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La relazione terapeutica in terapia cognitivo comportamentale. Manuale per il professionista (2019) di Kazantis, Dattilio e Dobson – Recensione del libro

La relazione terapeutica, al pari e prima di altri strumenti, è il principale agente di cambiamento nella terapia cognitivo-comportamentale

Di Chiara Francesconi

Pubblicato il 19 Nov. 2019

Sviluppare una sana relazione terapeutica consente di potenziare gli esiti di trattamento, prevenire e ridurre i drop-out e raggiungere i pazienti considerati difficili da trattare.

 

 Lungi dal considerare la terapia cognitivo comportamentale (CBT) come un mero insieme di tecniche e strategie, gli autori (N. Kazantis, F. M. Dattilio e K. S. Dobson) mettono in luce l’importanza di instaurare una buona relazione terapeutica con i pazienti al fine di fornire una psicoterapia veramente efficace.

È risaputo che per poter applicare specifiche strategie terapeutiche è innanzitutto necessario coinvolgere e ingaggiare il paziente nel percorso di trattamento. La capacità di creare un ambiente sicuro, protetto, rispettoso, non giudicante, accogliente e comprensivo è lo strumento essenziale su cui fondare l’intero processo terapeutico. Gli autori sostengono che la relazione terapeutica, al pari e prima dell’applicazione di altri strumenti, sia il principale agente di cambiamento in CBT.

Il testo fornisce spunti e suggerimenti pratici per guidare lo sviluppo di una sana relazione terapeutica, al fine di potenziare gli esiti di trattamento, prevenire e ridurre i drop-out e raggiungere i pazienti considerati difficili da trattare, come quelli che presentano gravi disturbi di personalità e psicopatologie di lunga data.

Dopo una prima parte dedicata alla definizione di relazione terapeutica (capitoli 1 e 2), il testo propone una serie di consigli ed esempi per adattare ogni fattore relazionale supportato empiricamente, ossia i fattori relazionali comuni a ogni tipo di psicoterapia (empatia espressa, considerazione positiva, alleanza di lavoro e feedback), in base alla formulazione del caso (capitolo 3).

I capitoli 4 e 5 ci offrono, rispettivamente, una definizione e una guida per l’uso dell’empirismo collaborativo e del dialogo socratico (metodi specifici dell’approccio CBT) come strumenti per motivare e coinvolgere il paziente nel trattamento.

I successivi capitoli (dal 6 al 11) illustrano come incorporare la relazione terapeutica nei vari aspetti strutturali di una seduta, negli interventi in seduta, negli homework, negli esperimenti comportamentali e cognitivi e nelle fasi di chiusura della terapia.

La parte finale del volume rivolge l’attenzione alla rilevanza della relazione terapeutica nella gestione dei dilemmi etici e nell’orientare le risposte emotive del terapeuta in seduta. Infine, un’ultimissima parte è dedicata all’applicazione delle abilità relazionali nel lavoro con coppie, famiglie, gruppi e adolescenti.

Il testo è rivolto a tutti i professionisti della salute mentale, in particolare a quei terapeuti CBT che avvertono il bisogno di colmare lacune nel padroneggiare gli aspetti relazionali e a tutti coloro che si trovano a dover affrontare e gestire pazienti resistenti o difficili da trattare, per i quali l’aspetto relazionale diventa la chiave per avviarsi alla risoluzione della psicopatologia presente.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Kazantis, N., Dattilio, F.M. e Dobson, K.S. (2019). La relazione terapeutica in terapia cognitivo comportamentale. Manuale per il professionista. Giovanni Fioriti Editore
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