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La comunicazione non verbale nei bambini con disturbo dello spettro autistico

Cosa cambia nello sviluppo della comunicazione non verbale dei bambini con disturbo dello spettro autistico? Come comunicano con l'altro a livello gestuale?

Di Marianna Schiavi

Pubblicato il 07 Mag. 2019

Aggiornato il 09 Giu. 2020 13:02

Numerosi studi hanno riconosciuto la natura multimodale della comunicazione umana e in particolare l’importanza dei gesti nello sviluppo comunicativo del bambino. Come cambia il comportamento gestuale nei bambini con disturbo dello spettro autistico?

 

Numerosi studi hanno riconosciuto la natura multimodale della comunicazione umana e in particolare l’importanza dei gesti nello sviluppo comunicativo del bambino.

Tutti i bambini prima ancora di produrre etichette verbali si riferiscono agli oggetti usando i gesti. A 10 mesi i bambini sono già in grado di percepire la direzione dello sguardo e il gesto di indicazione prodotti dall’adulto come segnali diretti a sottolineare l’importanza di un oggetto o un evento.

Comunicazione non verbale prima dei 12 mesi

Prima dei 12 mesi di età i bambini partecipano attivamente agli scambi comunicativi, attraverso comportamenti che precedono la comparsa delle prime parole, quali l’utilizzo di gesti deittici e performativi. Questi gesti svolgono un’importante funzione pragmatica in quanto permettono ai bambini preverbali di comunicare intenzioni, di avviare episodi di attenzione congiunta, di regolare il comportamento del proprio interlocutore e di impegnarsi in interazioni sociali.

Inizialmente sono gesti deittici (point, give, show): dichiarativi (per mostrare e condividere un oggetto di interesse) o richiestivi (per richiedere un oggetto). Tra i 12 e i 18 mesi i gesti deittici lasciano il posto ai gesti referenziali (o rappresentativi), gesti non più riferiti a eventi/cose presenti nel contesto immediato. I gesti rappresentativi includono sia gesti convenzionali (ad esempio CIAO) sia gesti iconicamente collegati alle azioni abitualmente svolte dal bambino con il referente (ad esempio portare il pugno all’orecchio per telefono). L’enorme vantaggio offerto dai gesti rappresentativi è costituito dalla capacità di rappresentare anche oggetti ed eventi assenti. I gesti rappresentativi assolvono per il bambino la stessa funzione delle parole e vengono usati, così come le parole, per nominare, raccontare o chiedere qualcosa.

Autismo: come influisce sulla comunicazione

Se questa è l’importanza del gesto nei bambini con sviluppo tipico, lo scenario è totalmente diverso per quanto riguarda i bambini con disturbo dello spettro autistico. Per loro, comunicare tramite gesti o parole, rappresenta una vera e propria conquista. In base ai criteri diagnostici del DSM V il disturbo dello spettro autistico è caratterizzato da una diade sintomatologica: deficit socio-comunicativo e interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Rispetto al DSM IV le difficoltà o i ritardi di linguaggio non sono più considerati un criterio fondamentale nella diagnosi di autismo. Nonostante questa modifica strutturale, la comunicazione non verbale rimane una componente fondamentale. In particolare, i gesti sono importanti predittori delle competenze linguistiche future del bambino autistico. Anche se la diagnosi di autismo non viene solitamente formulata prima dei 3 anni, è stato evidenziato come l’assenza del pointing a 15-18 mesi sia predittiva della successiva comparsa del disturbo.

Disturbi dello spettro autistico: le atipie nella comunicazione

Inoltre, studi retrospettivi hanno documentato la presenza di atipie nella comunicazione non verbale tra i 12 e i 24 mesi: scarsa capacità di rispondere alle iniziative dell’altro e di attivarne l’attenzione verso un oggetto/evento, scarsa frequenza nell’uso di gesti e scarsa integrazione gesto-sguardo.

In particolar modo, un primo filone di studi ha sottolineato l’utilizzo dei gesti deittici unicamente con funzione richiestiva, in linea con le ricerche di Baron-Choen, S., Leslie, A., Frith, U. (1986) sulla teoria della mente. Un secondo filone di studi ha sottolineato una riduzione della frequenza dei gesti deittici sia in funzione richiestiva che dichiarativa. Per quanto riguarda i gesti rappresentativi, diversi studi hanno riscontrato una minor frequenza di gesti rappresentativi nei bambini autistici rispetto ai bambini con sviluppo tipico, facendo riferimento ad una mancanza di abilità di decontesualizzazione e astrazione. Tutto ciò ha importanti effetti a cascata sullo sviluppo comunicativo, cognitivo e linguistico ma anche sociale e relazionale. Per questo, esistono oggi strumenti diagnostici che dedicano ampie sezioni all’osservazione del comportamento gestuale. Ad esempio, l’ADOS 2 (C.Lord, M. Rutter, P. C. DiLavore, S. Risi, R. J. Luyster, K. Gotham, S. L. Bishop, W. Guthrie), progettato per suscitare comportamenti identificati come essenziali nella diagnosi di autismo, prevede, nell’80% delle prove, l’osservazione del comportamento gestuale e del modo in cui questo sia integrato con altre capacità verbali e comunicativo-sociali. Anche il questionario per il genitore ADI-R, chiede di valutare la presenza/assenza di comportamenti comunicativi non verbali.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baron-Choen, S., Leslie, A., Frith, U (1986). Does the autistic child have a theory of the mind? Cognition 21, 37-46.
  • Manuale ADOS 2 (2013). Hogrefe Editore a cura di Colombi, C., Tancredi, R., Persico, A. e Faggioli, R.
  • Manuale ADOS 2 (2013). Lord, C., Rutter, M., DiLavore, P. C., Risi, S., Luyster, R. J., Gotham, K., Bishop, S. L., Guthrie, W., Hogrefe Editore.
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