Il IV Cantiere Costruttivista si è tenuto a Milano dal 17 al 20 maggio scorsi. Lo scopo era ripensare, vivere e condividere la terapia.
Salito dentro la carrozza che conduce verso la magia, guardando dal finestrino, osservo di uscire dal mio tempo per entrare nello spazio-temporale dove le emozioni ed il corpo incontrano la persona, dove il soggetto protetto dal gruppo e dal contesto si lascia sprofondare nella scoperta di nuove parti di sé o scopre altri modi di stare al mondo. Non termina mai il processo che genera la dimensione della consapevolezza.
La destinazione del viaggio è Milano, dove dal 17 al 20 maggio 2018 si è svolto il IV Cantiere Costruttivista organizzato dall’Associazione di Terapia Cognitiva (ATC) di Roma e Nous di Milano. Il senso del cantiere è ripensare, vivere e condividere la terapia. I punti centrali sono la condivisione e l’assoluta parità tra i partecipanti.
I fondatori dell’ATC sono Toni Fenelli e Cecilia Volpi, sono trascorsi quattro anni da quando hanno pensato e creato l’evento annuale. I primi tre sono stati effettuati ed organizzati ad Alghero, in un camping in cui tutti gli organizzatori e partecipanti hanno convissuto per i quattro giorni di lavoro. Come dice Toni
quando sono al cantiere sono felice, la felicità dà dipendenza e quindi andiamo verso un nuovo cantiere.
Cantiere costruttivista: confronto e sperimentazione come fil rouge delle giornate
L’Officina è un evento formativo per numero limitato di persone, per poter utilizzare il corpo nella clinica cognitiva, aspetto talvolta poco approfondito; altamente consigliato per completare la formazione psicoterapeutica.
È rivolto
agli allievi, giovani terapeuti, terapeuti esperti e didatti delle scuole che avranno l’opportunità di incontrarsi nel cantiere costruttivista per vivere e condividere le proprie esperienze.
Il Cantiere è stato anticipato nel pomeriggio di giovedi 17 e la mattina di venerdi 18 a cura dell’Officina costruttivista. Questi momenti erano dedicati ad un numero minore di iscritti e tutti i partecipanti si ritrovavano allo stesso workshop per lavorare sulla stessa esperienza: mindfulness negli aspetti introduttivi e lavoro esperienziale sul corpo. La prima parte dell’Officina è stata condotta da Fabio Giommi della Nous, il quale ha proposto l’esperienza che ci ha condotti a comprendere come l’attenzione possa essere un fenomeno non prettamente cognitivo ma anche corporeo, come organo.
Il venerdi mattina il lavoro esperienziale ha preso una dimensione opposta, riprendendo gli aspetti del giorno prima, si è orientato prestando consapevolezza al corpo per condurci all’astrazione cognitiva.
Cosa si è fatto? La risposta è difficile. Si è agito, si è fatta esperienza senza soluzione di continuità che generalmente chiamiamo “confine”.
Un laboratorio interessante, a mio avviso, era centrato sul confronto tra i diversi modi in cui scuole di pensiero affrontano la trasmissione del sapere e gli aspetti formativi dei futuri psicoterapeuti. Non solo esposizione delle diverse teorie della mente e le tecniche utilizzate da ciascuno modello; il role playing e il dialogo sono stati un elemento fondamentale per comprendere come lavorano gli altri: in assenza di competizione e volontà di dimostrare la superiorità concettuale.
La fine dello spazio-tempo è l’inizio del cantiere di ognuno dei partecipanti, i quali hanno creato un gruppo coeso che sprigiona anche nei giorni successivi l’energia e lo spirito del Cantiere Costruttivista. In ultima analisi parliamo di futuro: ad Alghero il prossimo anno … o in Sicilia?