Oltre 40 anni dopo il Marshmallow Test, un team di ricercatori polacchi ha compiuto uno studio, che ha testato la capacità di gratificazione differita in bambini piccoli mostrando che le differenze individuali nell’autoregolazione comportamentale sono evidenti già a 18 mesi.
Il Test dei Marshmallow è uno degli esperimenti classici della psicologia del comportamento. Ideato da Walter Mischel, intendeva testare l’abilità di ritardare la gratificazione immediata -per ottenerne una maggiore in seguito- dei bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni; in questo modo è stato introdotto il concetto di gratificazione differita.
L’autrice dello studio Marta Bialecka-Pikul e il suo gruppo di ricerca hanno reclutato 130 piccoli partecipanti di 18 mesi e i loro genitori per replicare l’esperimento di Mischel. I ricercatori hanno seguito la procedura sperimentale originale: un dolcetto era posto su un tavolo di fronte al bambino che, vista la tenera età, sedeva in grembo al genitore a cui era chiesto espressamente di non intervenire in alcun modo; dopo ciò lo sperimentatore abbandonava la stanza per farvi ritorno dopo 60 secondi. La ricerca è stata ripetuta una seconda volta, quando i bambini avevano 24 mesi, aumentando il tempo di attesa a 90 secondi.
Da bambini la resistenza alle tentazioni aumenta con l’età?
I risultati mostrano come a 18 mesi il 23% del campione resisteva alla tentazione mentre invece a 24 mesi la percentuale saliva al 55%. Dalle analisi appare una traiettoria di sviluppo molto chiara: la maggior parte dei bambini che avevano ceduto alla tentazione nella prima fase riuscivano nell’impresa a 24 mesi mostrando di aver acquisito un maggior autocontrollo con l’avanzare del tempo. La tendenza a “retrocedere” invece era rara: solo l’8% infatti di coloro che avevano svolto la prova con successo a 18 mesi fallivano nel re-test.
Un elemento interessante emerge dalla codifica dei video: sono stati rilevati infatti 20 diversi tipi di comportamenti manifestati durante l’attesa tra i quali: osservare il dolce, manipolarlo, parlare del piacere che si proverebbe nel mangiarlo, distrarsi, toccare il proprio corpo o quello del genitore. Gli autori hanno raggruppato questi comportamenti formando 4 categorie principali:
- attenzionale e basata sul movimento
- comunicativa
- focalizzata sulla ricompensa
- non specificata (agitarsi e fare rumori).
Tra tutte, la prima categoria era fortemente correlata al successo nel compito in entrambe le fasi sperimentali come hanno affermato gli stessi ricercatori:
[blockquote style=”1″]Guardarsi attorno, focalizzare l’attenzione su altri oggetti o toccare sé stessi si è rivelato essere l’insieme di comportamenti che hanno aiutato maggiormente i bambini durante l’attesa [/blockquote]
Le evidenze emerse suggeriscono che già a 18 mesi i bambini affrontano attivamente il compito, non risultando partecipanti passivi alla procedura ma anzi applicando diversi comportamenti con vari gradi di efficacia. Quello che si è osservato solo nella fase dei 24 mesi è che i piccoli partecipanti mostravano meno attenzione alla ricompensa, attuando gli altri tipi di comportamento ed in particolar modo lo spostamento dell’attenzione.
Gli autori hanno concluso affermando che l’abilità di gratificazione differita nei bambini piccoli è in gran parte dovuta a un insieme di comportamenti attenzionali che vengono utilizzati come strategie di autoregolamentazione, le quali si svilupperebbero proprio durante il secondo anno di vita.