Il coping è uno dei concetti centrali dell’approccio psicologico allo studio dello stress in generale e di quello organizzativo-familiare in particolare. Il termine inglese di coping, “far fronte, fronteggiare”, fa riferimento all’insieme dei comportamenti e delle strategie cognitive adottate dagli individui in situazioni stressanti.
Il termine coping è entrato in uso negli Stati Uniti nella letteratura psicologica degli anni ’40 e ’50. Il concetto di coping familiare può essere meglio compreso, come sostiene Menaghan (1983), attraverso alcune distinzioni: risorse di coping, stili di coping e tendenze comportamentali.
Coping famigliare: le componenti fondamentali
Le risorse familiari comprendono l’immagine che la famiglia ha di se stessa in termini di stima, coesione, atteggiamenti nei confronti della realtà, realismo e fiducia nelle proprie capacità. A questi elementi, Lazarus e Folkman (1985), aggiungono anche l’energia, lo stato di salute, le convinzioni esistenziali, il coinvolgimento nelle cose e anche le risorse materiali.
Nell’ambito degli stili di coping familiare, vengono prese in considerazione soprattutto strategie di tipo cognitivo, per affrontare o risolvere un evento stressante. Tali strategie possono essere considerate come metodologie psicologiche preferite dalla famiglia nel misurarsi con i problemi che quotidianamente affronta. Può considerarsi stile di coping quello di una famiglia che si avvale dell’aiuto delle persone, degli enti che le stanno intorno, per la soluzione di un problema, attraverso la richiesta di collaborazione o di informazioni. Uno stile di coping familiare adeguato, potrebbe essere anche la capacità di fare un’analisi dettagliata dell’evento stressante, raccogliere informazioni, classificare, fare una sintesi e ipotizzare alcuni possibili scenari conseguenti alle varie soluzioni. Anche i comportamenti familiari che tendono ad anticipare il sorgere di un evento, piuttosto che attendere il presentarsi di difficoltà, possono identificarsi come stili di coping familiare.
Quando, invece, si parla di tendenze comportamentali, si fa riferimento a quei comportamenti specifici che la famiglia mette in atto per arginare o per contenere i potenziali effetti negativi di un evento stressante. Gli sforzi comportamentali tendono ad essere specifici rispetto al tipo di attività, per cui esisteranno tendenze comportamentali di coping familiare orientate a eventi singoli, quali svolgere un certo tipo di ruolo, affrontare un esame o far fronte ad una critica negativa in ambito lavorativo.
Il processo di coping famigliare pertanto prende le mosse da una situazione disarmonica, squilibrata o addirittura di minaccia come risultato di un problema che viene a porsi (Favretto 1994).
Coping famigliare e senso di coerenza
Al processo di coping, Antonowsky e Sagy, collegano il concetto di “senso di coerenza” che definiscono come
un orientamento globale che esprime fino a che punto una persona possiede un senso di fiducia pervasivo, duraturo, anche se dinamico (1986, p.214).
Esso consente di comprendere gli stimoli che derivano dagli ambienti esterni ed interni e di organizzare gli eventi in modi strutturati, prevedibili e spiegabili; di gestire gli stimoli, cioè avere a disposizione le risorse per far fronte alle esigenze e richieste poste da questi eventi; infine, di dare significatività all’evento, considerandolo come opportunità e sfida che richiede impegno e coinvolgimento. Dunque, le abilità di coping famigliare o di un individuo di fronte agli eventi stressanti sono, secondo Antonovsky e Sagy (1986), rinforzate da un elevato senso di coerenza.
Coping famigliare e comportamenti
Secondo Cooper (1981), esistono diversi comportamenti di coping familiare (e individuale) per ogni tipo di causa stressogena, che sono suddivisi dall’autore in due categorie:
- i comportamenti di adattamento, ovvero tutti quei comportamenti che aiutano la famiglia e i singoli individui a diminuire lo stress;
- i comportamenti disadattivi, ossia quei comportamenti familiari e individuali che in risposta allo stress, non tendono a diminuirlo ma ad aumentarlo.
Ad esempio, se lo stress deriva dall’incompatibilità di compiti lavorativi e familiari, un comportamento adattivo potrebbe essere una vacanza o parlare delle difficoltà incontrate con i colleghi o con i membri della famiglia; viceversa, un comportamento non adattivo, potrebbe essere quello di attribuire esclusivamente le cause del malessere alla famiglia o al lavoro.
Cooper e Marshall (1980), hanno evidenziato determinate strategie di coping familiare riguardo la gestione dello stress. Fra queste, vi sono quelle fisiologiche che consistono in attività fisiche quali jogging, competizioni sportive, attività sessuali, lavori in campagna, tecniche corporee quali rilassamento, yoga. Le strategie psicologiche consistono, invece, nello sviluppo di atteggiamenti positivi verso la vita o nell’adozione di filosofie di pensiero costruttive e positive, nell’ammissione dei propri limiti oggettivi, o nell’uso dell’umorismo e del senso dell’ironia come metodo di gestione dello stress. Tra le strategie psicologiche che le famiglie utilizzano per far fronte agli eventi stressanti, gli autori citano anche il sostegno che può derivare dai principi religiosi, in particolare, nella nostra società, dal cristianesimo.
Un’altra variabile che ha ricevuto una particolare attenzione come strategia di coping, è il sostegno sociale. I sentimenti di amicizia, la vicinanza emotiva, il conforto, il sostegno morale e materiale derivanti dai rapporti con gli altri, sembrano avere effetti benefici sulla salute della famiglia. Riconoscere il sostegno e le risorse che gli altri potrebbero fornirci, potrebbe indurre a rivalutare l’intera situazione come non minacciosa (Cohen, Wills, 1985).