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Lettera aperta del CIPA per contrastare il clima di intolleranza e disumanità che si sta diffondendo nel nostro Paese – Comunicato stampa

Anche il CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) si schiera a favore dei valori dell’accoglienza e dell’integrazione nella pratica psicoterapeutica.

Di Redazione

Pubblicato il 20 Mar. 2019

Aggiornato il 16 Gen. 2021 21:00

Noi soci del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), nel firmare questo appello, vogliamo esprimere con spirito unitario la nostra profonda preoccupazione per il clima di intolleranza e disumanità che si sta diffondendo nel nostro paese, in particolare dopo l’emanazione del “Decreto Sicurezza”.

 

Nel condividere appieno le lettere già inviate sulla questione dei migranti dai colleghi della SPI, dell’AIPA e dell’ARPA al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, vogliamo proporre a tutti i colleghi che lavorano con il disagio mentale di organizzare una manifestazione comune per costituire un movimento d’opinione che sostenga con forza i valori dell’accoglienza e dell’integrazione, proprio come principi cardine della nostra pratica psicoterapeutica, nonché della salute psichica e della vita sociale.

Come recita l’art.2 dello Statuto dell’International Association for Analytical Psychology:

Le Società appartenenti alla IAAP si impegnano a seguire una politica di non discriminazione in base alla razza, alla religione, all’origine etnica, al sesso e all’orientamento sessuale. Tale atteggiamento verrà mantenuto in tutte le attività dei Gruppi IAAP quali l’ammissione di membri alle associazioni, nel training e nei confronti del pubblico invitato ad intervenire alle manifestazioni promosse dalle varie società.

Collegare il problema della sicurezza con l’immigrazione è sbagliato e pericoloso. Perché riduce a tema di ordine pubblico un fenomeno geopolitico di portata storica, figlio di emarginazione, barbarie umana, economica e sociale. Perché annulla la sofferenza di migliaia di esseri umani costretti a fuggire da realtà di morte, tortura, miseria.

Perché, additando un nemico nel diverso, diffonde una cultura razzista e xenofoba, che si incunea nello spaesamento, nello sconcerto, nella paura delle popolazioni occidentali.

Perché dà una risposta sbagliata e riduttiva a un problema vero e complesso.

Perché la sicurezza si costruisce con politiche di accoglienza e integrazione, che valorizzino le singole individualità, che facciano vivere nel tessuto della società il valore dello scambio e del multiculturalismo.

Il nostro lavoro quotidiano ci porta continuamente a misurarci con angosce, paure, sofferenze che sono anche figlie di un clima culturale spaventoso e spaventante. Le conseguenze di questo clima non ricadono soltanto sulle vittime di atteggiamenti razzisti e xenofobi, ma sull’intera nostra società, che rischia di impoverirsi dei valori apportati dal confronto con l’altro e di rifiutare la capacità umana di riconoscere e di avere a che fare con la sofferenza, con il conseguente rischio di generare una società psicopatica, paranoica e autoritaria.

La nostra associazione si è già espressa sui valori dell’accoglienza nello scorso congresso nazionale (Roma 2016) e riaffronterà l’argomento nel prossimo congresso nazionale (Milano 2020), oltreché in diversi seminari tenuti nell’Istituto Meridionale.

Pensiamo che sia però necessario, in un momento così difficile per la cultura e la vita democratica, che tutti coloro che comprendono il valore dell’accoglienza e dell’integrazione per la tutela della salute psichica, individuale e collettiva, si
uniscano per un’azione forte ed efficace nell’organizzazione insieme di iniziative pubbliche di confronto, discussione e testimonianza.

 

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