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Crisi adolescenziale, teorie e ricerca del proprio ruolo

Oggi la definizione di una propria identità in adolescenza risulta più difficile e ciò è dovuto al numero crescente di opportunità a disposizione.

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 05 Giu. 2019

Secondo Erikson il processo di costruzione dell’ identità non si esaurisce in un periodo circoscritto che può essere quello dell’ adolescenza, ma si protrae per tutta la vita e la crisi di identità può manifestarsi in modo più o meno violento anche in relazione al momento storico che ci si trova a vivere.

 

Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è normalmente caratterizzato da quella fase definita come crisi adolescenziale. Giovanna Racchetti, psicologa, nel suo libro “Il genitore nascosto” ci descrive un’ adolescente che si sente intrappolato in un tempo da cui teme di non uscirne mai più, un adolescente che soffre la perdita di punti di riferimento e non è ancora in grado di godere delle sue nuove conquiste e della sua nuova identità. Deve elaborare il lutto verso gli oggetti di investimento infantili, in primo luogo verso le figure genitoriali, per potersi rendere autonomo da loro ma, allo stesso tempo, ha segretamente bisogno del riconoscimento dell’adulto per sentirsi veramente autonomo. Questa necessità dà luogo a comportamenti contraddittori che vanno da moti di indipendenza e ribellione all’autorità degli adulti, a richieste regressive di attenzione.

Adolescenza e costruzione dell’ identità: la voce degli autori

Winnicott parla dell’ adolescenza come di un atto aggressivo. Crescere significa prendere il posto dei genitori e questo implica che le figure genitoriali vengano idealmente “uccise” perché l’ adolescente possa subentrare al loro posto: “se il bambino deve diventare adulto, questo avviene sul cadavere di un adulto”.

Sul tema del lutto torna Erikson, che ci parla di un adolescente che si trova a dover riconsiderare le sue certezze infantili e quello in cui si identificava, per operare una selezione in base ai suoi bisogni e alle sue capacità in modo da poter creare una sua propria identità che gli permetta di trovare uno spazio nel contesto sociale. In questa ricerca l’ adolescente va alla ricerca di modelli in cui identificarsi e che gli indichino la strada da percorrere, ma la sua insicurezza lo porta spesso a cercare e sovrapporre modelli differenti creando una confusione di ruoli generatrice di ansie.

Interessante teoria su questo tema è quella esposta da Viktor Frankl, neurologo e psichiatra, che per primo introduce nel campo della psicologia il concetto di “senso delle vita” che era precedentemente esclusiva dell’ambito filosofico. Frankl è riconosciuto come il fondatore della logoterapia, che si pone come obiettivo primario la riscoperta del significato dell’esistenza dell’essere umano. Proprio la ricerca del senso della vita si troverebbe alla base del passaggio dall’infanzia all’età adulta; la faticosa ricerca di un significato diventa generatrice di quella frustrazione che viene percepita dai giovani nel tentativo di realizzarsi definendo il loro significato e il loro scopo. La motivazione al cambiamento è data dalla direzione che ci si è prefissata e dalla meta che si vuole raggiungere. Trovare il proprio significato vuol dire trovare il proprio posto nel mondo e indirizzare i propri sforzi a perseguire quell’obiettivo che dà un senso alla propria vita. In accordo con questa teoria è anche Erikson per il quale sapere “dove si va” fornisce l’intima sicurezza di avere un proprio posto nel mondo, accettato, riconosciuto, e quindi legittimato, dagli altri.

Così dice Allport a questo proposito:

Il senso dell’io raggiunge la sua completezza quando l’ adolescente comincia a fare dei progetti, a porsi delle finalità ad ampio raggio.

Sempre secondo Erikson, il processo di costruzione della propria identità non si esaurisce in un periodo circoscritto che può essere indicato dal termine adolescenza, ma si protrae per tutta la vita e la crisi di identità può manifestarsi in modo più o meno violento anche in relazione al momento storico in cui ci si trova a vivere.

Tornando alle teorie di Frankl, un ulteriore approfondimento ci arriva leggendo “Giovani, identità e senso di vita” della dottoressa Del Core, docente e psicologa, che mediante una ricerca sperimentale arriva a concludere che la costruzione di una propria identità si basa sull’elaborazione di una scelta di vita che determina l’indirizzo degli impegni e degli decisioni che si deciderà di assumersi. Alla costruzione del senso di sé contribuiscono anche la percezione delle proprie possibilità e l’esistenza di un modello di vita (anche qui ci ricolleghiamo ad Erikson) che fornisca punti di riferimento. Oggi la definizione di una propria identità risulta più difficile e, può sembrare un paradosso, ciò avviene proprio in relazione al numero crescente di opportunità professionali e personali che la società offre ma a fronte delle quali manca un’effettiva possibilità di realizzazione delle stesse (si pensi alle innumerevoli proposte formative tra cui i giovani si trovano a scegliere e alla difficoltà di reali sbocchi nel mondo lavorativo).

I due grandi problemi dell’ adolescenza sono: trovarsi un posto nella società e, allo stesso tempo, trovare se stessi. (Bruno Bettelheim)

Le ricerche esposte dalla professoressa Del Core, condotte mediante interviste, evidenziano come il “senso di identità” e il “senso della vita” tendano a sovrapporsi in questo periodo evolutivo in cui si affrontano cambiamenti generali riferibili sia alle relazioni con la famiglia e con tutto l’ambiente circostante, sia con l’immagine e l’idea che si ha di sé, sia ai propri progetti e ai propri valori. Il processo di rielaborazione dei valori è ancora limitato perché è ancora molto forte la dipendenza dalla famiglia e dai coetanei. Proprio in questi ultimi, gli adolescenti trovano un termine di confronto per sperimentare i cambiamenti in atto. L’educazione dovrebbe, secondo la Del Core, farsi carico di accompagnare gli adolescenti a realizzare una progettualità all’interno e nonostante la propria identità non ancora ben definita e un ambiente che non fornisce punti di riferimento certi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Allport, G.W. (1969). Psicologia della personalità. Roma: Las.
  • Del Core, P. (1990). Giovani, identità e senso di vita. Contributo sperimentale alla teoria motivazionale di V. Frankl. Palermo: Edi Oftes.
  • Erikson, E. (1995). Gioventù e crisi d'identità. Roma: Armando Editore.
  • Frankl, V.E. (1969). Fondamenti e applicazione della logoterapia. Torino: Sei Editrice.
  • Racchetti, G. (2005). Il genitore nascosto. Lo psicologo a scuola e la crisi di passaggio adolescenziale. Milano: Franco Angeli.
  • Winnicott, D.W. (1974). Gioco e realtà. Roma: Armando Editore.
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