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Il Corpo in Psicoterapia – Report dal primo livello del corso, 11 maggio 2019

Edoardo Pera conduce i partecipanti alla scoperta di esercizi che possono favorire, nel setting terapeutico, l'accesso al mondo interno del paziente

Di Guest

Pubblicato il 04 Giu. 2019

L’appuntamento per le prime due giornate dedicate al corso è di sabato, via Domodossola, adiacente a Piazza Re di Roma. È lì che si trova il centro Mindful, lo studio che ci accoglie e sarà sede degli incontri.

Luisa Buonocore

 

Questo corso si rivolge agli psicoterapeuti che vogliono approfondire il lavoro sul corpo e integrarlo nella loro pratica clinica. Di preciso Edoardo Pera, psicoterapeuta a orientamento corporeo, di formazione reichiana e istruttore Mindfulness, conduttore del corso, ci ospiterà in una grande stanza doppia, che è possibile separare, al bisogno, attraverso una sofisticata parete a scomparsa insonorizzata.

Questo elemento di modernità è armonizzato con elementi più antichi, come la parete con mattoni a vista che disegnano due archi o le nicchie irregolari illuminate da sapienti faretti. Ne deriva una stanza piacevole, accogliente, piena di tappeti e cuscini di ogni forma. Siamo in dieci, tutti psicoterapeuti, nove cognitivo-comportamentali, di cui la maggior parte ad orientamento TMI, e una psicoanalista. Nel corso delle giornate, si metteranno in gioco tutti, nessuno si risparmierà dallo svelare un po’ di sé, ma, da buoni cognitivisti, sempre preoccupati del fare, non faremo mancare domande sulle applicazioni cliniche di ciò che sperimenteremo in prima persona.

Il corpo in psicoterapia: il corso…in pratica

Poca teoria e tanta pratica. Sarò l’unica a prendere, poche volte, quaderno e penna, perché per 6 ore a giornata saremo immersi completamente negli esercizi e nell’auto-osservazione. Si inizia con gli esercizi di scioglimento, si prosegue con quelli di respirazione e di grounding. Edoardo li conduce in modo molto diverso rispetto alle tracce dei libri, sa che tono di voce usare (e ci farà lavorare anche su quello), sa dove direzionare l’attenzione e la consapevolezza, sa correggere con gentile fermezza.

Si prosegue con gli esercizi di attivazione, una peculiarità dell’approccio reichiano. Il conduttore li propone seguendo una precisa struttura: inizialmente, dopo averci mostrato l’esercizio, ci chiede di replicarlo, e lo fa svolgere spontaneamente, solo dopo un po’ inizia a fornire lievi suggerimenti per perfezionare i nostri movimenti. Ci mostra così implicitamente le potenzialità di tali esercizi: esploratoria e di cambiamento. Questi esercizi possono diventare quindi facilmente parte del già ampio bagaglio di tecniche che il terapeuta TMI può utilizzare come via di accesso al mondo interno del paziente e allo stesso tempo come risorsa di lavoro per il cambiamento (Dimaggio et al., 2019). Attraverso tali esercizi, il paziente può acquisire maggiore consapevolezza di come il suo corpo racconta la sua storia e di come sia centrale il lavoro su di esso per favorire l’esplorazione e il cambiamento.

Il corpo in psicoterapia: solo dopo pensieri ed emozioni

Dopo ciascun esercizio Edoardo apre la discussione chiedendoci le nostre osservazioni, cosa che noi cognitivisti aperti ai nuovi approcci bottom-up siamo allenati a fare, ma insiste su un particolare per nulla trascurabile: l’ordine con cui vanno esplorati pensieri, emozioni e sensazioni. E cioè esattamente l’opposto di come l’ho appena scritto e di come tanti di noi sono abituati a fare.

Lasciateli per ultimi i pensieri, allenatevi a sentire il corpo – ripeterà più volte.

Il conduttore arricchisce le nostre condivisioni con le sue osservazioni, il suo occhio è super allenato, non gli sfugge nessun movimento, tensione, postura discordante. Riconduce ogni osservazione e la parte del corpo interessata ad una fase evolutiva, una formulazione lontana dalla nostra ma che appare chiara e centrata con le sue parole: pur parlando una lingua diversa riusciamo a comprendere la lettura dell’approccio post-reichiano.

In questi incontri ho così imparato a porre attenzione consapevole all’altezza del mio sguardo, a notarne le oscillazioni, a interrogarmi sul loro significato. Ho preso consapevolezza del fatto che anche piccolissimi movimenti del nostro corpo possono raccontare una storia. Ho sperimentato come esplorare con il corpo nuove posture o movimenti possa generare sensazioni diverse da quelle usuali.

Allo scoccare delle 17 di sabato 11 maggio ci diamo appuntamento per il secondo livello, io saluto tutti velocemente perché ho un treno che mi aspetta. Dopo la corsa verso la stazione, ho il tempo del viaggio per fermarmi, riflettere e osservare come sento il mio corpo. La sensazione è quella di sentirsi di più, sentire il corpo riempire tutto il suo spazio. E, a essere sinceri, anche un po’ di mal di schiena…Ma lo osservo e lo accolgo gentilmente.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019) Corpo, immaginazione e cambiamento. Terapia Metacogniva Interpersonale. Raffaello Cortina, Milano.
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