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Tempo di qualità. Come aiutare i bambini a superare il trauma del divorzio dei genitori (2009) – Recensione del libro

Tempo di qualità è un libro che non insegna come vincere un divorzio, ma come usare le risorse personali per garantire la salute psichica dei figli.

Di Massimo Zedda

Pubblicato il 13 Feb. 2019

Dopo il successo riscontrato nella prima edizione, Tempo di qualità si rinnova nella veste aggiornata attuale che, come la precedente, non ha l’intento di essere un antidoto alla rottura del legame coniugale. Sarebbe cupa la vita in un matrimonio in assenza di amore, alimentato da litigi di varie proporzioni.

 

Lo scopo del libro Tempo di qualità è chiaro: l’interesse a porre in primo piano la salute dei figli, aspetto essenziale all’interno del vortice di rabbia, dolore e caos emotivo rappresentato talvolta dal divorzio dei genitori (non sempre, sicuramente spesso).

La lettura accompagna la riflessione in modo attivo, volontario, naturale. L’autore ha inserito specifiche domande aperte alla fine dei paragrafi, sono rivolte ai vari attori coinvolti nella separazione: i coniugi. Domande senza risposta scritta; non c’è risposta giusta o sbagliata ma quella pensata dal lettore dove, attraverso esse, si attiverà il processo di comprensione delle proprie dinamiche interne e interpersonali, orientando i protagonisti sul viale delle migliori condizioni per i figli e per sé (e l’altro da sé).

Lasciare andare la rabbia e il dolore del divorzio

Tempo di qualità è un manuale scorrevole, in cui Melvin G. Goldzband con la penna ci regala anni di esperienza come psichiatra statunitense a contatto con situazioni difficili; tratta argomenti complicati, con sintassi leggera e semantica ricca, raggiungibili da chiunque viva emozioni, che difficilmente aprono alla lettura complicata e riflessiva. L’autore usa la modestia che lo caratterizza valorizzando i suoi insegnamenti esperienziali attraverso la validazione scientifica: riferimenti a studiosi di alto livello e anni di lavoro nel contesto delle separazioni, accompagnano insieme i coniugi nel tentativo di abbandonare la loro battaglia per il bene dei figli. Il testo, con la sua proposta a più occhi e in alcuni casi pluridisciplinare, si distingue da coloro che innalzano il livello di scontro tra i coniugi, credendo così di portare maggior beneficio ai figli.

Dall’analisi più approfondita di quanto sia penoso il processo per la custodia dei figli si giunge a comprendere che il peso emotivo sensibilizza altri attori oltre ai coniugi. Molti avvocati divorzisti rifiutano casi in cui sia coinvolto un minore, così come alcuni giudici chiedono il trasferimento a seguito della gravosità dello stress vissuto nelle cause di affidamento; trasferimento che prevede esperienze diverse, ma anche di occuparsi di casi di omicidio, violenza carnale, questioni queste reputate più semplici.

Ecco allora come astenersi dalla regressione all’odio e vendetta, tradotti spesso in battaglie legali per ottenere l’affidamento dei figli, vissute però da essi in modo estremamente negativo. Tempo di qualità è un libro che non insegna come vincere una causa di divorzio o come ottenere con più facilità l’affidamento, ma come riconoscere e incanalare le risorse personali eventualmente assegnate alla battaglia verso qualcosa di più costruttivo per la salute psichica dei figli. Gli unici a cui si deve pensare.

Il benessere dei figli prima di tutto

Filo conduttore del testo e lente di ingrandimento sotto la quale si cerca di guardare alle vicende durante tutte le fasi della separazione dei genitori è il punto di vista dei figli, concetto ripreso e ripetuto più volte nel libro.

Secondo l’autore, è inoltre auspicabile che la decisione dell’affidamento sia presa al di fuori delle porte del tribunale, in quel contesto agile e ricco di alternative fornito dai genitori, luogo che si sviluppa se essi consensualmente mettono da parte odio e rancori al fine di agevolare lo sviluppo psicologico del figlio.

Come afferma il Prof. Glenn H. Miller, “l’interesse psicologico migliore per il bambino non corrisponde al miglior interesse legale” qualora i coniugi continueranno a fare i genitori, farlo per sempre, pur non essendo marito e moglie, o peggio ancora, combattenti in una guerra con un solo perdente. Per ottenere tale risultato è necessario insegnare ai genitori come prendere consapevolezza del vero interesse psicologico ed emozionale dei figli. Non meno importante risulta il sistema motivazionale interpersonale dei coniugi, difatti “il pericolo maggiore per i bambini di divorziati è la manifestazione di una continua inimicizia tra i genitori”.

La lotta per l’affido è un errore, più volte ripetuto. Ma anche stare insieme per i figli è un errore, nell’accezione di tentare una riconciliazione per il loro bene. La riconciliazione senza reciprocità e il mantenimento di un adeguato clima familiare andrebbe a creare nei figli frustrazione e malessere.

Le diverse ragioni alla base della separazione

Le ragioni che conducono alle cause per la custodia dei figli nascono anche a causa di difficoltà legate alla sfera psichica inconsapevole del padre e/o madre; nel libro vengono presi in considerazione gli aspetti legati alla dipendenza del genitore verso l’altro coniuge, ma anche la dipendenza dei genitori verso i figli. Sono aspetti che l’autore ha incontrato nella pratica professionale e mette in luce nell’accezione non giustificativa verso il comportamento del coniuge che vuole a tutti i costi l’affidamento, ma per porre all’attenzione di altri professionisti tale problematica allo scopo di aiutare i genitori a non intraprendere cause nocive per la prole. Non c’è sempre cattiveria esplicita nel comportamento aggressivo di uno dei due coniugi. Tale aspetto non giudicante apre la strada alla cura e al benessere futuro, oltre ad interrompere cicli intergenerazionali disfunzionali.

Varie tematiche attuali sono discusse nel testo, attuali in quanto nascono negli ultimi decenni e possono coinvolgere in modo trasversale i bambini, insieme con i genitori entrambi. Ne sono un esempio le separazioni tra coniugi appartenenti a culture/religioni diverse, dove non sempre è presente la stessa normativa relativa all’affidamento, le conseguenze del “femminismo, della consapevolezza e della crescente indipendenza delle donne” dove il padre ha iniziato ad essere un personaggio significativo solo recentemente, oltre alle problematiche delle visite del genitore non affidatorio (es. il lunedi mattina, quando il telefono degli avvocati divorzisti squilla parecchio).

Cosa ci insegna il libro Tempo di qualità?

Il comandamento più volte sostenuto dall’autore sottolinea che i genitori non devono assolutamente litigare per i figli, tantomeno condurli in una lotta in tribunale. Affermazione forte che non apre a scenari alternativi. A tal proposito, l’autore viene incontro ai coniugi in un capitolo dedicato esclusivamente a “cosa deve fare un genitore”.

L’ultimo capitolo è dedicato a “cosa devono fare i bambini”. L’autore nella stesura del libro Tempo di qualità ha suggerito quali istruzioni possono aiutare i genitori, veri e acquisiti, affinché i minori ottengano il loro tempo di qualità. Ecco che il testo si chiude con i compiti che i figli, anche loro, devono svolgere dopo il divorzio dei genitori: ricostruire le loro vite inserendosi nell’età adulta sana.

Per concludere, mi sembra corretto postulare una domanda: ci sono dei momenti in cui si deve lottare per la custodia dei figli? Secondo l’autore sì, anche se lo afferma a malincuore sottolineando che ciò non avviene quasi mai.

Termino con una citazione, dove Melvin G. Goldzband ricorda che il testo

può essere consultato in qualunque occasione, per ricordarvi quanto danno può essere fatto a tutti gli interessati, compresi voi stessi, e per suggerire alternative.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Melvin G. Goldzband (2009). Tempo di qualità. Come aiutare i bambini a superare il trauma del divorzio dei genitori. Di Renzo Editore
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