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Terapia Metacognitiva per Pazienti con Disturbo da Uso di Alcol

Un campione composto di pazienti con disturbo da uso di alcol è stato analizzato per testare efficacia, validità e associazione a outcome positivi della MCT

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 24 Dic. 2019

Il Disturbo da Uso di Alcol (AUD) è definito dal DSM 5 come una patologia caratterizzata dall’incessante desiderio di consumare la sostanza (craving), una mancanza di controllo sul suo utilizzo e situazioni problematiche, pericolose e dannose in cui il soggetto si ritrova a causa del bere (APA, 2013).

 

Un utilizzo esagerato di alcol è anche stato associato a una maggior probabilità di sviluppare disturbi mentali, di tentativi di suicidio (Merrill et al., 1992) e di violenza domestica o abusi di minore (Leonard et al., 2001; Windom & Hiller-Sturmohofel, 2001).

Gli approcci attualmente utilizzati per intervenire sull’AUD si concentrano principalmente sui bias cognitivi, sui processi d’apprendimento e sulle credenze disfunzionali; in particolare, la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT), si focalizza sul ruolo dell’alcol come rinforzo positivo al mantenimento del comportamento d’abuso (Caselli et al., 2018). Lo scopo della CBT per il trattamento del Disturbo da Abuso di Alcol è quello di identificare le situazioni problematiche che portano il soggetto all’uso della sostanza, aumentare il coinvolgimento in attività che non prevedono l’abuso di alcol e intaccare le resistenze emotive e comportamentali al cambiamento (es. Donohue et al., 2004). Nonostante i numerosi studi presenti sull’efficacia della CBT, questa terapia riporta ancora dei limiti: in primo luogo, dal punto di vista comportamentale, questa tecnica non fornisce una spiegazione del perché solo alcuni tra gli individui che consumano alcol perdono il controllo fino a sviluppare un disturbo; dal punto di vista cognitivo, invece, la CBT non riesce a mettere in luce il ruolo causale delle credenze irrazionali sull’eziologia del disturbo (Burtscheidt et al., 2002). Infine, i pazienti sottoposti alla CBT tendono a mostrare ricadute dopo 6/9 mesi dalla fine del trattamento (Magill and Ray, 2009).

Negli ultimi decenni, il Self-Regulatory Executive Function model (S-REF) di Wells e Matthews (1994) ha offerto una differente chiave di lettura sulla sintomatologia di alcuni disturbi psicologici e, nel caso dell’AUD, ha ipotizzato che uno dei motivi di ricaduta in pazienti sottoposti a CBT fosse dovuta ai sintomi metacognitivi residui (Spada & Wells, 2008).

La Terapia Metacognitiva (MCT), sviluppata ispirandosi ai principi teorici del S-REF (Wells, 2009), vede nella cognitive attentional syndrome (CAS) quel processo disfunzionale del pensiero, rimuginativo e ruminativo, che causa l’esordio e il mantenimento dei disturbi psicologici, in particolare quelli dello spettro ansioso e depressivo (Wells, 2009); ad alimentare il CAS sono le metacredenze positive e negative sul pensiero e sulla preoccupazione che influenzano negativamente le abitudini cognitive e comportamentali degli individui (Wells, 2009).

Nello studio qui riportato (Caselli et al., 2018), un campione composto da 5 pazienti affetti da AUD è stato dettagliatamente analizzato per testare l’efficacia, la validità e l’associazione a outcome positivi della MCT in tre differenti tempi: subito dopo il trattamento, in un follow-up a 3 mesi e in uno a 6 mesi.

Sono stati somministrati l’Alcohol Use Disorders Identification Test Consumption (AUDIT-C) per identificare le abitudini legate all’uso di alcolici, l’Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) per misurare ansia e depressione, la Positive Alcohol Metacognition Scale (PAMS) e la Negative Alcohol Metacognition Scale (NAMS) per avere un indice delle metacredenze positive e negative, la Penn Alcohol Craving Scale (PACS) per il livello di craving, la Quantity Frequency Scale (QFS) e la Cognitive Attentional Scale (CAS-A). Inoltre, tutti i pazienti hanno partecipato a 12 sedute settimanali di MCT, della durata di 45-60 minuti l’una.

I risultati dimostrano l’efficacia della MCT come approccio terapeutico per l’AUD nel campione analizzato: i pazienti hanno mostrato un miglioramento clinicamente significativo nell’auto-regolazione sia cognitiva che comportamentale. Inoltre, vi è stata una riduzione significativa del consumo settimanale di alcolici e degli episodi di binge drinking rispetto alla condizione pre-trattamento. I miglioramenti riportati sono stati mantenuti stabili anche nei follow-up a 3 e 6 mesi. In conclusione, la MCT si è dimostrata efficace e nessun paziente ha mostrato segni di peggioramento né nell’ansia e nella depressione né nel craving, spianando la strada a future ricerche nel campo dei comportamenti di dipendenza e abuso (Caselli et al., 2018).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association [APA]. (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th Edn. Richmond, VA: American Psychiatric Association.
  • Burtscheidt, W., Wölwer, W., Schwarz, R., Strauss, W., & Gaebel, W. (2002). Out‐patient behaviour therapy in alcoholism: treatment outcome after 2 years. Acta Psychiatrica Scandinavica, 106(3), 227-232.
  • Caselli, G., Martino, F., Spada, M. M., & Wells, A. (2018). Metacognitive Therapy for Alcohol Use Disorder: A Systematic Case Series. Frontiers in psychology, 9, 2619.
  • Donohue, B., Allen, D. N., Maurer, A., Ozols, J., & DeStefano, G. (2004). A controlled evaluation of two prevention programs in reducing alcohol use among college students at low and high risk for alcohol related problems. Journal of Alcohol and Drug Education, 48(1), 13-33.
  • Leonard, K. (2001). Domestic violence and alcohol: what is known and what do we need to know to encourage environmental interventions?. Journal of Substance Use, 6(4), 235-247.
  • Merrill, J., Milker, G., Owens, J., & Vale, A. (1992). Alcohol and attempted suicide. British journal of addiction, 87(1), 83-89.
  • Spada, M. M., & Wells, A. (2008). Metacognitive beliefs about alcohol use: Development and validation of two self-report scales. Addictive Behaviors, 33(4), 515-527.
  • Wells, A. (2011). Metacognitive therapy for anxiety and depression. Guilford press.
  • Wells, A. & Matthews, G. (1994). Attention and emotion: A clinical perspective. Psychology Press.
  • Widom, C. S., & Hiller-Sturmhöfel, S. (2001). Alcohol abuse as a risk factor for and consequence of child abuse. Alcohol Research & Health, 25(1), 52.
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