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Parole invisibili (2019) di Stefano Carnicelli – Recensione del libro

Parole invisibili affronta un viaggio nei luoghi mentali dell’autismo letto come disagio, aspetto comportamentale, non come demone da sedare tramite farmaci

Di Selene Pascasi

Pubblicato il 27 Nov. 2019

Parole invisibili si snoda su due binari, due registri narrativi, distinti ma visceralmente collegati, che avvolgono il lettore in un microcosmo emozionale.

 

Il sogno.

Quante volte il sogno ci ha svelato aspetti di noi che non sapevamo ci appartenessero?

E quante volte ci ha lasciato sulla pelle l’impressione di aver vissuto momenti mai nati?

Tante, troppe volte. Ma perché accade?

Forse perché il sogno sceglie di parlarci di quelle emozioni che, per vigliaccheria o per eccesso di razionalità, non sappiamo (non vogliamo) percepire ad occhi aperti. Così, complice il corpo che si affida lentamente all’inconscio, il cognitivo si eleva inspiegabilmente ad anteprima del reale. Il sogno come misterioso trailer di un domani che è parte del desiderato. Magia.

Ma immaginiamo il contrario. Immaginiamo di vivere sognando. Di portare il sognato con noi nella vita di ogni giorno. Immaginiamo di camminare per strada con in mente un lucido bagaglio di parole, espressioni di attimi tangibili, cui non riusciamo a dare forma e voce.

Scrigni pieni del nostro sentire che restano muti. Magia? No. Autismo.

Questo, il tema che Stefano Carnicelli (autore pluripremiato dei romanzi Il cielo capovolto e Il bosco senza tempo) affronta, con penna autentica e delicata, nel suo Parole invisibili, intenso viaggio nei luoghi mentali dell’autismo letto come disagio, aspetto comportamentale, e non come demone o malattia da ‘sedare’ a colpi di farmaci.

A stupire maggiormente, nella genialità di un libro di importante spessore per profondità di scrittura e per classe di un linguaggio accurato, è l’approccio magistralmente inedito. L’opera, infatti, si snoda su due binari. Due registri narrativi, distinti ma visceralmente collegati, che avvolgono il lettore in un microcosmo emozionale.

Due registri narrativi, dunque, due protagonisti.

C’è Lorenza, donna reduce da faticose prove esistenziali che – tra gravidanze fallite e affanni di un irriverente ed invadente iter adottivo – le hanno, in compenso, donato la bramata maternità.

C’è Achille, suo figlio. Un bambino voluto, cercato, sognato. Un bambino autistico.

E mentre madre e figlio si raccontano in prima persona, a capitoli alterni, in una sorta di diario a due voci, pagina dopo pagina scopriamo quelle verità che soltanto una cronaca non filtrata da ipocrisie o preconcetti lascia trasparire.

Scopriamo, ad esempio, il coraggio di Lorenza quando confessa:

ho imparato a contare le lacrime, a bagnarmi con esse. Le ho sentite scorrere sul viso, scendere sul collo, arrivare al cuore. Le ho asciugate ricacciandole indietro come si fa con delle mosche fastidiose e aggressive. Le ho ingerite con violenza, come a volerle sopprimere.

Coraggio iniettatole in vena dall’amore di sangue e di carne per Achille e dalla consapevolezza di esserne la sola, affidabile, voce.

L’unico tramite con una società, lo si vuole denunciare, ancora impreparata per poter essere e restare concretamente a fianco delle famiglie meno fortunate.

Ma ad affiorare è anche la tenacia di Achille che, sequestrato nel suo silenzio, grida al mondo:

non sono pazzo! Molto semplicemente la mia esistenza è stata in qualche modo capovolta… il mio è un linguaggio muto che si muove con gesti sbilenchi e maldestri di un bambino autistico. Le mie sono parole invisibili che non riescono a superare la barriera del suono.

Ed è sublime la descrizione del destino delle parole di Achille che sembrano perdersi nel viaggio ideazione-realtà e che invece diventano tasselli di un’identità perfetta. Perfetta perché quella prigione della (non) voce diviene aquilone, diviene libertà, proprio grazie alla sua capacità di portare a termine un’operazione complicatissima: l’introspezione. Achille si guarda dentro, senza indossare il paracadute della prudenza, alla ricerca del meccanismo che genera pensieri muti e trova la soluzione, la cura: essere.

Semplicemente essere. Non lasciarsi dissolvere dalla società.

Perché Achille è un bambino speciale. Con percezioni speciali. Non diverso. Speciale.

Lo dimostrerà ai suoi compagni. Lo dimostrerà a sua madre quando – nella commovente chiusa dell’opera – le dedicherà un traguardo importante. Lo dimostrerà a se stesso anche se, del suo essere speciale, non aveva mai dubitato e, anzi, ne aveva tratto forza.

Sì, Achille è proprio speciale. Ed ha voce. Eccome se ce l’ha.

‘Achille è un angelo’ fa dire ad una bimba il Carnicelli in un passo indelebile del romanzo ‘e gli angeli non parlano e per sentirli bisogna usare le orecchie del cuore’.

Verissimo.

Achille ha la voce nello sguardo e nelle movenze. Ha voce da vendere e tanto da dire.

Basta saperlo ascoltare lasciandosi guidare dall’empatia. L’empatia che salva.

Empatia necessaria affinché nessuno pronunci più Parole invisibili.

 

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Selene Pascasi
Selene Pascasi

Avvocato, Giornalista Pubblicista e Scrittrice

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Biografia dell'autore. Stefano Carnicelli (1966) è originario di Tornimparte (AQ) e vive a L’Aquila. Laureato in Economia e Commercio, da sempre ama leggere e scrivere. Nel 2011 pubblica il romanzo «Il cielo capovolto» (Prospettiva ed.), vincitore della sezione narrativa al festival «Incatenati all’arte» di Catignano (PE) e premiato al «Nabokov» (Novoli Lecce). Nel 2013 ha pubblicato il romanzo «Il bosco senza tempo» premiato alla 1° ed. del Concorso Letterario Nazionale «Avv. Giuseppe La Franca» e vincitore del premio Majella 2014. Diversi suoi racconti sono stati premiati in importanti concorsi letterari nazionali. Ha curato la rubrica «libri» su ABExpress. Attualmente cura le rubriche libri per Onda Tv di Sulmona e per l’Associazione Culturale «Il cielo capovolto» di Torino (di cui è Vice Presidente). Ha condotto la trasmissione «Non sperate di liberarvi dei libri» su LAQTV (L’Aquila), visibile sul digitale terrestre. Si occupa dell’organizzazione di eventi letterari (tra questi, gli incontri con Roberto Vecchioni, Pino Roveredo, Pier Francesco Pingitore, Daria Colombo, Donatella Di Pietrantonio, Carmela Scotti, Viola Di Grado, Emanuela Canepa). «Parole invisibili» vince, come inedito, il concorso Prospektiva 1.0 (Lucca 27/6/2015).
  • Carnicelli, S. (2019). Parole Invisibili. Tra le righe libri editore
 
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