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Arrivederci Professore (2019). Johnny Depp nel ruolo del professore controcorrente e ribelle – Recensione del film

Arrivederci professore è un film che parla di malattia e fase terminale della vita attraverso una delle figure più amate del cinema: il professore ribelle

Di Gianluca Frazzoni

Pubblicato il 18 Giu. 2019

Aggiornato il 12 Lug. 2019 17:15

RECENSIONE DEL FILM CHE USCIRÀ NELLE SALE IL 20 GIUGNO 2019

Arrivederci professore è un film gradevole, dotato di alcuni spunti interessanti, che guida lo spettatore nell’esplorazione di un topos letterario eterno, trasversale alle culture: come affrontare la fine se si è perso troppo tempo quando si godeva di ottima salute?

 

In Arrivederci professore, Johnny Depp si cimenta in un ruolo già solcato da numerosi suoi colleghi e altrettanti autori cinematografici, la figura del professore alternativo, controcorrente, provocatoriamente ribelle.

Il modello primigenio e inarrivabile de “L’attimo fuggente” viene lambito da questo film che, in verità, prova ad affrontare altre tematiche, variando il motivo di base attraverso l’introduzione di un elemento più intimo, la malattia e la fase terminale della vita.

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La storia

A Richard viene diagnosticato un tumore incurabile, simultaneo alla scoperta del tradimento della moglie col preside della scuola. La reazione è un immediato collasso psichico seguito da sfoghi impulsivi a base di alcol e marijuana. Il corso di letteratura è però alle porte e il professore lo apre con una selezione naturale degli studenti in base agli scopi di vita: chi è disposto ad amare i libri anziché le loro finalità accademiche può rimanere, gli altri sono pregati di accomodarsi all’uscita. Le lezioni si svolgono al pub, in giardino, tra birre e discorsi sulle persone, sui loro vizi e le risorse da esplorare.

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Richard è un po’ affascinante un po’ cliché, la relazione con la moglie, all’oscuro della malattia, si trasforma in un concentrato di sincerità adolescenziale e trasgressività senile a suo modo intrigante. Non ha più senso, con la morte che incombe, aggrapparsi alle paure rendendole uno stile quotidiano, chiedersi cosa penserebbe la morale matrigna delle pratiche sessuali proibite dal codice scolastico, dei gesti provocatori tirati fuori tutti d’un fiato, degli slanci di autenticità non più repressi. La libertà della fine inoppugnabile, di un destino che elimina ciò che si aveva da perdere sostituendolo con ciò che si era sempre sognato di esprimere. La liberazione di accorgersi che il giudizio degli altri è solo un’opinione e non esistono azioni realmente definitive. Nulla è poi così grave dopo averlo fatto, nulla di compiuto assomiglia davvero a come lo si era immaginato.

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Arrivederci professore: tra creatività e retorica

Il pregio del film Arrivederci professore è anche il suo limite, spingersi su un terreno che dal creativo scivola nel retorico e viceversa. L’ossigeno conquistato nella salita finale assomiglia al vezzo di un bambinone, sebbene più di una volta le cadute di credibilità vengano compensate da un’ironia a tratti pure brillante. Il punto debole è semmai rappresentato dagli inni motivazionali sulla vita e sulla morte, in bilico tra Steve Jobs e i suoi vari epigoni. Forse da un mattatore come Johnny Depp è lecito aspettarsi qualcosa di più dannato, ma è indubbio che su un argomento così arato dai racconti umani il rischio di un pregiudizio (in)consapevole dello spettatore sia più di un’ipotesi.

Il topos letterario è eterno, trasversale alle culture: come affrontare la fine se si è perso troppo tempo quando si godeva di ottima salute? E quel tempo cosiddetto perso è stato realmente un’occasione mancata o è servito ad adattarsi a vincoli in parte ineludibili? Richard è disperato, una parte di lui non accetta la condanna e questo giova al film, al suo valore narrativo: il professore non è soltanto ciò che la gabbia della sceneggiatura richiede ma anche un uomo in conflitto che nell’epilogo già scritto non vede tanto una catarsi quanto un dramma da affrontare nel migliore dei modi.

Con l’amico talmente angosciato da avvicinarsi alla macchietta, la figlia omosessuale che in una parentesi tragicamente breve fa coming out incompresa dalla madre, viene lasciata dalla fidanzata e scopre di essere una futura orfana, insomma col suo passo ora zoppicante ora più spedito, Arrivederci professore è gradevole, dotato di alcuni spunti apprezzabili forse da sviluppare meglio. E se gli attuali prodotti hollywoodiani non si distinguono per originalità, in fondo non è colpa dei professori.

 

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