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L’attenzione come antidoto alle Fake News

Secondo Giuseppe Riva, tra i massimi esperti italiani in materia di fake news, queste notizie agiscono in particolare sulle emozioni e sull'attenzione.

Di Federica Fiorilli

Pubblicato il 11 Apr. 2019

Le fake news, più comunemente chiamate bufale, sono notizie volutamente inventate il cui intento è quello di danneggiare e/o screditare un individuo (o gruppi di individui) per fini molto spesso di natura politica, ma non solo. 

 

Oggi stiamo assistendo a una crescita esponenziale di queste notizie false, la cui paternità si deve per la maggior parte a profili anonimi anch’essi fasulli (i cosiddetti troll) che proliferano in rete indisturbati, causando accese discussioni sui social network e manipolando le opinioni degli altri utenti. È il web infatti il luogo di elezione in cui le fake news trovano il canale più semplice e veloce tramite cui diffondersi a macchia d’olio.

Tale è la portata del fenomeno in questione che molti studiosi hanno ormai da tempo sentito la necessità di comprendere le dinamiche con cui si generano e diffondono le notizie false, facendo luce sui meccanismi della rete (e in particolare delle piattaforme social) che veicolano questi processi di mantenimento e condivisione di materiale non veritiero.

Uno dei massimi esperiti italiani in materia è il professor Giuseppe Riva il quale in uno dei suoi recenti libri (Riva, 2018) descrive le principali proprietà delle fake news, ovvero le caratteristiche delle bufale online che permettono uno spargimento di disinformazione mai visto prima, aumentando quindi la probabilità che altri utenti non solo le prendano per notizie autentiche ma vengano spinti a condividerle a loro volta sui propri profili social, convinti della veridicità dei contenuti.

Caratteristiche delle Fake News

Tra le peculiarità di una fake news c’è la capacità di innescare una forte risposta emotiva nel lettore, in particolare sdegno e rabbia che possono offuscare la riflessione e motivare il soggetto (in balia della forte emotività) a partecipare attivamente alla loro diffusione attraverso la condivisione. Non a caso esse vengono create ad hoc per specifici gruppi di utenti in modo da far leva su sentimenti negativi verso tematiche per loro significative, spesso introducendo contenuti falsi a fatti realmente accaduti per rendere attendibile l’informazione (quindi non inventando di sana pianta notizie strambe che farebbero fatica a sembrare credibili, ma introducendo contenuti francamente distorti).

Le fake news inoltre vengono rese virali attraverso l’uso di programmi informatici (i bot) che hanno il compito di condividerle in automatico al fine di attribuire loro più popolarità e farle quindi apparire nelle bacheche di un numero cospicuo di persone. Altra caratteristiche distintiva è quella di essere create in un formato multimediale, in particolare immagini visive e testi sovrapposti, che permettono una visualizzazione rapida senza la necessità di prestare molta attenzione; a renderle ulteriormente credibili è la formattazione del testo o il plagio di indirizzi di siti di notizie, ovvero vengono scritte con una grafia simile a quella utilizzata da giornali online accreditati, sostituendo dettagli impercettibili per il lettore disattento.

Fake News: Emozione e Attenzione

Da questa breve sintesi si delineano due concetti cari alle neuroscienze: emozione e attenzione.

Per quanto riguarda il primo concetto, l’emozione, oltre ad essere una reazione fisiologica a un evento (che può essere interno come ad esempio un pensiero o un ricordo, o esterno ovvero ciò che accade al soggetto, un fatto verso cui ha una reazione emotiva), ha un’importante funzione adattiva e rappresenta una fonte essenziale di informazione su di sé e sugli altri, sui significati che attribuiamo agli eventi (ripeto: interni o esterni) e sulle motivazioni sottostanti i nostri comportamenti. Il sistema limbico, deputato all’elaborazione dell’informazione emotiva, e le aree corticali superiori ad esso collegate permettono un’attribuzione di significato all’emozione esperita, la quale guida il soggetto verso comportamenti orientati a uno scopo. Ecco perché l’emozione diventa bersaglio e allo stesso tempo mezzo attraverso cui diffondere fake news: “colpire” l’emotività del soggetto-utente, evocando rabbia e disprezzo verso un fatto o individui/gruppi, aumenta la probabilità di motivarlo alla condivisione della notizia causa di sdegno, creando le condizioni ideali per il propagarsi nella rete dell’informazione distorta che acquisterà popolarità e quindi più visualizzazioni (e ri-condivisioni da parte di altri utenti, in un processo inarrestabile).

Il secondo concetto, l’attenzione, rappresenta la vittima prediletta dalle fake news. Innanzitutto, come spiega Riva, negli ultimi anni si è assistito a un calo disastroso dell’attenzione per i contenuti digitali, passando da una media di 12 secondi a quella di 8, per cui i creatori di bufale trovano condizioni eccellenti per il loro lavoro: gli utenti passano in rassegna una quantità enorme di informazioni (post, foto, video, notizie), scorrendo velocemente pagine e pagine senza prestare la dovuta attenzione ai contenuti, guidati più dall’impatto visivo ed emotivo che dalla sostanza del materiale online. Insomma, tanta emotività, tanti automatismi e poca attenzione e quindi scarsissima riflessione. Come osserva Matteo Grandi (2017) “La velocità sottrae tempo alla riflessione”, riflessione intesa come prodotto di processi di elaborazione lenti che consentono un’analisi più accurata e meno istintiva: si può raggiungere così una conoscenza approfondita e di conseguenza una capacità di scelta nettamente più consapevole. L’attenzione infatti è una funzione imprescindibile per la coordinazione di tutta una serie di attività del nostro cervello, in particolare le funzioni esecutive (con sede nei lobi frontali) tra cui processo decisionale, controllo dell’impulsività, memoria di lavoro, più in generale strategie di problem solving. L’importanza dell’attenzione è dunque facilmente intuibile ed è per questo che chi crea fake news, con l’intento di disinformare e confondere gli utenti, approfitta del calo attentivo riscontrabile oggi nella popolazione generale per promuovere la menzogna.

In conclusione, sebbene il fenomeno delle fake news sia di difficilissima gestione, per la velocità e l’incontrollabilità con cui le bufale prosperano per mezzo dei canale digitali, un primo passo per difenderci dalla disinformazione è quello di recuperare la nostra attenzione affievolita, allenandola e rafforzandola attraverso un sano esercizio di riflessione, consapevolezza e pensiero critico.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Grandi, M. (2017). Far Web. Odio, bufale, bullismo. Il lato oscuro del web. Rizzoli.
  • Riva, G. (2018). Fake news. Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità. Il Mulino.
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