expand_lessAPRI WIDGET

Professor George Bonanno: lectio magistralis su perdita, trauma e resilienza – Sigmund Freud University, Milano

Il Professor George Bonanno è uno dei massimi studiosi di lutto, trauma e resilienza. La sua idea è che la resilienza sia la reazione più comune e geneticamente determinata alla perdita o al trauma e la descrive, per la prima volta, come una naturale capacità di recupero delle persone di fronte a questo tipo di eventi.

Di Mattia Ferro

Pubblicato il 17 Lug. 2018

Aggiornato il 22 Ago. 2019 19:18

Ho avuto il piacere di ospitare Il Professor George Bonanno alla Sigmund Freud University, dove ha tenuto una lectio magistralis dal titolo Loss, Trauma e Human Resilience: An Elementary Approach

Mattia Ferro

 

Il Professor George Bonanno è uno dei massimi studiosi di lutto, trauma e resilienza (intesa come la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà), porta avanti le sue indagini integrando più punti di vista (“come salire su una montagna e guardare l’orizzonte” dirà durante la sua lecture a proposito del suo approccio scientifico): quello della psicologia clinica, della psicologia sociale, delle neuroscienze, della biologia e della gentica.

È professore di psicologia clinica, direttore del Loss, Trauma, and Emotion Lab, e direttore del Resilience Center for Veterans and Families alla Columbia University di New York, USA.

Stress, trauma e resilienza

Nella sua lezione, ha passato in rassegna i suoi numerosi lavori che si sono concentrati sull’indagine degli effetti di stress, trauma e resilienza in differenti categorie di persone: soggetti colpiti da patologie mediche acute (infarti) e croniche (lesioni spinali), persone che sono state esposte a forti shock (il crollo delle torri dell’11 settembre, disastri ambientali come terremoti così come militari reduci della guerra in Afganistan/Iraq) fino ad arrivare ai modelli animali di stress.

L’idea base del Prof. Bonanno è che la resilienza è la reazione più comune e “geneticamente determinata” alla perdita o al trauma che ha descritto (per la prima volta) come una naturale, appunto, capacità di recupero come componente principale delle reazioni di dolore e trauma nelle persone che subiscono gravi perdite, come la morte di un coniuge, la perdita di un figlio, o in situazioni di forte stress come le precedenti descritte. Tali ipotesi sono state sviluppate introducendo metodi scientifici di ricerca rigorosi, necessità che Bonanno ha ripetuto più volte essere necessaria in qualunque indagine di ordine psicologico che si intenda portare avanti.

Le risposte di George Bonanno alle nostre domande

Ho potuto rivolgere alcune domande al Professor Bonanno, che ho voluto riportare per State Of Mind in questa mini-intervista, al fine di aiutare a delineare il pensiero di questo celebre ricercatore.

Intervistatore: Ciao George, mi interessa sapere come è nato il tuo interesse per la psicologia e perché ti sei concentrato sul trauma e sulla resilienza.

Professor George Bonanno: Sono entrato nel mondo della psicologia per caso. Non ero ancora andato all’università. Ho ritardato la mia educazione universitaria, esplorando prima un po’ il mondo. Avevo 25 anni e ancora non avevo una laurea quando sono stato assunto per aiutare a deistituzionalizzare un ospedale statale. Vidi persone che erano state rinchiuse lì per anni, chiaramente psicotiche, improvvisamente diventate molto più sane semplicemente perché erano state portate fuori dall’ospedale. Questo mi ha stupito e ho deciso di andare all’università a studiare psicologia.

Diversi anni dopo, dopo aver conseguito la laurea e poi un Ph.D alla Yale University, stavo lavorando come ricercatore post-dottorato a San Francisco (University of California). Lì ho avuto modo di progettare un ampio studio di persone affette da lutto e abbiamo deciso di seguire queste persone nel corso del tempo, raccogliendo i dati nel modo più preciso possibile. Volevo anche assicurarmi di avere tutti le “tipologie” di persone nello studio, non solo le persone che mostravano una sintomatologia luttuosa molto importante. In quello studio, e in molti studi successivi, abbiamo visto molte persone che sembravano affrontare molto bene i loro eventi luttuosi. Diventavano evidentemente turbati quando veniva loro chiesto di parlare della loro perdita, senza però mostrare crolli emotivi, riuscivano comunque ancora a “funzionare bene” nelle loro vite. Mentre questa ricerca andava avanti, iniziai a studiare altri tipi di eventi traumatici, cercando di creare modi formali per mappare i risultati e costruendo delle traiettorie che potessero rappresentare l’andamento di tali processi. Abbiamo definito quindi la resilienza come una traiettoria stabile di funzionamento sano che inizia subito dopo l’evento potenzialmente traumatico.

Intevistatore: Quale scoperta che hai fatto consideri la più importante?

Professor George Bonanno: La maggior parte delle persone, ho trovato, erano resilienti anche dopo eventi traumatici molto duri e difficili. Ora abbiamo replicato questa scoperta in molti studi. Per me questa è la scoperta più importante, perché mostra che la resilienza è la normale e tipica risposta ad un potenziale trauma.

Intervistatore: In che modo pensi che i risultati dei tuoi studi possano essere utili alla comunità?

Professor George Bonanno: Abbiamo scoperto che la maggior parte delle persone rimane sconvolta, disorientata e ansiosa, dopo un potenziale trauma. questo è normale e naturale, ma è importante per le comunità sapere che nella maggior parte delle persone questa reazione iniziale è di breve durata, di solito non più di pochi giorni o al massimo qualche settimana, e che alla fine la maggior parte delle persone starà bene, in grado di andare avanti in modo sano in quello che è il proprio percorso di vita, anche dopo eventi orribili e terribili. In genere dopo circa un mese appare evidente che la maggior parte delle persone recupera, un sottogruppo di persone più piccolo (10%) però non si riprenderanno neanche dopo questo periodo di tempo. Per queste persone un aiuto professionale può essere utile e importante potendo probabilmente trarre beneficio da quei supporti, dalle reti sanitarie e da quelle figure presenti nelle comunità sociali.

Intervistatore: Cosa consiglieresti oggi ad uno studente che è al suo primo anno di psicologia?

Professor George Bonanno: Consiglierei ai nuovi studenti di dare un’occhiata molto critica alle ipotesi presenti nelle diverse teorie della psicologia. Uno dovrebbe sempre chiedersi, qual è la prova per questa assunzione o questa conclusione? È proprio vero? C’è un altro modo col quale possiamo pensare a ciò? Possiamo mettere insieme le prove di ricerca disponibili per suggerire un’idea alternativa? In breve, pensa sempre in modo critico alle idee della psicologia.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE.

George Bonanno - Lezione Magistrale Resilienza SFU Milano

George Bonanno ha 68 anni pur dimostrandone 18 in meno. Ho una foto scattata da una collega della SFU, che mi ritrae intento a parlare con lui, che ho mostrato ad un mio amico. Mi ha detto che sembriamo coetanei, pur avendo 33 anni di differenza. La resilienza rende (anche) giovani?

Si parla di:
Categorie
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Resilienza contro gli eventi stressanti: i fattori che la favoriscono
Resilienza: l’elisir di “buona” vita

Diversi fattori sia individuali che familiari possono promuovere la resilienza in età adulta con gli eventi stressanti e traumatici.

ARTICOLI CORRELATI
Come rafforzare la resilienza dei bambini?

Quali sono le strategie più efficaci per aiutare i bambini a rafforzare la loro resilienza? Cosa possono fare i genitori per supportarli?

Il benessere al centro della psicologia positiva

Esploriamo i fondamenti della Psicologia Positiva le sue applicazioni per promuovere il benessere, l'ottimismo e la crescita personale

WordPress Ads
cancel