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Il Disegno Narrativo Condiviso (2017) di Gianluigi Passaro – Recensione del libro

Il Disegno Narrativo Condiviso (2017) di G. Passaro offre al terapeuta infantile una riflessione teorica di matrice psicoanlitica e gestaltica sull'uso del disegno, ma soprattutto casi clinici, esempi ed istruzioni per impiegare il puntastorie in seduta

Di Alessia Incerti

Pubblicato il 07 Giu. 2018

Il Disegno Narrativo Condiviso di Gianluigi Passaro, è un invito a immaginare e giocare con la propria fantasia, non un manuale teorico sul disegno infantile. L’autore afferma che il suo scopo è: “rendere partecipe il lettore del mio mondo interno e del mio modo di essere in terapia così da rendere l’attività solitaria della scrittura un’opera a due che riguarda la coppia narrativa scrittore-lettore”.

Per questa ragione il testo si legge, si studia e si guarda. Ho letto il testo e ho ritrovato elementi teorici della psicoanalisi infantile e della psicologia della gestalt. Ho seguito le indicazioni dell’autore ed ho giocato con la mia fantasia, mi sono divertita e rilassata piacevolmente con il frutto delle mie storie inventate e disegnate immaginandomi in un dialogo virtuale con l’autore.

Il Disegno Narrativo Condiviso

L’autore condivide generosamente con il lettore il suo metodo di lavoro in psicoterapia fondato sul suo patrimonio di conoscenze certamente sia teoriche sia metodologiche nell’ambito di psicoanalisi, psicologia della gestalt, arte e letteratura, il mito, la fiaba.

In particolare Passaro riprende dall’ambito psicodinamico la tecnica dello Scarabocchio di Winnicott, nella quale il disegno è un esperienza di relazione e di condivisione.

Il disegno è un mezzo per il bambino di rielaborazione della realtà e di espressione del suo punto di vista. Usare carta e matita per la sciare una traccia di se è un esperienza importante per il bambino, che inizierà ad usare il disegno anche come mezzo di comunicazione del proprio mondo interno (pensieri e emozioni) con il mondo sociale.

Il disegno del bambino, a differenza delle parole o del pianto, resta nel tempo una volta realizzato e potrà essere guardato e riguardato sia dal bambino sia da mamma e papà e da molti altri osservatori. Lasciare una traccia di sé è una meraviglia di esperienza per il bambino!

Come afferma l’autore:

Il disegno è un oggetto sociale, è fatto per essere guardato dal bambino e visto dagli altri ed è una delle prime proiezioni del mondo interno per i genitori e gli altri in generale.

Attraverso i disegni dei bambini possiamo ricostruire il loro percorso di maturazione cognitiva, motoria, creativa ed emotiva.

Il disegno infanitle è a tutti gli effetto uno strumento psicoterapeutico .

Il Disegno Condiviso: dallo scarabocchio di Winnicott al puntastorie

Come per primo Winnicott, anche Passaro unisce il disegno al gioco e costruisce un procedimento ove i partecipanti, terapeuta e bambino, disegnano, costruiscono una storia che diviene un prodotto condiviso, l’incontro di due mondi interni.

A differenza dello Scarabocchio di Winnicott, il Puntastorie è una tecnica più strutturata, come spiega lo stesso autore:

la tecnica proposta da Winnicott lascia al bambino la possibilità di proiettare fantasie e immagini sul foglio senza alcuna regola formale, il Puntastoria presuppone uno spazio contenitivo, che lascia libertà di espressione e di invenzione al bambino, ma chiede alcune regole.

Sebbene con alcune regole la tecnica di Passaro permette l’espressione piena della creatività del bambino in una relazione di reciprocità e contenitore. Il puntastorie po’ essere unsato sia in una seduta con un singolo bambino, sia in gruppo, sia con bambino, mamma e papà.

Il Disegno Condiviso: cosa serve per il puntastoria

  • due fogli bianchi, uno per il disegno e uno per trascrivere la storia e i personaggi (formato A4 per un un incontro individuale, formati A3 o i cartoncini Bristol se in piccolo gruppo o con i genitori)
  • una matita per ciascun partecipante
  • una gomma per cancellare
  • un temperamatite
  • per colorare: pastelli, colori a cera, tempere, acquerelli.

La consegna, dalle parole dello stesso autore, è la seguente:

Adesso disegniamo dei puntini sul foglio, dove vogliamo noi, io farò i miei e tu i tuoi. L’unica cosa importante è che si vedano bene.

In media per un Puntastoria occorrono circa trenta minuti; la durata dipenderà dalla tecnica di colorazione usata e dalla ricchezza delle associazioni che emergeranno nella storia. Il terapeuta non dovrà avere fretta di finire o interpretare, perchè talvolta occorre un intera seduta solo per il disegno e la storia. L’autore, riferendosi alla propria esperienza clinica, consiglia la metodologia dai quattro sino ai quattordici anni di età.

Il disegno narrativo condiviso è una tecnica ma soprattutto un’esperienza relazionale e di creatività.

Nel testo, che consiglio vivamente agli psicologi dell’età evolutiva, l’autore nonché, il clinico spiega passo a passo il metodo che ha messo a punto; egli inoltre ha arricchito la sua descrizione con numerosi esempi clinici e disegni condivisi.

Concludo, sottolineando ciò che tutti i terapeuti che lavorano con i bambini sanno, ovvero l’importanza di mettersi in gioco ed avere le mani in pasta, citando l’autore:

nella psicoterapia con i bambini, giocare, disegnare e raccontare sono atti immaginativi che hanno un potere trasformativo: giochi, storie e parole diventano semi.

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Alessia Incerti
Alessia Incerti

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bruner, J. (1992), La ricerca del significato. Torino: Bollati Boringhieri
  • Oliverio Ferraris, A. (2012), Il significato del disegno infantile. Torino: Bollati Boringhieri
  • Winnicott, D. W. (2000) Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretazione di 300 scarabocchi.Roma: Armando Editore
  • Passaro, G. (2017) Il disegno narrativo condiviso. Disegnare e raccontare nella psicoterapia con i bambini. Roma: Armando s.r.l.
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Il disegno narrativo condiviso. Disegnare e raccontare nella psicoterapia con i bambini (2017) – Recensione del libro

'Il disegno narrativo condiviso' è un testo interessante per chi sia incuriosito dagli aspetti ludici del lavoro terapeutico, centrali con i bambini.

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