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Autismo: un focus sull’Applied Behaviour Analysis (ABA)

L’ ABA (Applied Behaviour Analysis) per l’ autismo è un insieme di procedure di intervento intensivo precoce, basate su principi comportamentali Skinneriani

Di Mara Di Paolo

Pubblicato il 06 Mar. 2018

Aggiornato il 07 Gen. 2019 11:12

Diversi sono gli approcci comportamentali impiegati nell’ ambito dell’ autismo, tra i più importanti troviamo: l’ ABA (Applied Behavior Analysis), il TEACHH (Treatment And Education Of Autistic And Related Comunication Handicapped Children) e il metodo Portage.

Mara di Paolo – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Bolzano

 

Introduzione: l’ autismo

La Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile (SINPIA) nel 2006, ha definito l’ autismo come: “una sindrome comportamentale, causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri” (Baird et al., 2003; Berney, 2000; Szatmari, 2003). L’ Autismo, pertanto, si configura come una  disabilità  “permanente” che accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale, anche se con un’espressività variabile nel tempo.

Diversi sono gli approcci comportamentali impiegati nell’ambito dell’ autismo, che descriveremo di seguito.

ABA (Applied Behaviour Analysis)

L’ ABA (Applied Behavior Analysis) ovvero l’analisi applicata del comportamento, si basa principalmente sui principi comportamentali del condizionamento operante, al fine di indurre un processo di normalizzazione, attraverso lo sviluppo di pattern comportamentali adattivi. Il luogo privilegiato di questo trattamento è il contesto in cui il bambino vive, casa sua, la sua scuola (Lovaas et al; 1990). In breve, le caratteristiche precipue di questo intervento sono:

  1. La programmazione di un intervento creato ad hoc per ciascun bambino, valutando le potenzialità e lacune, cercando di ampliare il repertorio comportamentale adattivo, riducendo il più possibile i comportamenti-problema.
  2. L’inizio dell’intervento è immediato. Si è osservato attraverso ricerche sull’efficacia di questo metodo, come l’efficacia sia direttamente proporzionale all’età d’inizio del trattamento (iniziare a lavorare con una bambino di 18 mesi è molto meglio che iniziare a lavorare con un bambino di 5 anni ) e l’intesività temporale.
  3. Il trasferimento dell’intervento ai contesti naturali. I genitori essendo sempre presenti agli incontri quotidiani del proprio bambino con i tecnici ABA conoscono le finalità del programma e possono anche loro mettere in pratica le modalità educative più consone.
  4. Il programma è intensivo sia nei termini di tempo, sia per il coinvolgimento di quante più persone siano quotidianamente a contatto con il bambino (genitori, fratelli, insegnanti, perenti, educatrici, etc..).

L’ Applied Behaviour Analysis verra’ ulteriormente approfondita nel paragrafo 2 di questo articolo.

TEACHH (Treatment And Education Of Autistic And Related Comunication Handicapped Children)

Il TEACHH  è una modalità di presa in carico globale del bambino con autismo (Schopler et al.; 1980). Il modello pone molta attenzione all’organizzazione degli spazi fisici, ai compiti materiali di tipo visivo-spaziale, all’organizzazione dell’ambiente e alla creazione di contesti facilitanti, al fine di rendere l’ambiente il più possibile adatto alle abilità del bambino. Ergo genitori, terapisti, educatori non devono limitarsi all’insegnamento di nuove abilità, ma anche nella facilitazione dell’uso indipendente delle abilità possedute. Bisogna prestare quindi molta attenzione a come si strutturano gli spazi fisici, la disposizione dei mobili e dei materiali all’interno dei vari contesti in cui il bambino quotidianamente vive. Il TEACHH programma minuziosamente le sequenze d’azione o attività, che si svolgono nel tempo come uno schema della giornata visualizzato composto da foto, oggetti, fotografie, agende, etc.. a seconda chiaramente della persona che ne usufruisce, questo permette di ridurre nel bambino la frustrazione o lo stress, che potrebbe provare di fronte all’incomprensione delle cose da dover fare. I genitori sono coinvolti all’interno del trattamento e concertati con i professionisti, ciascuno portatore di un proprio sapere e contributo, i genitori massimi conoscitori del figlio e i professionisti conoscitori della tecnica.

Metodo Portage

Il Metodo Portage (Bacci, Menazza, Vio, 2010) è un metodo educativo precoce, che fa leva essenzialmente sulla formazione dei genitori. Il programma ha preso il nome dalla cittadina in cui è nato, consisteva inizialmente in un intervento domiciliare per venire incontro alle esigenze delle persone, che non potevano muoversi da casa con frequenza, per raggiungere i vicini centri riabilitativi. Pertanto un operatore specializzato visitava una volta alla settimana la famiglia, per insegnare direttamente ai genitori i modi più idonei per facilitare lo sviluppo del figlio autistico. Per rendere più efficace l’intervento, alle famiglie venivano anche consegnate delle schede su cui lavorare che spiegavano le tecniche educative più efficaci. Inoltre ad ogni visita venivano valutati i progressi del bambino, le impressioni dei genitori e aggiornato di volta in volta il programma, in base ai dati rilevati, con obiettivi realistici e raggiungibili. Nel corso del tempo poi le visite si diradavano in modo da rendere sempre più autonomo ciascun genitore. Anche in Italia il programma si è rivelato assai flessibile, in quanto l’intervento non è volto solo a colmare il ritardo che il bambino ha accumulato, ma anche a prevenirlo. L’efficacia di questo metodo però dipende dalla precocità d’inizio (0-6 anni), anche se sono stati raggiunti buoni risultati con bambini di età superiore. Il programma non offre ricette immediate, ma necessita della flessibilità e dell’ingegnosità genitoriale nell’applicazione dei consigli educativi. Inoltre le attività domiciliari non risultano mai essere sostitutive dei programmi riabilitativi quali quelle del logopedista, del fisioterapista etc…

Un approfondimento sull’ Applied Behaviour Analysis (ABA)

L’ ABA (Applied Behaviour Analysis = Analisi Applicata al Comportamento) in termini generali è un insieme di procedure applicative che trovano fondamento nella teoria dell’ Analisi del Comportamento (Skinner, 1953). Tali procedure hanno riscontrato un grandissimo successo di impiego in vari ambiti, non solo clinico e riabilitativo ma anche nel settore economico ed organizzativo. Questa precisazione è doverosa per non correre il rischio di ridurre l’ ABA al solo metodo di trattamento per l’ autismo.

L’ Applied Behaviour Analysis per l’ autismo può essere descritto come un insieme di procedure di intervento intensivo precoce, che applica i principi comportamentali, che hanno avuto una convalida scientifica, con l’obiettivo di promuovere i comportamenti adattivi e ridurre quelli problematici da impiegare con i bambini autistici (Cooper, Heron et Heward; 1989). Per fare ciò vengono, in seguito alla diagnosi emessa dalla neuropsichiatria infantile, raccolti preventivamente una serie di dati basati sull’ analisi comportamentale osservabile e quantificabile del bambino e su questa viene stilato un progetto d’intervento intensivo settimanale. È giusto ricordare che ABA (Applied Behaviour Analysis) per l’autismo è stata convalidata da diversi istituiti/enti nazionali ed internazionali tra cui: NIMH ( Ente Istituzionale Statunitense per la Salute Mentale), S.I.N.P.I.A (Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile), I.S.S. (Istituto Superiore della Sanità). Ad oggi è dimostrato che l’intervento precoce è maggiormente efficace se effettuato a livello anagrafico nei primi anni di vita, questo specialmente per la maggiore plasticità cerebrale dell’individuo che risulta essere massima rispetto ad altre fasi del ciclo di vita. Questo è comprensibile se riflettiamo sulla genesi neuronale e strutturale delle connessioni sinaptiche, che se pur geneticamente predeterminate sono vulnerabili all’impatto ambientale e possono altresì andare incontro a riorganizzazione funzionale allorquando ce ne sia necessità.

Diverse ricerche hanno appurato che un intervento precoce migliora la prognosi per i bambini con autismo, che iniziano il trattamento prima dei 5 anni (Fenske, Krantz, McClannhan;1985. Lovaas; 1987). Ulteriori studi hanno provato l’efficacia dell’intervento precoce con bambini tra i 4 e i 7 anni ( Eikeset, S. Jhar, E. Eldevik; 1999). Ciò è legato fondamentale a due fattori strettamente collegati tra loro:

  • La maggiore plasticità neuronale;
  • Il fatto che a 3 anni un bambino non ha imparato molto e non gli manca molto per raggiungere i suoi coetanei.

Progettando quindi un intervento intensivo ad hoc peculiare per ogni dato bambino autistico, da svolgersi nel contesto naturale (casa-scuola) è possibile concretamente indurre un processo di normalizzazione grazie ad una maggiore plasticità neuronale.

L’ Applied Behaviour Analysis (ABA) è l’ analisi applicata del comportamento che nell’ambito del trattamento per gli autistici si traduce in una modalità d’intervento educativa che nasce dall’applicazione dei principi comportamentali Skinneriani ed è finalizzata al superamento dei comportamenti problema e ad insegnare al bambino autistico ad apprendere, rendendo funzionale quanto appreso (Klevestrand, Isaksen, Gloersen e Ioersen, 1996).

L’ Applied Behaviour Analysis (ABA), per riuscire a fare ciò, combina diversi aspetti convalidati scientificamente in un pacchetto completo, ma altamente individualizzato a seconda del caso specifico, tra i metodi troviamo: NET (insegnamento nel contesto naturale-ecologico: casa, scuola, piscina, etc..), SEGNI (insegnamento di segni per comunicare), PECS (sistema di comunicazione tramite pittogrammi), DTT (insegnamento formale per prove discrete/strutturato), INCIDENTALE (imparare tramite stimoli).

Questo tipo d’intervento per quanto sia utilizzato con bambini autistici può essere anche utilizzato con bambini con Ritardo Mentale e Disturbi dello Sviluppo, dato che è caratterizzato da:

  • Ambiente di apprendimento positivo;
  • Validazione empirica (ricerca);
  • Coinvolgimento della famiglia (importante un Parent Training con i genitori);
  • Coinvolgimento della scuola;
  • Coerenza dell’educazione;
  • Intensività.

Le aree funzionali per l’ intervento ABA sono:

  • Comunicazione: partendo dai pre-requisiti si lavora sulla comprensione e produzione del linguaggio, fino alla formazione ed espansione delle frasi;
  • Socializzazione: si lavora prevalentemente a scuola quando ciò è possibile, e si cerca di passare dalla socializzazione nel piccolo gruppo al grande gruppo attraverso il supporto e la selezione di attività.
  • Gioco e Attività ricreative: nel gioco si lascia spazio al bambino anche in una dimensione “soliva” con l’ausilio di tecnologie, mentre nelle attività ricreative si cerca di creare socialità.
  • Abilità cognitive: dipendono dall’età anagrafica e sono connesse anche allo sviluppo scolastico.
  • Abilità scolastiche: riguardano sia le abilità cognitive, che sociali. In questo caso però si cerca di lavorare il più possibile con gli insegnanti su alcuni obiettivi, che gli stessi vorrebbero raggiungere.
  • Comportamento: riduzione dei comportamenti problema ovvero quelli che vanno a minare l’incolumità del bimbo, delle persone, o dell’ambiente. Le stesse stereotipie possono rappresentare un limite all’integrazione sociale e all’apprendimento pertanto esse stesse possono essere considerate comportamenti problema. L’eliminazione del comportamento problema è suggellata dalla sostituzione di un comportamento positivo sostitutivo, che viene scomposto e proposto in maniera accettabile e acquisibile al bambino.
  • Autonomia: si lavora sulla cura di sé per esempio a seconda dell’età anagrafica del piccolo si potrà lavorare sull’eliminazione del biberon oppure sul controllo sfinterico.

Tutti gli interventi qui esposti, seppur diversi, condividono alcuni elementi: sono tanto piu efficaci quanto preoci e intensivi (è fondamentale dunque una diagnosi precoce) e soprattutto è fondamentale che siano condivisi gli obiettivi con i genitori e i vari operatori che interagiscono con il bambino autistico.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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  • Barbara Bacci, Claudio Vio e Cristina Menazza (2010). Parent training nell'autismo. Programma per la formazione e il supporto dei genitori. Edizioni Erickson. Trento
  • Barbera M. Rasmussen T. (2007): “The Verbal Behavior Approach: How to Teach Children With Autism and Related Disorders”. Publisher: Jessica Kingsley Pub.
  • Barry W. C., Bear M. F., Paradiso M. A. (2007) “Neuroscienze esplorando il cervello”, Masson.
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  • Carr J.E., Firth A. (2005): “The Verbal Behavior Approach to Early and Intensive Behavioral Intervention for Autism: A call for additional empirical support”. Journal of Early and Intensive Behavioral Intervention Volume 2, Issue No.1, Winter.
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  • Ceron T., Heward W. (2 edition, 2007): “Applied Behavior Analysis (2nd Edition) [Hardcover]”. Publisher: Prentice Hall.
  • Moderato, P., Antonioli, S., Cavagnola, R., Giannattasio, R. (2017) Oltre l’efficacia. Una valutazione sperimentale della sostenibilità di interventi basati sull’Applied Behavior Analysis (ABA). Giornale Italiano dei Disturbi del Neurosviluppo, 2, 2, 66-78 - DOWNLOAD (pdf)
  • Moderato, P. Copelli, C. (2010). L'Analisi comportamentale applicata (ABA): teoria, metateoria e fondamenti. Autismo e disturbi dello sviluppo, 8-1.
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