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Cocaina: eliminare i ricordi associati all’uso riduce il comportamento di ricerca della sostanza

Cocaina: un recente studio sui ratti ha messo in evidenza i circuiti neuronali che immagazinano i ricordi che favoriscono i comportamenti di ricerca

Di Erica Benedetto

Pubblicato il 04 Feb. 2019

Aggiornato il 08 Mag. 2019 09:59

Una nuova ricerca della University of Pittsburgh School of Medicine ha identificato i circuiti cerebrali che formano memorie che associano i segnali ambientali all’uso di cocaina.

 

Trattare gli individui con disturbo da uso di sostanze è una sfida ardua e mirare a queste memorie può migliorare il successo della terapia di esposizione per la prevenzione alle ricadute.

Cocaina: la ricerca sui ricordi associati all’uso

La ricerca presente mostra, infatti, come distruggere i ricordi che associano i segnali ambientali all’uso della sostanza riduce in maniera significativa, nei ratti, il comportamento di ricerca della sostanza messo in atto in un setting controllato. Nonostante i setting di ricerca non siano totalmente generalizzabili alla realtà, il risultato è comunque una potenziale strada per sviluppare terapie più efficaci per la prevenzione alle ricadute.

A seguito degli esperimenti di Pavlov sul condizionamento classico nei cani, si è riconosciuto che il cervello associa indizi ambientali specifici con i comportamenti, come ad esempio l’odore del caffè appena fatto che fa venire voglia di berne una tazza; o la vista di un serpente che induce una maggiore risposta alla paura. Rompere il link tra i segnali e i ricordi è una strategia già nota nel trattamento di fobie e PTSD, strategia denominata “esposizione”. Nonostante ciò, tale metodo non risulta efficace nel trattamento delle dipendenze. Ma perché? Perché il contesto ha la sua importanza. Ciò vuol dire che: mentre la terapia espositiva potrebbe avere alcuni effetti positivi in un setting controllato quale può essere lo studio del professionista, nel momento in cui la persona con una dipendenza affronta gli stimoli nel mondo esterno, il cervello mette in moto gli stessi neuroni associati al comportamento di ricerca della sostanza.

Cocaina: come ridurre il craving

È risaputo che il cervello forma ricordi stimolo-associati. Nonostante ciò, non sono ancora stati chiaramente identificati i circuiti specifici. In questo studio, i ricercatori identificano un tassello centrale nel puzzle delle memorie stimolo-associate e, ancora più significativo, dimostrano che eliminando quel tassello, nelle dipendenze da sostanze, è possibile invertire i comportamenti simili alla ricaduta. Lo studio è stato condotto su dei ratti, utilizzando un modello di stimoli associati alla ricaduta: ovvero, quando i ratti pressavano una leva, ricevevano un’infusione di cocaina, accompagnata da un suono e una luce. Mentre si impegnavano in suddette azioni, i ratti hanno imparato ad associare l’indizio audio-visivo all’effetto piacevole della cocaina. Hanno, poi, esibito un comportamento di ricerca della sostanza simile al craving: i ratti premevano ripetutamente la leva.

Inoltre, dopo l’esperimento, i ricercatori hanno stimolato una terapia espositiva nei ratti, mostrando ripetutamente il suono e la luce senza provvedere all’infusione di cocaina. Ciò ha condotto, alla fine, ad una diminuzione del comportamento di ricerca della sostanza. Nonostante questi risultati, la terapia espositiva nei ratti, come negli esseri umani, non ha funzionato in maniera efficace quando è stata messa in atto in un ambiente diverso da quello del setting controllato. D’altro canto, l’utilizzo di registrazioni elettriche del tessuto cerebrale dei ratti ha portato i ricercatori a mostrare che le connessioni tra il nucleo genicolato mediale – il quadro elettrico del cervello per il suono – e l’amigdala laterale sono importanti per la formazione di memorie che associano il piacere dell’assunzione della cocaina a stimoli esterni.

Cocaina: il ruolo dell’amigdala nei ricordi

L’amigdala è, infatti, la parte del cervello in cui vengono formati i ricordi emotivi. Qui si ricevono gli input sensoriali che vengono associati all’emozione che proviamo quando gli stimoli si presentano a noi. Per mostrare una connessione causale tra i ricordi stimolo-associati e il comportamento di ricerca della sostanza, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica nota come optogenetica, dove una luce pulsante è utilizzata per controllare le cellule geneticamente modificate e per controllare i neuroni dell’esperimento precedente (condizionamento nei ratti). I ratti che hanno subito una cancellazione optogenetica dei ricordi riguardanti l’associazione cocaina-stimolo, hanno poi premuto la leva molte meno volte nel momento in cui gli si presentava lo stimolo luce-suono. La cosa notevole è che, tale riduzione del comportamento di ricerca, continuava a presentarsi anche in ambienti diversi da quello sperimentale. A lungo termine, queste scoperte potrebbero essere utili nello sviluppo di farmaci o approcci come la stimolazione cerebrale profonda per indirizzare specificamente queste memorie rafforzate dall’uso di sostanze e migliorare il successo della terapia di esposizione per prevenire le ricadute.

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