Diversi studiosi trattano il complesso fenomeno del percepire, non tanto come un insieme di sensazioni, fruite passivamente, che vengono poi influenzate dall’elaborazione cognitiva, ma piuttosto come la capacità di cogliere attivamente informazioni rilevanti dal flusso continuo di dati in cui siamo immersi.
Non si parla di sensi in questo caso, ma di un sistema percettivo atto a mediare le interazioni con l’ambiente.
Allucinazioni: scherzi del nostro processo percettivo?
Ad esempio, anche se le immagini sulla nostra retina sono in due dimensioni, è grazie alla conoscenza del concetto di profondità, intrinseco nel percepirci come osservatori, che possiamo fruire la tridimensionalità. La trasduzione di segnali sensoriali in informazioni che ci permettono di comprendere il mondo è un processo di elaborazione. Perché noi possiamo percepire è necessario che l’oggetto sui cui poniamo la nostra attenzione venga “prodotto” dalla nostra mente. Questo processo può essere indotto anche in assenza di stimoli, come nel caso delle allucinazioni, ma le modalità con cui questo accade non sono ancora del tutto chiare.
I fenomeni allucinatori vengono da anni studiati, non solo per aiutare i pazienti con questo tipo di sintomatologia, ma in generale poiché forniscono un importante punto di vista sui meccanismi che sottendono la percezione.
Allucinazioni: gli studi che ne propongono una spiegazione
Una nuova ricerca sul modello animale (Michaiel, Parker, & Niell, 2019) ha fornito nuovi insight relativamente a questi processi. I ricercatori, attraverso l’inoculazione di un potente allucinogeno, il 2,5-Dimetossi-4-iodanfetamina (DOI), hanno potuto studiare come il processamento visivo del topo viene alterato dalle allucinazioni. Questa sostanza è un agonista selettivo dei recettori 5-HT2A, la cui attività alterata è infatti implicata nelle allucinazioni sensoriali. Utilizzando registrazioni di risposta elettrofisiologica di neuroni singoli, tecniche di imaging ad ampio spettro e la visualizzazione delle concentrazioni di calcio extracellulare è stato possibile studiare questi fenomeni su più livelli.
Nonostante non vi siano differenze fra cavie e controlli nelle proprietà di tuning neurale di base, e quindi nella codifica dello stimolo visivo sulla corteccia visiva primaria, i risultati mostrano come vi sia un’alterata integrazione a valle di questo processo. La somministrazione di DOI altera il controllo automatico del guadagno dei neuroni, ovvero la regolazione dell’ampiezza di un segnale in ricezione atta ad evitare fenomeni di distorsione a causa della troppa forza o debolezza. Questa disregolazione porta ad una comunicazione ridotta fra i neuroni delle aree del cervello responsabili della fruizione delle informazioni visive.
Lo studio porta nuove evidenze sul fatto che sia un ridotto processamento bottom-up dell’informazione a causare le allucinazioni, evidenziando il ruolo dei recettori 5-HT2A nel sistema percettivo che collega inestricabilmente il mondo esterno alla coscienza.