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Lettera aperta al mio corpo. Finalmente ti voglio bene.

E. I. è una donna di quasi 40 anni ma ha iniziato a controllare ossessivamente il suo corpo prima ancora di compierne 20 quando ha deciso di liberarsi di quei chili di troppo che immaginava fossero alla base della sua percezione di inadeguatezza.
 È lei stessa a raccontare dopo 3 anni di psicoterapia ciò che è cambiato.

Di Guest

Pubblicato il 31 Lug. 2018

Si dice che la psicoterapia è il percorso dei coraggiosi, di chi ha voglia di guardarsi dentro, di guardare in faccia le proprie paure ed insicurezze più profonde.. è un percorso faticoso, lungo e tortuoso ma che porta poi ad una vera e propria rinascita che con gratitudine e felicità condivisa è bello ascoltare quando ci viene raccontata dai nostri pazienti.

 

Oggi E. I. è una donna di quasi 40 anni ma ha iniziato a controllare ossessivamente il suo corpo prima ancora di compierne 20, quando ha deciso di liberarsi di quei chili di troppo che immaginava fossero alla base della sua percezione di inadeguatezza.
 Solo recentemente, dopo 3 anni di psicoterapia resi possibili dal giusto mix di curiosità e forza di volontà, E. I. ha capito che il suo corpo di bambina e poi di ragazza mangiava in eccesso per proteggerla da pericoli e dolori più grandi. E. I. sta quindi gradualmente imparando a volergli bene, liberandolo dal controllo e concedendogli quel diritto di parola necessario per comprendere chi è lei e cosa le piace fare.
 Oggi E. I. è un’appassionata  escursionista e un’esploratrice che sta restituendo al suo corpo la funzione di bussola che gli ha negato per la maggior parte della sua vita.

Siccome ha riscoperto anche la passione per la scrittura, lo racconta in questa lettera scritta proprio al suo corpo. 

Ilaria Cosimetti

 

Caro Corpo,

innanzitutto voglio dirti che ti voglio bene. Che ti sento mio e che non voglio essere in nessun altro corpo se non in te. Una dichiarazione d’amore in grande stile in poche parole. Non sei perfetto, ma abbiamo lasciato per troppo tempo il permesso che altri sottolineassero la tua imperfezione; è ora che riprendiamo la consapevolezza del tuo valore.

È una bugia dirti che ti ho sempre voluto bene. Ti ho odiato. Ti ho disprezzato. Ho tentato di distruggerti in ogni modo. Con la mia rabbia, con il cibo, con l’allenamento, con la mia disperazione, con la mia malattia.

E tu, caro Corpo, sei sempre risorto e mi hai sempre urlato in faccia che tu volevi vivere, che tu esistevi. Ti ho fatto ammalare eppure tu, anziché ribellarti, mi hai perdonato e mi consenti una seconda possibilità. La possibilità di vivere le mie passioni e di fare tutto ciò che amo.

Oso dire che, a dispetto di tutto quanto ti è stato detto quando eri piccino e di quanto ti ho detto io una volta cresciuta, sei davvero forte, più forte di quanto avessi mai immaginato. Dopo tutto quello che ti ho fatto passare ti sottopongo ad altre fatiche: camminate, peso dello zaino, alzate all’alba ecc… 
E tu mi segui, ti spingi oltre i tuoi limiti, oltre a quanto ti ho fatto ammalare.

Ti voglio ringraziare. Sappi che tutte queste fatiche vengono dall’amore, dalla gioia, dalla felicità, dalla pace. Non aver più paura, lasciati andare. Nessuno ti farà più del male. Nemmeno io. Desidero che tu sia libero di essere quello che sei. Sai che ti controllo un po’ ancora ma ti voglio bene e sono pronta ad ascoltarti e a mollare il colpo se ti sento borbottare. Mi raccomando tu borbotta se faccio qualcosa che non ti piace. Io sono qui e ci sono per te, come mai prima d’ora.

Ti voglio bene corpo mio, grazie per tutta la tua forza, determinazione, energia. Grazie per tutte le camminate ed avventure, per le uova con speck e patate ed i grappini che hai ingurgitato senza fiatare… eh lo so che erano proprio buoni. Grazie di aver resistito con convinzione al freddo dei 3000 metri, di aver folleggiato sull’altalena in mezzo ai monti, di aver sopportato bene il poco sonno e le poche comodità.

Ti svelo anche un segreto: ti ricordi che le gambe non mi piacevano per nulla perché erano belle “strutturate”. Persino quando sono stata anoressica le vedevo grasse. Ora io le amo perché grazie alla loro struttura sono forti e fanno di me una camminatrice di tutto rispetto. Vanno bene così. Andiamo bene così. Dobbiamo imparare a non continuare a valutarci. Ci hanno e ci siamo valutati e misurati abbastanza. Viviamo e lasciamo che sia.

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