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Corpo, immaginazione e cambiamento (2019) di G. Dimaggio, P. Ottavi, R. Popolo e G. Salvatore – Recensione del libro

Corpo, immaginazione e cambiamento è un libro che si trasforma rapidamente in risorse pratiche basate sui risultati di ricerca sulla relazione mente-corpo

Di Virginia Valentino

Pubblicato il 09 Mag. 2019

Aprile 2019. Nel bel mezzo della trepidante attesa dell’ultima stagione di Trono di Spade c’è un altro evento che scuote gli animi di noi giovani (e si spera anche meno giovani) terapeuti. Un testo, un manuale. Se ne sentiva il bisogno in giro.

 

Quindi lo abbiamo prima desiderato e poi atteso. Infine, eccolo qui. Corpo, immaginazione e cambiamento, per mano di Giancarlo Dimaggio, Paolo Ottavi, Raffaele Popolo e Giampaolo Salvatore: siamo in casa TMI.

Corpo, immaginazione e cambiamento: cosa offre il testo

L’introduzione è elegante, fine, stimolante. Cover arancione con due frecce gialle che in alcune condizioni di luce appaiono quasi fluorescenti. Sembrano, però, stare molto bene e fare pendant con il primo libro del 2013, completamente giallo. Appena mi addentro nelle prime righe già so cosa mi aspetta: pagine intense e fitte di informazioni. Un aggettivo che rende l’idea è: corposo. Chi ha studiato Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità (Dimaggio et al., 2013) sa bene a cosa mi riferisco. L’abbiamo letto più e più volte perché ad ogni nuova lettura emergeva un dettaglio in più.

Personalmente, credo di averlo studiato, per intero, almeno 5 volte. Corpo, immaginazione e cambiamento (Dimaggio et al., 2019) conferma questo stile e questa caratteristica, anzi, credo che superi il primo volume per densità di informazioni ma la quantità di casi clinici citati rende la lettura scorrevole e concreta perché ci catapulta immediatamente nel vivo delle situazioni che viviamo a studio. Si conferma un indice ordinato e schematico che aiuta non poco nell’organizzare mentalmente le informazioni.

Tornando all’osservazione iniziale cerchiamo di rispondere alla domanda: perché ne sentivamo il bisogno? Beh, probabilmente perché molte delle cose che si studiano, semplicemente, non funzionano nel 100% dei casi. Molti interventi evidence based sono utili in determinate condizioni ma possono perdere di efficacia con quei pazienti che hanno di base degli assetti di personalità problematici. Il punto di partenza di questo nuovo manuale è che gli schemi hanno una rappresentazione somatica, viscerale, corporea, oltre che cognitiva ed emotiva, che deve essere vista e considerata in quanto permette di accedere ad aspetti a volte rimossi della nostra storia di vita e di regolarli con un lavoro bottom-up. Vi è notevole accordo sul fatto che lavorare soltanto sugli aspetti semantici e cognitivi risulta limitante se non unito al lavoro sull’assetto emotivo e sui correlati somatici, sensoriali, automatici.

Corpo, immaginazione e cambiamento: si parte dalle basi TMI

Già la prima versione dell’albero decisionale ci aveva guidato in una concettualizzazione di sintomi e difficoltà relazionali che altri quadri teorici facevano in modo meno rigoroso. Ma l’aspetto più importante è che, ad oggi, la TMI diventa sì più sofisticata ed integrata con altri approcci però resta sempre profondamente attenta alla relazione terapeutica. Nessun aggiornamento snatura questo trattamento. In modo raffinato incorpora le tecniche immaginative, drammaturgiche e corporee e restituisce a noi terapeuti un patrimonio ricco di riflessioni, certamente, ma soprattutto di mezzi utili e sfruttabili in ogni secondo delle nostre sedute. La procedura decisionale, nelle sue due macro componenti (la formulazione condivisa del funzionamento e la promozione del cambiamento) abbraccia le tecniche precedentemente citate in ogni fase della terapia a seconda degli scopi, sia se ad esempio siamo nel pieno dell’assessment che, proprio per questo lo chiameremo “dinamico”, sia se vogliamo favorire la metacognizione del paziente piuttosto che prepararlo alle attivazioni ed esposizioni comportamentali. Inoltre, ci vengono in aiuto le tecniche attentive o di mindfulness per un lavoro specifico sulla regolazione emotiva e del pensiero ripetitivo interpersonale.

Nella primissima parte del testo vengono ripresi i temi centrali del precedente manuale ma possiamo ritrovare un approfondimento ad esempio sugli schemi di coping (quelli con sostituzione del wish o con il mantenimento di quest’ultimo ma con la modifica della procedura “se…allora”), che molto spesso vengono confusi con quelli primari, compiendo un errore di non poco conto, sottolineando che i coping hanno una componente procedurale, somatica, incarnata che li rende, spesso, attivabili senza averne consapevolezza. Sono, infatti, egosintonici. Vedremo, inoltre, come coping e autoregolazione emotiva, per certi versi, possono essere considerati sinonimi. Giungiamo quindi ad un modello del disturbo di personalità che comprende il ruolo degli aspetti procedurali/automatici degli schemi e del pensiero ripetitivo che, insieme ai cicli interpersonali e alle disfunzioni metacognitive, creano e alimentano continuamente sofferenza e sintomatologia. È proprio a causa delle scarse competenze metacognitive che spesso i pazienti vivono l’arousal, l’attivazione fisiologica e corporea, come indifferenziata e non riescono a gestirla se non attivando coping schema correlati e cicli disfunzionali. Questa volta, però, a fare da sfondo, compare l’immagine positiva e sana dell’individuo che viene vista e sollecitata quanto prima, magari già nelle primissime sedute se vi sono le condizioni.

Corpo, immaginazione e cambiamento: le tecniche per la psicoterapia

Mi sono chiesta come avrei potuto ridurre in due pagine quello che ho letto in 400. Ci ho provato, focalizzandomi soprattutto sulla ricaduta pratica dei contenuti. Molto spesso leggiamo di teoria, di cosa si potrebbe fare mentre in Corpo, immaginazione e cambiamento è tutto contestualizzato, incorniciato nelle rispettive caselle teoriche (le referenze sono aggiornatissime) così da comprendere la ratio alla base di questo tipo di interventi. Nella seconda parte del testo, veniamo letteralmente accompagnati per mano nella procedura, con tanto di attenzione ad eventuali intoppi, rischi o difficoltà. Come ci potevamo aspettare, vi è sempre una marcata attenzione alla posizione interna del terapeuta e alla relazione terapeutica. Ogni tecnica è descritta minuziosamente. Prima quelle immaginative. Poi quelle drammaturgiche (gioco delle due sedie, role play ed enactment). Infine quelle corporee. Trasversalmente, si può capire come strutturare un rescripting, come favorire la regolazione con tecniche attentive (rimodulazione dell’attenzione, scomposizione dello spazio attentivo per la ruminazione e regolazione dinamica per il rimuginio) e come sviluppare l’esplorazione e l’attivazione comportamentale. Infine è descritto il Metacognitive Interpersonal Mindfulness-Based Training (MIMBT) e la Terapia metacognitiva interpersonale di gruppo (TMI-G).

Si potrà poi capire quando è più utile applicare una tecnica piuttosto che un’altra ed in che modo, in base agli scopi, alle fasi della terapia ed alle capacità metacognitive del paziente. Vedremo come raggirare eventuali ostacoli e come verificare le condizioni preliminari. Non per ultimo, come capire se hanno sortito effetto o meno. Nel fare questo incontreremo vari casi clinici, storie, età, sintomi diversi che evolvono verso la consapevolezza ed il cambiamento. Mi piace riassumere questo concetto utilizzando la prima e l’ultima frase del testo:

la vita scrive segni sul corpo oltre che nella psiche…

…sperimentare stati del corpo in cui si lascia la sofferenza alle spalle.

Siamo psicoterapeuti immersi in una generazione in cui la psicoterapia evolve e prende forme nuove molto rapidamente. Io sono orgogliosa di appartenere alla categoria di psicologi che si interroga e si chiede il perché continuamente; in quanto tali, coltiviamo gli aspetti più intellettuali del nostro lavoro, leggiamo, scriviamo, sperimentiamo e ci mettiamo in discussione. Corpo, immaginazione e cambiamento rispecchia a pieno quest’epoca ed è stimolante per davvero. È quel libro da tenere sempre a portata di mano e da trasformare rapidamente in risorse pratiche. È un mix di innovazione e studio, di anni di ricerca sulla relazione mente-corpo. In parallelo a quello che la ricerca ci offre, la psicoterapia non poteva non tenerne conto e per forza di cose, si rimodella continuamente. Noi dovremmo farlo insieme ad essa. Ora il bello sarà ricordaci di inserire la referenza aggiornata nelle cose che scriviamo: Dimaggio et al., 2019.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R., Salvatore, G. (2013). Terapia metacognitiva interpersonale. Raffaello Cortina Editore.
  • Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019). Corpo, immaginazione e cambiamento. Raffaello Cortina Editore.
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