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Affrontare la morte di un caro amico: le variabili coinvolte nel processo di elaborazione del lutto

La morte di un caro amico ha un forte impatto sul nostro benessere psico-fisico, quali sono le variabili coinvolte nel processo di accettazione del lutto?

Di Gaia Butti

Pubblicato il 27 Mag. 2019

Nella maggior parte dei casi, il dolore è una risposta naturale al lutto, per questo di solito le persone si adattano alla loro perdita, ma il loro livello di adattamento e le corrispondenti risposte emotive, comportamentali, psicologiche e fisiche differiscono in base a molte variabili.

 

Ad esempio variano a seconda dell’età, dell’etnia, dei tratti di personalità, religiosità, resilienza, del supporto sociale e della relazione che avevano con il defunto. Gran parte della ricerca fatta finora sul lutto si è concentrata sulla morte di un parente di primo grado, spesso il coniuge.

Lutto: cosa accade quando perdiamo un caro amico

La letteratura mostra che le persone più giovani in lutto, di solito, presentano un dolore più pronunciato rispetto agli anziani, tuttavia gli anziani tendono a sperimentare una maggiore solitudine. Inoltre, la religione, generalmente, ha un impatto positivo sul dolore in quanto aiuta le persone a gestire gravi crisi come la morte, e di solito le comunità religiose forniscono spesso un supporto sociale per aiutare le persone a far fronte alla loro perdita.

I tratti della personalità svolgono un ruolo importante nel processo del lutto: chi ha un’autostima maggiore sarà capace di sopportare meglio lo stress, le emozioni positive aiutano gli individui a gestire l’ansia e la depressione derivanti dal lutto, chi ha un punteggio alto nel “nevroticismo” è solitamente più fragile e non si adatterà facilmente al lutto.

Per questo studio i ricercatori si sono voluti concentrare sulla morte degli amici, e non più sui famigliari, indagando le caratteristiche fisiche e psicologiche dei soggetti che avevano perso un amico, dal momento che si pensa che il trauma causato dalla morte di un amico intimo duri 4 volte di più. Lo studio, condotto dall’Australian National University (ANU), è stato pubblicato su Plos One.

Ogni qual volta si perde un caro amico è necessario riconoscere che vi è un tempo per poter piangere il proprio defunto, poiché questo è parte del processo del lutto.

La ricerca mostra come la morte di un amico intimo incida significativamente sul benessere fisico, psicologico e sociale di una persona, per un lasso di tempo fino a quattro anni. Al contrario studi precedenti, indicano come periodo circa 12 mesi.

Morte di un amico: uno studio longitudinale

Per lo studio si sono utilizzati i dati longitudinali di 26.515 australiani della Household, Income and Labour Dynamics in Australia Survey, di questi 9.586 avevano vissuto la morte di almeno un amico intimo.

I risultati mostrano che le persone che avevano subito un lutto di un amico e quelle non in lutto presentavano caratteristiche sociodemografiche molto diverse. Nello specifico le persone in lutto erano più anziane, meno istruite, più religiose, con risorse economiche precarie e livello di occupazione inferiore.

Emerge anche che chi era socialmente isolato, a seguito della perdita di un amico, soffriva di più provando un dolore maggiore che poteva durare anche per 4 anni.

Per quanto riguarda la differenza di genere le donne sono più predisposte a sviluppare sintomi depressivi in seguito a un lutto.

Concludendo il lutto porta spesso ad un disagio psicologico e le risposte degli amici al lutto sono influenzate dall’età della persona, dal genere, dalla religione, da fattori intrapersonali come la personalità e la salute mentale, nonostante fino ad oggi vi è stata una mancanza di dati solidi che dimostrano l’impatto della morte di un caro amico.

Lo studio presenta anche dei limiti, in particolare i risultati, basati su questionari autocompilati, potrebbero essere non del tutto veritieri, non si sa se la perdita subita sia semplice o complicata ed infine i dati non forniscono informazioni dettagliate sulla natura e le cause della morte che possono essere fattori di rischio importanti che guidano l’intensità del dolore.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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