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Chemsex e riduzione del danno – Report dal convegno di Palermo

Chemsex e riduzione dei danni: il 1 febbraio a Palermo si è parlato di queste tematiche tra approccio scientifico e associazionismo

Di Angela Ganci

Pubblicato il 15 Feb. 2019

Disinibizione, aumento del desiderio sessuale e dell’intimità, superamento delle paure legate alla prestazione sessuale, effetto terapeutico rispetto al timore di fallimento nella sfera sessuale: queste e altre le motivazioni legate all’utilizzo di sostanze stupefacenti per affrontare “in modo soddisfacente” un rapporto sessuale spesso vissuto con scarsa serenità.

 

Un utilizzo che in alcuni casi porta con sé severi effetti collaterali, aumentando la probabilità di contagio per malattie sessualmente trasmissibili, non ultima l’HIV e che richiede interventi istituzionali e professionali tempestivi ed estensivi per essere ridimensionato.

Questo il tema forte e dibattuto intorno al quale, lo scorso 1 Febbraio, nella sontuosa cornice dell’NH Hotel di Palermo, si sono riuniti mondo scientifico e dell’associazionismo, per tentate di dare una risposta alle esigenze di prevenzione e cura di tale tipo di problematica.

Chemsex: cos’è

L’intento di questo Convegno è quello di confrontare conoscenze e scambiare opinioni su un fenomeno su cui esistono molti pregiudizi infondati – chiarisce Tullio Prestileo, UOC Malattie Infettive ARNAS Ospedale Civico-Benfratelli di Palermo e presidente del Congresso, che subito approfondisce il termine Chemsex e le implicazioni a esso collegate.

Con il termine Chemsex si intende l’uso di specifiche sostanze psicoattive (metanfetamine, mefedrone, GHB) prima o durante il sesso, tra maschi che fanno sesso con maschi, includendo omosessuali, bisessuali ed eterosessuali. Tali sostanze sono utilizzate allo scopo di produrre uno stato di rilassamento ed eccitazione, che si protrae fino a tre giorni interi, e vengono assunte di solito in gruppo, in una sorta di rituale confortante, in grado di rafforzare l’identità di gruppo – continua Prestileo – Tra le conseguenze mediche del loro utilizzo vi è un’accelerazione del battito cardiaco, oltre che l’aumentata probabilità di contrarre una malattia a trasmissione sessuale, come la sifilide o l’HIV, nell’ordine dell’80% rispetto a chi non ne fa uso, considerato anche che l’utilizzo di sostanze psicoattive si associa spesso a promiscuità sessuale e assoluto non utilizzo del condom. Ecco che una buona politica di riduzione del danno include campagne informative e il coinvolgimento della popolazione, soprattutto nell’ottica dell’utilizzo consapevole del preservativo.

Chemsex e contrazione di malattie infettive

E sulla relazione tra malattie infettive e uso di sostanze si è incentrato l’intervento di Mario Ghezzi, referente Arcigay Palermo, che ha presentato il progetto La Prevenzione viene da te, avviato a Febbraio 2017 e terminato a Ottobre 2018, su una popolazione di 1007 soggetti nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento.

Il 41% degli utenti del nostro progetto, risultati positivi all’HIV, ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali sotto effetto di sostanze stupefacenti, così come il 50% di quelli risultati positivi alla sifilide. Questi dati denunciano la bassa diffusione di una cultura della prevenzione e l’aumento del numero di persone che fanno uso di sostanze quali alcool e droghe durante i rapporti sessuali. Questi risultati stimolano a investigare ulteriormente la correlazione tra sesso e uso di droghe e alcool ed evidenziano la necessità di migliorare la conoscenza delle malattie a trasmissione sessuale e delle possibili strategie di gestione del rischio di una loro contrazione, appunto attraverso una puntuale informazione sull’utilizzo del profilattico.

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Chemsex e importanza della prevenzione

Chemsex, un problema potenziale per cui serve indubbiamente un’opera di prevenzione sociale, ma soprattutto di attenzione alla persona e ai suoi bisogni di esprimere una sofferenza privata, fonte di tensione e spesso disperazione, in cui un ruolo primario gioca l’Associazionismo.

L’utilizzo di sostanze psicoattive per agevolare l’attività sessuale non necessariamente è problematico, infatti il soggetto può sicuramente saper gestire l’assunzione delle sostanze, anche se una parte di assuntori arriva a rovinarsi letteralmente la vita – commenta Giulio Maria Corbelli, referente PLUS Onlus, organizzazione di persone LGBT sieropositive – È di fondamentale importanza avere speranza e comprensione e mantenere sempre un atteggiamento positivo verso il sesso: è spesso la mancanza di ciò a creare difficoltà nel fare sesso da sobri, incoraggiando l’uso di sostanze psicoattive. Le persone che hanno problemi con il chemsex devono essere riconosciute e rispettate, utilizzando ingredienti quali comprensione ed empatia, che l’Associazionismo deve promuovere. Il singolo colpito dal chemsex problematico dovrebbe essere incoraggiato a fare le proprie scelte con il consiglio di pari e di operatori della salute, parlando dei propri disagi senza paura, e in questo contesto gli interventi svolti con il coinvolgimento dei pari risultano i più efficaci in assoluto.

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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