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In ricordo di Walter Mischel, non solo lo psicologo dell’esperimento del marshmallow

Il 12 settembre è venuto a mancare Walter Mischel, conosciuto ai più come il padre del Marshmallow test. Ma Mischel ha apportato altri preziosi contributi alla psicologia, criticandone i dogmi e il rigido determinismo

Di Guest

Pubblicato il 20 Set. 2018

Il 12 settembre è venuto a mancare a 88 anni Walter Mischel, uno dei più citati psicologi del Novecento. Numerosi quotidiani americani hanno così ricordato il suo famoso esperimento del marshmallow.

Prof. Renato Foschi – Università La Sapienza, Roma

 

In breve negli anni Sessanta Walter Mischel dimostrò che, posti di fronte ad una scelta fra mangiare subito un marshmallow o attendere 20 minuti e ricevere un secondo marshmallow, i bambini capaci di attendere diventavano poi adulti di successo e maggiormente soddisfatti rispetto agli altri. Walter Mischel divenne così noto al grande pubblico e l’esperimento del marshmallow continuò ad essere una delle prove maggiormente riprodotte e discusse della psicologia contemporanea.

Mischel non fu però solo il rappresentante di una psicologia accademica che si limitava a condurre esperimenti in linea con una cultura democratica che desiderava un individuo saggio, previdente e coscienzioso e tendeva a celebrarne il primato rispetto ad un individuo incapace di autocontrollo.

Walter Mischel e la critica ai dogmi della psicologia contemporanea

Da un punto di vista metodologico, Walter Mischel fu invece uno psicologo radicale che mise in crisi, criticando duramente, alcuni dogmi della psicologia contemporanea. Nel 1968 pubblicò il volume Personality and Assessment in cui prendeva sistematicamente di mira l’uso dei questionari che misuravano disposizioni e fattori invarianti della personalità che seppure risultavano significativi erano in grado di spiegare proporzioni di variabilità modeste e correlavano comunque solo limitatamente con i comportamenti osservati.

A partire da queste evidenze, Walter Mischel diede la massima importanza alle situazioni in cui emergevano comportamenti che sembravano invarianti ed in realtà invece erano condizionati e moderati dall’interazione individuo-contesto. Mischel fu dunque uno dei socio-cognitivisti più critici di una psicologia oggettivista e realista che ancora oggi si riduce a generalizzare delle dimensioni interindividuali considerate come fattori latenti in grado di determinare la vita delle persone.

La sua visione invece si fondava sull’analisi e l’individuazione dei particolari contesti psicologici che favoriscono o impediscono la messa in atto di uno specifico comportamento da parte di uno specifico individuo. L’approccio di Walter Mischel era dunque sostanzialmente orientato alla ricerca di particolari pattern di comportamento in un’ottica che poneva al centro della sua attenzione l’interazione fra i fattori psicologici di un individuo e una specifica situazione. Nelle sue ricerche più recenti ad esempio i comportamenti aggressivi dei bambini erano studiati covariando comportamenti e singole situazioni sperimentali in grado di fermare o accentuare l’aggressività.

Le invarianti comportamentali in questa concezione non erano più i tratti o le disposizioni ma invece i singoli contesti di interazione individuo-situazione.

La prospettiva socio-cognitiva di Walter Mischel ha, quindi, proposto un approccio fortemente indirizzato a dare rilievo scientifico alle caratteristiche psicologiche, soprattutto socio-cognitive, che costruiscono l’individualità.

In tal senso, nella concezione di Mischel, anche l’incapacità di rimandare la gratificazione dei bambini che tendevano a mangiare il marshmallow non era considerata una disposizione immodificabile ma legata invece anch’essa all’individuo che estrae regole di comportamento da contesti specifici che memorizza, seleziona e agisce in funzione dei propri obiettivi.

WALTER MISCHEL SPIEGA IL MARSHMALLOW TEST – GUARDA IL VIDEO:

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