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Il rischio suicidario tra i giocatori d’azzardo

E' stato condotto uno studio con lo scopo di identificare un profilo specifico di persone con Disturbo da Gioco d'Azzardo a rischio suicidario

Di Daniela Marchetti

Pubblicato il 25 Nov. 2019

Il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) viene definito come un persistente e ricorrente comportamento problematico di gioco d’azzardo che comporta difficoltà o disagio clinicamente significativi (American Psychiatric Association, 2013) con sintomi che si manifestano in un arco temporale di dodici mesi.

Daniela Marchetti – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

I giocatori d’azzardo problematici presentano delle frequenti difficoltà connesse alla sfera relazionale e lavorativa (Grant & Kim, 2001; National Opinion Research Center, 1999). Inoltre, comunemente, coloro che richiedono un trattamento presentano gravi problemi finanziari.

Le pratiche di gioco d’azzardo sono fortemente diffuse nel nostro paese. Una recente indagine ha riportato che il 42.9% della popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno (Beato, 2016). Lo studio IPSAD, (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-CNR), nella sua rilevazione relativa agli anni 2013-2014 ha evidenziato tassi del 76.6% di giocatori occasionali e quindi non a rischio di sviluppare una problematica conclamata, del 14.9% di giocatori a basso rischio, del 4% a rischio moderato e infine del 1.6% con problematiche evidenti di gioco d’azzardo.

È noto che il DGA si presenti spesso in concomitanza con altre condizioni psicopatologiche. Hartmann e Blaszczynski (2016) hanno realizzato una rassegna di studi longitudinali riguardanti la relazione tra DGA e altri disturbi, da cui è emerso che le principali condizioni associate sono i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, l’ideazione suicidaria e i tentativi di suicidio, il disturbo da uso di alcol e la dipendenza da nicotina. In letteratura sono state anche identificate associazioni tra il DGA e i disturbi del controllo degli impulsi (ad esempio, la cleptomania, il comportamento sessuale compulsivo, lo shopping compulsivo), presenti in comorbilità nel 18%-43% dei casi valutati (Black & Shaw, 2008; Derbyshire & Grant, 2015).

Sono sempre più in aumento gli studi che indagano la relazione tra il rischio di suicidio, inteso come un continuum che va dall’ideazione suicidaria ai tentativi di suicidio, e i comportamenti di gioco d’azzardo in campioni di soggetti con diverse caratteristiche di genere, età e diversi gradi di coinvolgimento e intensità delle problematiche di gioco d’azzardo. Numerosi studi sono stati infatti condotti nel panorama internazionale sia con campioni rappresentativi della popolazione generale sia con campioni clinici di giocatori d’azzardo problematici o disturbo diagnosticato secondo i criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM).

Il rischio suicidario in campioni non clinici di giocatori d’azzardo

Afifi e colleghi (2010) hanno esaminato un campione costituito da 10.056 donne canadesi di età pari o superiore ai 15 anni. È emersa una associazione positiva e significativa tra gioco d’azzardo problematico nel corso degli ultimi 12 mesi e due comuni categorie di rischio suicidario, ovvero ideazione suicidaria e tentativi di suicidio, con indici di rischio di circa tre volte e mezzo per la prima categoria (OR = 3.6) e di quasi cinque volte per la seconda (OR = 4.7). Più recentemente uno studio svolto in Inghilterra da Cowlishaw e Kessler (2016) ha analizzato il fenomeno suicidario nei giocatori d’azzardo attraverso delle interviste condotte su 7.403 individui di età superiore ai 16 anni. Gli autori hanno rilevato che circa un quarto dei giocatori d’azzardo problematici riferiva di aver messo in atto un tentativo di suicidio nel corso della propria vita, mentre il 20% indicava di aver avuto una qualche forma di ideazione suicidaria nel corso dell’ultimo anno.

In uno studio pilota, Grant e colleghi (2014) hanno indagato la relazione tra forme sotto-soglia di DGA (definito come un punteggio compreso tra uno e tre ad una versione modificata della Structured Clinical Interview del DSM-5) e rischio suicidario in un campione di giovani adulti non in cerca di trattamento, di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Nell’insieme, i risultati indicano che l’ideazione suicidaria nei giocatori d’azzardo sotto-soglia sembra essere correlata ad una complessa interazione tra umore, ansia e disfunzione cognitiva. In particolare, gli aspetti del processo decisionale sembrano essere implicati in maniera centrale tanto nello sviluppo del DGA quanto nella variante con rischio suicidario.

In letteratura sono rari gli studi che hanno indagato il rischio suicidario in relazione a differenti livelli di coinvolgimento nelle attività di gioco d’azzardo. A tale scopo Moghaddam e colleghi (2015) hanno utilizzato i dati derivati dal National Epidemiological Survey on Alcohol and Related Conditions (NESARC) selezionando ben 13.578 soggetti che avevano fornito congiuntamente informazioni relative alle attività di gioco d’azzardo e ai comportamenti suicidari. Classificando il campione in cinque sottogruppi (non giocatori, giocatori a basso rischio, giocatori a rischio, giocatori d’azzardo problematici, giocatori d’azzardo patologici) hanno potuto fornire dati di prevalenza tanto dell’ideazione suicidaria quanto dei tentativi di suicidio, mostrando che l’ideazione suicidaria cresceva in relazione al grado di problematicità del comportamento di gioco con percentuali che andavano dal 24.5% tra i giocatori a basso rischio fino al 49.2% tra i giocatori patologici. Una tendenza simile alla precedente si manifestava rispetto ai tentativi di suicidio con il 6.6% dei giocatori a basso rischio fino al 18.3% dei giocatori patologici.

Un ulteriore filone di studi ha cercato di comprendere se il rischio suicidario sia una caratteristica intrinseca del DGA o se sia dovuta alla presenza di altri disturbi o dipendenze concomitanti (Black et al., 2015). In questo ambito, Newman e Thompson (2003) hanno attribuito il rischio suicidario tra le persone con DGA ad un fattore comune di malattia mentale, piuttosto che a fattori specifici del disturbo stesso. Più recentemente è stato proposto che il DGA possa rappresentare un fattore di rischio indipendente per il comportamento suicidario, pur riconoscendo la possibilità che vi siano altri fattori che impattano su tale rischio dati gli elevati tassi di comorbilità con altri disturbi di disturbi di Asse I e II (Bischof et al., 2015).

Il rischio suicidario in campioni clinici di giocatori d’azzardo

Numerosi studi hanno evidenziato l’esistenza di un’associazione significativa tra il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) e i comportamenti suicidari in contesti clinici, dove pertanto i campioni esaminati erano costituiti da giocatori d’azzardo in cerca di trattamento o da soggetti già in cura per la presenza di una problematica diagnosticata.

Diverse ricerche hanno mostrato che tra i giocatori d’azzardo in cerca di trattamento è piuttosto comune la presenza di ideazione suicidaria, con tassi che vanno dal 25% all’85% (Sullivan et al, 1994; Ledgerwood et al, 2005), e sono anche frequentemente rilevati tentativi suicidari passati o correnti (Bischof et al., 2015).

Una recente ricerca italiana (Crusco et al., 2016) ha valutato la presenza di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio in un campione di soggetti in trattamento rilevando come il 41% dei partecipanti considerava il DGA come un fattore di rischio del comportamento suicidario. Guillou-Landreat e colleghi (2016) hanno condotto un importante studio in Francia, con lo scopo di identificare un profilo specifico di giocatori d’azzardo a rischio di comportamenti suicidari. Gli studiosi hanno incluso nell’indagine caratteristiche sociodemografiche, variabili relative alle abitudini, cognizioni e conseguenze derivanti dal gioco d’azzardo, impulsività, temperamento, presenza di comorbilità ed eventi di vita. Tale ricerca nasceva con l’obiettivo di consentire una individuazione precoce del rischio suicidario in soggetti con DGA o più in generale gioco d’azzardo problematico in cerca di trattamento, in modo da proporre percorsi terapeutici specifici. Dai risultati è emerso un elevato livello di suicidalità nei giocatori d’azzardo in cerca di trattamento con un tasso del 40.21% rilevato al momento della valutazione e del 20% nel corso della vita. Tra i fattori predittivi del rischio suicidario sono emersi: genere femminile, età più elevata, disoccupazione, presenza di conseguenze derivanti dal gioco d’azzardo sulla sfera familiare e finanziaria, disturbi d’ansia e dell’umore, livelli più elevati di ricerca della novità e di evitamento del danno. Un altro fattore predittivo era costituito dalle cognizioni relative al gioco d’azzardo (aspettative, distorsioni interpretative, illusione di controllo, controllo predittivo e incapacità di smettere di giocare) con un ruolo preponderante dell’incapacità percepita di smettere di giocare. Parte di questi risultati sono stati confermati in uno studio, pubblicato nel 2017 da Ronzitti e colleghi, condotto nel Regno Unito su un ampio campione di giocatori d’azzardo in cerca di trattamento (n=903) in cui la presenza di ideazione suicidaria è risultata associata a depressione, ansia e maggiore gravità del DGA.

Nell’insieme, i dati empirici derivanti dagli studi nazionali e internazionali sottolineano la necessità di esplorare la prevalenza e i fattori associati al rischio suicidario tanto in soggetti che presentano comportamenti di gioco d’azzardo a rischio quanto in campioni clinici. La comprensione dei meccanismi congiunti di compresenza di manifestazioni suicidarie in tali campioni potrà informare sia nella programmazione e divulgazione di campagne di sensibilizzazione ai rischi associati alle pratiche di gioco d’azzardo sia nelle fasi di assessment e trattamento all’interno dei servizi pubblici e privati che si occupano di problematiche connesse al gioco d’azzardo.

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