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L’ansia e le neuroscienze – Introduzione alla Psicologia

L’ansia è codificata attraverso complessi meccanismi e diversi circuiti cerebrali da cui scaturiscono una serie di reazioni fisiologiche e comportamentali.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 20 Dic. 2018

L’amigdala rappresenta l’epicentro degli eventi coinvolti nella modulazione degli stati d’ ansia, ed è implicata nella risposta emozionale, cognitiva, autonomica ed endocrina allo stress.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

L’ ansia e la paura sono due emozioni molto simili, per questo sono codificate a livello cerebrale dalle stesse aree e le informazioni da esse derivanti sono trasmesse attraverso gli stessi fascicoli. Ricordiamo, però, che l’ ansia è una emozione soggettiva, che si manifesta quando si ha una percezione di pericolo rispetto a qualcosa che non è oggettivamente pericoloso; mentre la paura è una emozione primaria verificatasi come reazione a una minaccia specifica o a un oggetto realmente pericoloso. L’ ansia, inoltre, può essere fisiologica, se si manifesta in seguito al verificarsi di situazioni negative e consente la messa in atto di comportamenti adattativi, o patologica se sbilanciata rispetto allo stimolo esterno considerato pericoloso.

L’ ansia, dunque, è codificata attraverso complessi meccanismi e diversi circuiti cerebrali. Quindi, quando si percepisce un pericolo esterno, gli organi di senso registrano uno stato di allerta che si traduce in un input nervoso volto ad attivare un’area della corteccia, da cui scaturiscono una serie di reazioni fisiologiche e comportamentali.

Sono state identificate diverse zone implicate nella modulazione dell’ ansia, tra cui le più importanti sono: il talamo, l’amigdala, una via afferente, che implica la processazione dello stimolo da parte della corteccia e le vie efferenti del circuito ansia-paura, che innescano una risposta autonomica, che coinvolge il sistema simpatico e parasimpatico, che portano al minifestarsi di sintomi somatici quali l’aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, sudorazione, piloerezione, dilatazione pupillare, minzione frequente e sintomi gastrointestinali.

Le aree cerebrali

Il talamo, in primis, svolge una funzione di collegamento primaria tra i sistemi sensoriali e le aree sensoriali primarie della corteccia cerebrale, che proiettano lo stimolo alle aree adiacenti associative, per l’elaborazione integrata dello stimolo.

Le aree associative, dunque, inviano proiezioni a varie strutture cerebrali, come amigdala, corteccia entorinale, corteccia orbito-frontale e il giro del cingolo. Le afferenze viscerali non inviano input direttamente al talamo, ma attivano il locus coeruleus e l’amigdala attraverso diverse connessioni dirette o mediate dal nucleo para-gigantocellulare e dal nucleo del tratto solitario. Dunque, la maggior parte delle informazioni relative agli stimoli ansiogeni sono elaborate nella corteccia sensoriale e nelle aree associative, per essere trasferita alle strutture sottocorticali coinvolte nelle risposte affettive, comportamentali e somatiche.

L’amigdala, che riceve questo tipo di informazione sensoriale, è una sorta di archivio della memoria emotiva del cervello, ovvero raccolta di tutti i momenti di trionfo e di sconfitta, di speranza, di paura, di indignazione e frustrazione.

Nel momento in cui si sperimenta il pericolo, questa piccola ghiandola riesce a mettere il cervello in modalità auto protettiva, riducendo le risorse alla memoria e dirottandole in altre zone al fine di mantenere i sensi in uno stato di allerta, specificamente mirato alla sopravvivenza.

L’amigdala, quindi, acquisisce l’informazione di ansia che a sua volta è processata dal nucleo centrale, nucleo amigdaloideo laterale e da quello basale. Sono noti due circuiti: quello breve che riceve gli stimoli dal talamo sensoriale e li trasmette al nucleo amigdaloideo laterale che, a sua volta, li invia al nucleo centrale; Il circuito lungo, invece, invia i segnai da parte della corteccia sensoriale all’insula e alla corteccia prefrontale. Da tali aree, dunque, partono segnali che afferiscono al tronco cerebrale e all’ipotalamo, a cui consegue la risposta autonomica e comportamentale dell’ ansia.

L’amigdala rappresenta l’epicentro degli eventi coinvolti nella modulazione degli stati d’ ansia, ed è implicata nella risposta emozionale, cognitiva, autonomica ed endocrina allo stress.

Le interazioni tra l’amigdala e le altre regioni corticali e sottocorticali permettono la messa in atto di comportamenti come risposta di reazione al pericolo, dipendenti, inoltre, anche da variabili soggettive, quali il temperamento, le esperienze pregresse, il carattere, le emozioni, etc.

A questo punto, lo stimolo ansioso attiverà il lobo limbico e, di conseguenza, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene grazie al quale si attiva una cascata di eventi finalizzati all’incremento della risposta neurovegetativa, come l’aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della dilatazione bronchiale, sintomi viscerali, disturbi gastrointestinali e genito-urinari.

Infine, il sistema nervoso centrale influenza direttamente e indirettamente, attraverso complesse interazioni neuroendocrine e neurotrasmettitoriali, il sistema immunitario. Infatti, la modulazione della immunosorveglianza, in determinate condizioni di esposizione a ansia intensa e protratta nel tempo, potrebbe portare a una meiopragia d’organo o di sistema, fino alla comparsa di una malattia organica vera e propria.

Neurotrasmettitori e ansia

I neurotrasmettitori associati alla modulazione dell’ ansia sono diversi e di diversa natura. Iniziamo con il GABA, il cui rilascio nello spazio sinaptico impedisce all’impulso nervoso di propagarsi e giungere al neurone postsinaptico generando uno stato di insonnia, ipereccitazione e forti cefalee, sintomi tipici dell’ ansia. L’azione del GABA, dunque, è esattamente opposta all’azione dell’acido glutammico, che svolge la funzione di neurotrasmettitore eccitatorio. Quindi, è stato ipotizzato il coinvolgimento del glutammato nel controllo dell’ ansia poiché appare in una forte concentrazione nelle strutture cortico-limbiche implicate nell’elaborazione dei processi cognitivi sottesi dall’ ansia.

Inoltre, l’ ansia determina l’aumento della noradrenalina a livello del locus coeruleus (area di principale sintesi della stessa), dell’ipotalamo, dell’ippocampo, dell’amigdala e della corteccia cerebrale. La noradrenalina possiede proiezioni provenienti da ogni parte del cervello e arrivano fino al midollo spinale, e permettono di integrare informazioni provenienti da diverse aree cerebrali e da diverse parti del corpo, restituendo la migliore rielaborazione possibile. L’aumento di noradrenalina induce l’attivazione dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, determinando un aumento del battito cardiaco e di energia sotto forma di glucosio, che porta a un aumento del tono muscolare. In sostanza, il corpo è in uno stato di allerta ed è pronto alla fuga. Inoltre, un aumento della noradrenalina induce a uno scompenso del ciclo sonno-veglia e dei livelli di melatonina che in una persona ansiosa si traducono con perdite di ore di sonno.

Inoltre, il sistema serotoninergico e quello noradrenergico sono intimamente connessi tra loro e implicati in molti processi tra cui esercitare un controllo tonico inibitorio sui neuroni del locus coeruleus, meccanismo che potrebbe essere alla base del controllo dei sintomi ansiosi.

Le citochine, molecole note per la loro azione immunitaria, sembrano esercitare un effetto nella modulazione dell’attività neuronale in particolari aree cerebrali come l’amigdala, l’ippocampo, l’ipotalamo e la corteccia, potenziando l’attività delle vie monoaminergiche e del cortisolo, oltre ad interagire con i neuroni GABAergici. Le citochine sono reattive alle situazioni ansiose e per questo hanno un effetto eccitatorio sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, stimolando e facilitando lo sviluppo di una serie di vissuti fisiologici tipici dell’ ansia.

Fascicoli cerebrali

Nella fisiopatologia dei disturbi d’ ansia è stata da tempo ipotizzata l’esistenza di un circuito della paura, avente come centro l’amigdala, area centrale della regolazione delle risposte autonomiche e comportamentali legate alla paura. Questa via cerebrale svolge la funzione di attribuzione di significato emotivo a uno stimolo esterno e di sviluppo della memoria correlata ad una emozione.

La corteccia prefrontale mediale invia importanti informazioni all’amigdala, in grado di attenuare le risposte di ansia e paura e di estinguere le risposte emotigene derivate da uno stimolo, e avvisa l’amigdala quando la minaccia o il rischio sono terminati.
Inoltre, ricerche recenti hanno individuato un circuito neuronale che collega il setto laterale ad altre strutture cerebrali che influenzano in maniera diretta gli episodi ansiosi. Pare che anche un’attivazione breve e transitoria di questi neuroni è in grado di produrre uno stato di ansia per almeno mezz’ora.

Asse ipotalamo ipofisi surrene

L’asse ipotalamo-ipofi-surrene riveste un ruolo fondamentale nella risposta a gli stimoli ansiogeni. L’attività dell’asse ipotalamo-ipofi-surrene consiste nella secrezione dell’ormone corticotropina da parte nel nucleo paraventricolare dell’ipotalamo. La corticotropina, trasportata nell’ipofisi anteriore, induce il rilascio di ormone adrenocorticotropo, il quale stimola la corteccia surrenalica a rilasciare i glucocorticoidi. Nell’uomo il principale glucocorticoide è il cortisolo, che si lega ai recettori intracellulari per i glucocorticoidi inducendo al manifestarsi di diverse reazioni fisiologiche. Il cortisolo è implicato nella modulazione della funzioni cardiovascolari, la ritenzione dei liquidi, il metabolismo, il sistema immunitario e le funzioni cerebrali.

Il cortisolo svolge la funzione di sostegno dell’omeostasi dell’organismo di fronte alla minaccia, in quanto stimola la vie cataboliche, agendo sul metabolismo di proteine, di lipidi e di glucidi. Esso facilita la glicogenesi, attraverso la sintesi di enzimi epatici e regola, in parte, l’escrezione e la distribuzione dell’acqua corporea, aumentando, così, la disponibilità di energia, che a sua volta incrementa la pressione arteriosa per sostenere un eventuale sforzo fisico o una corsa. Quindi, per concludere, il cortisolo è responsabile di tutte le manifestazioni più tipiche dell’ ansia che portano a cambiamenti anche negli stati emotivi e cognitivi; infatti, la concentrazione e l’apprendimento sono rivolte unicamente alla situazione ansiogena tralasciando il resto e considerando quello che si sta vivendo come una situazione unica e sconvolgente.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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