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Facilitare la comprensione del testo in inglese senza ricorrere alla traduzione

La capacità di comprensione del testo è alla base dell'apprendimento di una lingua straniera ed esistono diverse strategie per facilitare tale processo

Di Claudia Adamo

Pubblicato il 19 Giu. 2019

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:30

Il processo di comprensione non equivale a quello di traduzione nell’apprendimento di una lingua straniera. Tradurre implica infatti la capacità di collegare due parole appartenenti a due diversi codici, comprendere invece consente di collegare una parola ed un concetto.

 

Una delle decisioni che si devono prendere quando si struttura un corso su una lingua straniera è come veicolare i messaggi in lingua agli alunni. Qui ci sono due scuole di pensiero che si contrappongono: coloro che reputano non ammissibile l’uso della lingua ponte, ovvero della traduzione, per facilitare la comprensione degli alunni, contro coloro che sostengono che i messaggi possano essere parzialmente tradotti per facilitare la comprensione da parte degli alunni.

La comprensione del testo è effettivamente un punto di grande importanza, ed è quindi normale che attorno ad esso si confrontino opinioni diverse. La comprensione del testo, orale o scritta, è la condicio sine qua non perché le informazioni siano ritenute. Non potremo apprendere efficacemente o acquisire una parola di cui non abbiamo compreso il significato, tantomeno sarà possibile incamerare alcune informazioni da un testo sostanzialmente incompreso.

L’importanza della comprensione nell’apprendimento di una lingua straniera

È stato proprio durante gli anni ’90, nell’ambito delle ricerche condotte nei Paesi bilingui (come ad esempio il Canada), che si è compresa appieno l’importanza della comprensione per l’acquisizione linguistica. Le ricerche hanno riscontrato che, immergendo semplicemente gli alunni in una lingua a loro non famigliare e quindi incomprensibile, in modo non strutturato, non si verificavano buoni progressi linguistici. L’esperimento consisteva nell’esporre ragazzi a lezioni non linguistiche (ma inerenti ad una materia curriculare) in una lingua non nota. L’esposizione era massiccia e consistente, tuttavia si riscontrò che gli alunni non miglioravano la loro conoscenza della lingua in modo davvero significativo, sicuramente meno di quanto ci si sarebbe attesi.

In altre parole, l’esposizione, pur massiva e continuativa, non bastava da sola a portare gli alunni ad essere fluenti o bilingui. Al contrario, migliori progressi sono stati riscontrati dove, accanto ad un’esposizione regolare, ci sia stata una strutturazione tale delle lezioni tale da permettere ai ragazzi di comprendere i contenuti.

Sia dal punto di vista dell’efficacia dell’insegnamento linguistico che dal punto di vista della motivazione, creare le condizioni per cui il discente capisca è davvero il primo obiettivo dell’insegnante.

Ma perché l’alunno capisca è necessario tradurre?

Io direi di no. La traduzione, ovvero collegare due parole (appartenenti a due diversi codici) è una cosa diversa dalla comprensione, per cui si collegano una parola ed un concetto. Si può comprendere, senza essere in grado di tradurre.

Ma ci sono differenze anche più sottili. In primo luogo, la traduzione è una operazione consapevole. Tipicamente, si traduce parola per parola, o almeno frase per frase. La comprensione, invece, può essere anche implicita e globale. Si può capire il contenuto, pur non essendo certi del significato delle singole parole.

Nel 1979 Oller ha introdotto il concetto di Expectancy Grammar come elemento che sta alla base dei processi di comprensione: la capacità di ipotizzare quello che verrà detto o scritto in un dato contesto.

Cosa permette di fare anticipazioni efficaci?

  • La consapevolezza situazionali (argomento, intenzioni dei parlanti…)
  • La ridondanza, ovvero supplementi di informazione reperibili nel contesto, nel cotesto e nel paratesto
  • La conoscenza del mondo, o enciclopedia

L’anticipazione è un meccanismo essenziale per il processo di comprensione, in lingua madre come in L2. Il nostro cervello raccoglie tutti gli elementi di cui dispone per fare ipotesi che lo aiutino ad orientarci nel testo, disambiguare omofoni, creare gerarchie e relazioni.

Mentre ascoltiamo o leggiamo, altre parole, il nostro cervello cerca di predire ciò che comparirà successivamente nel testo: è proprio questo il meccanismo di “capire”. Non solo riconosciamo le parole dalla loro forma globale (in lettura) o dall’incipit (in ascolto), ma cerchiamo anche di costruire anche il significato delle frasi prima di averne letto o ascoltato la conclusione. È grazie a queste operazioni inconsce di anticipazione che siamo in grado di sostenere la velocità di una conversazione e dare risposte in tempo reale.

È molto importante pianificare e strutturare con grande attenzione le condizioni di esposizione degli alunni alla lingua straniera, in modo da aiutarli a comprendere in modo almeno globale, senza avere bisogno della traduzione.

Se un bambino sa che tutto ciò che ascolta sarà tradotto, non farà lo sforzo di comprendere il messaggio direttamente in inglese: questo è assolutamente intuitivo. Ma il problema non è solo questo. La traduzione è di fatto l’aggiunta di un passaggio cognitivo innecessario (parola-parola), che media anziché puntare all’insorgenza spontanea della emersione del significato, ovvero corrispondenza cosa-parola.

In questo articolo parleremo di alcuni accorgimenti che possiamo adottare per aiutare i bambini ad anticipare e comprendere meglio i messaggi in L2, senza dovere ricorrere alla traduzione per arrivare a comprenderne il senso generale.

  • Dare informazioni aggiuntive

Facciamo un esempio che tutti hanno sperimentato: poniamo di guardare un film in inglese e accorgerci che non siamo in grado di capire quasi nulla. Nemmeno sentiamo le singole parole, ma a parte alcune che riusciamo ad isolare percepiamo una stringa di suoni in cui non riusciamo a distinguere dove iniziano e dove finiscono parole e frasi. Proviamo a vedere lo stesso film con i sottotitoli in lingua inglese… e notiamo che siamo in grado di riconoscere molto meglio le parole all’udito. Perché? Perché la lettura è stata più veloce dell’ascolto (questo capita agli adulti allenati di solito) quindi il cervello riconosce quello che sa già che dovrà arrivare.

Questo è un caso limite, proviamo a fare un altro esempio. Confrontiamo la visione di un notiziario radio (un testo di solito difficile) senza indicazioni, con un notiziario nel quale si vedano immagini e didascalie che spiegano di cosa sta parlando lo speaker. Noterete che comprendete molte più parole e frasi. È un po’ come muoversi in un luogo sconosciuto, ma con dei punti di riferimento.

Avete mai provato a leggere un brano senza alcuna informazione, e leggere lo stesso brano, di cui avete informazioni sul testo cui appartiene, sulle intenzioni dell’autore, sulla storia dei protagonisti etc.? A parità di competenza linguistica, la comprensione del medesimo testo sarà molto più facile nel secondo caso perché il cervello sulla base delle informazioni che ha potrà fare ipotesi in modo piu efficiente.

A livello di parlato, pensate quante informazioni traete dal tono di voce, la mimica, l’espressività (che vi danno info sulle intenzioni dell’autore!) .

La constatazione è sempre la medesima: avere informazioni contestuali, culturali, pragmatiche risulta molto facilitante per comprendere il testo senza avere bisogno di conoscere il significato di ogni parola.

  • Elicitazione

Si definiscono “elicitazione” tutte quelle attività volte a stimolare negli allievi l’anticipazione dei conteuti di un testo, portandoli a riflettere sugli elementi del “paratesto”: titoli, illustrazioni, didascalie, conoscenze sull’autore etc. L’elicitazione può passare anche dall’esplorazione delle parole chiave.

Partendo dalla focalizzazione delle parole chiave, l’alunno può facilmente “costruire” il significato del testo. Le parole chiave non devono necessariamente essere tradotte: possiamo fare arrivare al significato gli alunni, proponendo dei match parola-immagine o parola-definizione o proporre dei cloze (parole nel contesto, ove il contesto sono frasi semplici), ad esempio. Affrontare il testo con un mente le parole chiave è sicuramente un esempio di anticipazione che aiuta la comprensione.

3 passi per migliorare la comprensione del testo senza ricorrere alla traduzione

  1. Attività di prelettura

Prima di leggere o ascoltare il testo è molto consigliabile condurre delle attività preliminari, tra cui l’esplorazione delle parole chiave (elicitazione) e discussione del contesto e del paratesto. Osservate gli elementi che avete: illustrazioni, didascalie e titolo, esaminate le informazioni a disposizione sull’opera, sistematizzate ed esplorate il procedimento.

2. Guidare il processo di anticipazione

L’attivazione della expectancy grammar è strategica per l’imparare a imparare, poiché è la base di qualsiasi abilità ricettiva, trasversale a tutti i contesti comunicativi. In quanto tale, nonostante sia un procedimento inconscio, guidarlo in modo esplicito è utile per la definizione di strategie cognitive utili. Abituate i ragazzi a fare ipotesi, conducendo un percorso consapevole dei meccanismi inconsci che la mente attua quando ha a che fare con un testo.

3. Scaffolding

La nozione di scaffolding si basa sul concetto di sviluppo prossimale. La comprensione del testo si raggiunge costruendo gradualmente le attività preliminari che la compongono. Immaginate questo processo come una sequenza di testi graduati, dal più semplice al più difficile, ma anche come sequenza di supporti (dimostrazioni pratiche, esempi guidati, indizi) dati al “fare” dei ragazzi. L’impalcatura sarà più robusta all’inizio e poi si andrà gradualmente alleggerendo, mentre gli alunni acquisiscono le competenze e vanno verso l’autonomia.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Liss Kerstin Sylvén (2019). Investigating Content and Language Integrated Learning: Insight from Swedish High School. Ed. Multilingual Matters.
  • Bich Nguyen, Rhonda Oliver (2018). Teaching Young Second Language Learners: practice in different classroom contexts Routledge.
  • Ó Duibhir, Pádraig (2018). Immersion Education: Lessons from a Minority Language Context, Multilingual matters.
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