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Gli stili di vita nella prevenzione delle malattie croniche – Report del convegno di Palermo, 16 giugno 2018

Lo scorso 16 giugno a Palermo si è discusso dell'importanza di promuovere un corretto stile di vita per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. Candidata a regina della prevenzione, la dieta mediterranea, che si ripercuote positivamente sulla salute contrastando i processi infiammatori dell’organismo.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 09 Lug. 2018

Stili di vita che cambiano nel tempo, modificando in negativo la qualità di vita della popolazione. Qual è il ruolo della medicina e della relazione di aiuto in questo elevato compito sociale e sanitario, che investe prevenzione e cura delle malattie croniche, in accordo alla definizione fornita dall’OMS di salute in quanto stato di completo benessere fisico, mentale e sociale?

 

Di questo attuale e delicato tema si è discusso lo scorso 16 giugno a Palermo presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Palermo, evidenziando le aree di criticità del fenomeno e i mezzi di contrasto.

La sempre maggiore disponibilità di cibo porta oggi alla morte per obesità. – apre i lavori Ligia Dominguez, professore aggregato della Scuola di Medicina, Università degli Studi di Palermo – Una situazione inversa rispetto al ‘600 o al ‘700 dove si moriva per malnutrizione, e a cui il medico deve porre attenzione, poiché si tratta di una discrepanza che va a scapito della salute. I principali responsabili sono alimenti quali carne lavorata, uova, burro, per l’alto contenuto di grassi saturi, che dovrebbero essere assunti in quantità limitata, seppur non totalmente eliminati dalla dieta.

Un’educazione alimentare come scelta degli alimenti e dell’introito calorico, garanzia di risparmio in termini di malattia, ma altresì in termini di costi sociali e sanitari.

Tutto ciò che risparmiamo in prevenzione lo recuperiamo come trattamenti non eseguiti per malattie croniche. – continua Dominguez – Basti pensare che il costo sociale della malattia cronica da curare è il triplo rispetto all’assenza di malattia dovuta alla prevenzione.

Gli stili di vita nella prevenzione delle malattie croniche - Report dall'evento - IMM 1IMM 1 – Immagine dal Convegno “Gli stili di vita nella prevenzione delle malattie croniche”

Candidata a regina della prevenzione, la dieta mediterranea si ripercuote positivamente in termini di salute, con azione di contrasto ai processi infiammatori dell’organismo.

Stress, cattiva alimentazione, cattiva qualità del sonno sono tutti fattori che intossicano l’organismo, favorendo l’invecchiamento cellulare. – sottolinea Giuseppe Disclafani, medico di medicina generale – Un rimedio noto da tempo è la dieta mediterranea, fondata, tra gli altri alimenti, sul consumo di cereali, pesce, olio di oliva, frutta e verdura, in grado di agire sulla prevenzione di tumori, infarti, ictus, diabete e malattie degenerative come la sclerosi multipla, oltre che servire come cura delle malattie stesse, una volta diagnosticate. Ciò è possibile perché il cibo è in grado di intervenire attivando quei geni che intervengono per impedire che insorgano determinate patologie, come insegna la nutrigenomica.

Dieta mediterranea come stile di vita per tutti, con implicazioni di natura medica, ma altresì psicologica.

Dieta mediterranea è anche convivialità, sedersi in tavola tutti insieme al trigenerazionale e farsi raccontare delle tradizioni culinarie del proprio paese, significa essere in armonia con il corpo, con la terra, con le proprie origini.

Corretta alimentazione come prevenzione dell’obesità e delle patologie correlate, quali diabete e infarto: una mission che coinvolge il medico, lo psicologo, e le agenzie educative preposte, quali scuola e famiglia.

È essenziale coinvolgere la famiglia e la scuola nell’obiettivo di una sana alimentazione, educandole ai rischi di determinati cibi e responsabilizzandole a un uso di cibi salutari, mirando all’empowerment delle persone, soprattutto perché, se il bambino torna a casa e trova bevande come la Coca Cola, il progetto di una dieta sana non può che fallire. Coinvolgere i genitori può significare spingerli a sbucciare la frutta ai figli, così da garantire cibi freschi ogni giorno, oppure stimolare la scuola a far preparare cocktail di frutta ai ragazzi, attraverso laboratori, che scoraggino l’assunzione di bevande alcoliche – suggerisce ancora Dominguez.

Una prevenzione necessaria, a livello personale e familiare, allorchè le malattie cardiovascolari costituiscono malattie a profondo impatto sulle dinamiche familiari e sul benessere di tutti i componenti.

Il reinserimento del paziente in famiglia mette in moto una serie di dinamiche, poiché il paziente si porrà il problema del ritorno a un’attività sessuale regolare, ed è un dovere deontologico non disgiungere l’aspetto della cura dell’infarto dalla sfera sessuale – spiega Francesco Salamone, medico di medicina generale – Esiste poi un impatto economico da diminuito reddito per la disabilità del coniuge che si ripercuote negativamente a livello relazionale, così come l’importanza di ricollocamento lavorativo, a seguito della riabilitazione.

Accanto all’alimentazione, l’attività fisica consente di prevenire l’invecchiamento cellulare o riparare i danni provocati da patologie sistemiche in atto.

Il movimento può essere paragonato a un antidepressivo perché favorisce la socializzazione e aumenta le endorfine – spiega Francesco Magliozzo, medico di medicina generale – Gli adulti dovrebbero muoversi per 150 minuti a settimana e i giovani 60 minuti al giorno, con benefici sui sistemi cardiovascolare, respiratorio e immunitario. Come per una corretta alimentazione è essenziale un counseling come momento di dialogo tra persone, che miri all’educazione alla non sedentarietà, sia in fase preventiva che curativa delle malattie croniche, fornendo linee guida a bambini e familiari, stimolandoli ad attività quali la rivalorizzazione del ballo, o l’utilizzo della bicicletta. Sottolineando, in questo percorso, il valore del movimento come farmaco, sempre condividendo gli obiettivi e mai imponendoli, ed evitando di stigmatizzare sovrappeso e obesità, non colpevolizzando la persona. È importante a tal fine evitare raccomandazioni generiche come Muoviti di più, anche per stabilire un’alleanza terapeutica, così come dovrebbero essere sconsigliate diete fai da te o consigli generici come “mangia di meno”

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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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