Non sempre è chiaro se ansia e depressione siano una conseguenza allo stress psicologico dato dal vivere con disturbi infiammatori cronici oppure una reazione derivante da un’alterazione funzionale e/o strutturale del cervello. Alcuni ricercatori hanno cercato di rispondere a questo dubbio arrivando ad alcuni risultati molto interessanti.
Sentiamo parlare spesso della correlazione fra disturbi infiammatori cronici e disturbi mentali, ma le evidenze in merito a questa associazione sono ancora inconsistenti. Il dubbio che accomuna i ricercatori è se disturbi mentali, quali in particolare disturbi d’ansia o depressione, possano essere una conseguenza allo stress psicologico dato dal vivere con un’infiammazione cronica, piuttosto che una reazione derivante da un’alterazione funzionale e/o strutturale del cervello.
In letteratura vi sono vari esempi di come una disregolazione della risposta infiammatoria si traduca in un cambiamento a livello neuroendocrino, legato a disturbi psichiatrici. Alexandru Dregan e colleghi (2019) hanno contribuito a rispondere a questa annosa questione analizzando come ansia e depressione si manifestino, nell’ambito di sette diversi disturbi infiammatori (artrite reumatoide, psoriasi, spondilite anchilosante, colite ulcerosa, morbo di Crohn, vasculite sistematica e lupus eritematoso sistemico), in un ampio campione di persone 538,707 fra pazienti e controlli.
Risultati dello studio e prospettive future
I risultati mostrano un aumento generale del rischio di soffrire di ansia e depressione del 16% nei pazienti che soffrono di disturbi infiammatori cronici rispetto ai controlli ma, quando l’onset del disturbo infiammatorio è collocabile prima dei 40 anni, il tasso di comorbilità sale al 71%. Vi sarebbe quindi una stretta relazione fra l’età in cui si è contratta l’infezione e l’incidenza di ansia e depressione.
Questi risultati, benché non dimostrino definitivamente una relazione causale fra queste due classi di disturbi, suggeriscono sicuramente la necessità di porre un’attenzione particolare a queste categorie diagnostiche. L’incidenza maggiore è stata osservata nei casi più gravi di psoriasi, seguiti dal morbo di Crohn e poi dalla spondilite anchilosante.
Questa ricerca potrebbe dunque porre le basi per l’inserimento di nuovi approcci preventivi e terapeutici mirati a quei pazienti che, in particolare, abbiano avuto una storia di malattie infettive con insorgenza precoce, ponendo l’accento ancora una volta sull’importanza di una presa in carico multidisciplinare del paziente.