Cancer Research UK, 2017). Circa il 25% delle persone sopravvissute alla malattia, riportano in seguito alla fine delle cure sintomi ansiosi e depressivi (Hoffman et al., 2009), sintomi da stress-post traumatico (Swartzman et al., 2017) e una forte paura della ricomparsa del cancro (Simard & Savard, 2015).

Le terapie adottate per trattare pazienti sopravvissuti al cancro, attualmente, non si sono dimostrate sufficientemente efficaci (Faller et al., 2013), eccetto la Terapia Cognitivo-Comportamentale, che però, non si sofferma sui processi psicologici che stanno alla base della comorbilità dei sintomi solitamente presenti (Cook et al., 2015).

La Terapia Metacognitiva (MCT), derivata dalla teoria sulla psicopatologia di Wells e Matthews (1994), ovvero il Self-Regulatory Executive Function Model, offre un’alternativa alla CBT per il trattamento di pazienti sopravvissuti al cancro. Secondo questo modello, il disturbo psicologico viene mantenuto dalla cognitive-attentional syndrome (CAS), ovvero uno stile di pensiero perseverativo, ripetitivo e focalizzato su contenuti negativi e strategie di coping maladattive (Wells & Matthews, 1996).

Il presente studio (Fisher et al., 2019) si pone l’obiettivo di analizzare l’efficacia della MCT, misurata in tre differenti tempi (subito dopo il trattamento e in due follow-up a 3 e a 6 mesi), per pazienti con disturbi psicologici legati alla malattia della quale hanno sofferto. Il campione, composto da 20 soggetti, ha portato a termine l’Hospital Anxiety Depression Scale (HADS) e l’Impact of Events Scale-Revised (IES-R) per analizzare i sintomi relativi al trauma, la Fear of Cancer Recurrence Inventory (FCRI) e la Functional Assessment of Cancer Therapy-General (FACT-G) per l’impatto della malattia e la qualità della vita dopo le terapie ricevute e il Metacognitions Questionnaire-30 (MCQ-30) e il Cognitive Attentional Scale-1 (CAS-1) per misurare rispettivamente la presenza e la natura delle metacredenze e i componenti della CAS.

La MCT ha portato a riduzioni statisticamente significative della sintomatologia psicologica legata alla sopravvivenza al cancro, riduzioni mantenute in tutti e tre i tempi, fino al follow-up di 6 mesi. Nel campione analizzato, il 59% dei partecipanti era da considerarsi riabilitato sul piano dell’ansia e della depressione nella misurazione post-trattamento e il 52% nella misurazione di follow-up a 6 mesi. In conclusione, la MCT si è dimostrata in grado di eliminare la sintomatologia complessiva presente nel 75% dei pazienti analizzati (Fisher et al., 2019).

Nonostante i limiti del presente studio, come un campione statistico ridotto e un limitata diversità etnica e culturale dei partecipanti, i risultati sono da considerarsi positivi e hanno dimostrato la potenzialità della MCT come metodo terapeutico per coloro che sono sopravvissuti al cancro ma riportano ancora sintomi psicologici negativi in seguito alle cure ricevute (Fisher et al., 2019).

 

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