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L’insorgenza di psicosi nei pazienti con ADHD a seguito dell’assunzione di anfetamine e metilfenidato

L'assunzione di farmaci psicostimanti in pazienti ADHD sembra associato ad un rischio maggiore di psicosi, con un'incidenza pari a 1 su 600 pazienti.

Di Gaia Butti

Pubblicato il 11 Apr. 2019

Aggiornato il 17 Apr. 2019 14:00

Il trattamento indicato per la cura del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è l’uso di farmaci psicostimolanti, la cui prescrizione è notevolmente aumentata negli ultimi anni, insieme tuttavia anche ai casi di psicosi e sintomi psicotici.

 

L’ ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) rientra nella categoria dei disturbi del neurosviluppo, gruppo di condizioni che esordiscono nel periodo dello sviluppo e si caratterizzano per un deficit che causa una compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo.

L’ ADHD è caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. Nella fascia della fanciullezza l’ ADHD causa una compromissione del funzionamento in ambito sociale, scolastico e lavorativo, tali difficoltà permangono in età adulta. La presenza di ADHD è stimata in circa il 5% dei bambini ed il 2,5% degli adulti.

Oggi, il trattamento indicato per la cura del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è la somministrazione di farmaci psicostimolanti, che agiscono stimolando il sistema nervoso centrale; tra questi farmaci rientrano le anfetamine (l’Adderal o il Vyvanse,) e il metilfenidato (il Ritalin o il Concerta); negli ultimi anni si è registrato un forte aumento in merito alle prescrizioni di tali farmaci e in alcuni casi la comparsa di sintomi psicotici. Proprio per questo, nel 2007, la Food and Drug Administration ha imposto modifiche alle etichette dei farmaci psicostimolanti. Non è ancora stato studiato approfonditamente se il rischio di psicosi negli adolescenti e nei giovani adulti con ADHD differisca a seconda del tipo di psicostimolanti assunti. Inoltre, non vi sono molte ricerche che mettono a confronto i profili di sicurezza legati all’assunzione di anfetamine e di metilfenidato, nonostante il loro uso crescente.

Per questo motivo, un recente studio condotto da alcuni ricercatori del McLean Hospital e della Harvard Medical School, e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha cercato di comprendere meglio il profilo di sicurezza dei farmaci psicostimolanti prescritti per il trattamento dell’ADHD per consentire ai medici di valutare meglio rischi e benefici della loro prescrizione.

Lo studio

Per quanto riguarda il campione dello studio, i ricercatori hanno utilizzato due database riguardanti le richieste di risarcimento assicurativo. I ricercatori hanno deciso di servirsi di questo database per far sì che i dati fossero più attinenti possibili alla realtà. I partecipanti allo studio avevano un’età compresa tra i 13 e i 25 anni, avevano ricevuto una diagnosi di ADHD e avevano iniziato ad assumere psicostimolanti (metilfenidato o anfetamine) tra il 1° gennaio 2004 e il 30 settembre 2015.

In totale sono stati valutati 337.919 soggetti, sia adolescenti che giovani adulti, ma sono poi stati inclusi nello studio solo 221.846 pazienti in quanto rispettavano i criteri di selezione di cui sopra. Dei soggetti che hanno preso parte alla ricerca, metà di loro aveva assunto metilfenidato mentre l’altra metà anfetamine. Durante i follow up sono stati registrati 343 episodi di psicosi (2.4 per 1000 persone l’anno), di cui 106 episodi nei soggetti che assumevano metilfenidato (0.10%), mentre 237 episodi in quelli che assumevano anfetamine (0.21%).

Riassumendo circa 1 su 660 pazienti diagnosticati ADHD e trattati con farmaci (metilfenidato o anfetamine) può andare incontro a sintomi psicotici. Inoltre, dai risultati si evince che l’uso di anfetamine è associato ad un rischio maggiore di psicosi rispetto al metilfenidato. Ai soggetti, a cui veniva diagnosticata la psicosi, è stato prescritto un farmaco antipsicotico durante i primi 60 giorni dopo la data di insorgenza della psicosi.

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