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Psicologo in farmacia: sull’onda degli entusiasmi…e dei dubbi!

La figura relativamente nuova dello psicologo in farmacia: come nasce, che ruolo vuole ricoprire, quali le modalità di accesso, quali gli organi e le istituzioni che promuovono l'iniziativa. E i dubbi: si sovrappone con il counseling? Cosa c'entrano i farmacisti counselor? E' veramente necessaria una formazione ad hoc?

Di Marina Morgese

Pubblicato il 10 Mag. 2018

Aggiornato il 08 Feb. 2019 14:59

Che il passaggio dal paradigma biomedico al paradigma biopsicosociale della salute sia stato un grande traguardo per la comunità scientifica è un dato di fatto: pensare alla salute come alla semplice assenza di malattia, così come si pensava in passato, era di fatto un riduzionismo ormai stretto, di cui ci siamo liberati ben volentieri. Oggi infatti l’OMS definisce la salute come “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non solamente assenza di malattia o infermità”.

I concetti dunque evolvono, i paradigmi per fortuna cambiano e si trasformano di conseguenza le professioni: l’interfacciarsi di diverse figure professionali nella cura delle persone è la meta da raggiungere, se davvero si ha in mente una cura del paziente a 360 gradi. Tra le figure professionali protagoniste di questo cambiamento, vi è senza dubbio la figura dello psicologo. Emblematica a riguardo è la figura dello psicologo in farmacia.

Psicologo in farmacia: come nasce

Per capire il potenziale del cambiamento e le ragioni che spingono psicologi e farmacisti a collaborare è utile fare riferimento alle attuali disposizioni legislative: con il D.L. 153 del 2009 “le farmacie partecipano alla realizzazione dei programmi di educazione sanitaria e di campagne di prevenzione delle principali patologie a forte impatto sociale”. Dunque la farmacia diviene un punto di riferimento per il territorio, offrendo ai cittadini servizi di facile accesso utili al benessere personale.

Il progetto nasce a Verona nel 2012, diffondendosi poi nelle grandi città del territorio nazionale. Il progetto pilota veronese ha visto collaborare un pool di psicologi che hanno condiviso procedure e protocolli per garantire la diffusione del benessere passando da un luogo, la farmacia per l’appunto, facilmente accessibile a tutti i cittadini. In questo modo, attraverso dei colloqui con i clienti delle farmacie, gli psicologi sono stati in grado di indirizzare chi presentava problematiche alle strutture e ai servizi territoriali più indicati per il trattamento.

Il progetto, come dicevamo, si è successivamente diffuso a macchia d’olio sul territorio italiano e i pionieri di questa esperienza hanno così costituito delle associazioni che tutelano la figura dello psicologo in farmacia. Tra questi Fiorella Palombo Ferretti, oggi presidentessa dell’Associazione Nazionale Psicologi in Farmacia (ANFIP), la quale descrive il suo lavoro come una vera e propria missione, che mira alla “cura di sé”, passando, per l’appunto, attraverso ciò che la stessa definisce “il tempio della salute“, ovvero le farmacie.

In una delle sue prime interviste, la Dott.ssa Palombo Ferretti racconta la sua esperienza: presente inizialmente in farmacia un pomeriggio ogni 15 giorni su appuntamento, svolgeva i colloqui in un locale appositamente adibito, in modo da garantire la privacy dei clienti. I colloqui erano effettuatti su appuntamento prefissato dal personale della farmacia a cui le persone chiedevano di accedere al servizio. Consapevole fin da subito dei rischi per la sua figura professionale, ad esempio un cattivo passaparola, si è fatta sempre forte di una programmazione ben strutturata e specifica. Dimostrarsi una risorsa per i clienti della farmacia, per Fiorella Palombo Ferretti, è stato sempre decisivo:

Dobbiamo ricordare sempre che stiamo “seminando” e se lo facciamo bene,il raccolto ci sarà e sarà buono.

Ed in effetti il raccolto è stato buono: dopo anni di lavoro in farmacia, come psicologa ma anche come progettista di formazione per agevolare e diffondere un lavoro strutturato, arriva la chiamata di FarmaCap che vorrebbe assumerla con un contratto a tempo indeterminato per occuparsi di formazione di dieci psicologi, per altrettante farmacie, presso le quali erano stati aperti dieci presidi socio-sanitari a forte valenza psicosociale.

Pertanto FarmaCap – che gestisce le farmacie comunali di Roma – è una delle protagoniste della promozione della figura dello psicologo in farmacia. E non è l’unica… anche FederFarma da anni promuove la diffusione della figura. Lo stesso Presidente di Federfarma Roma, Vittorio Contarina, sostiene che poter contare sulla figura di uno psicologo in farmacia, è un notevole vantaggio che facilita l’accesso ai servizi di consulenza psicologica. Contarina rimanda inoltre all’importanza dell’offerta di servizi in farmacia: il nucleo centrale dell’attività della farmacia continua a essere la dispensazione professionale del farmaco, alla quale devono essere abbinati servizi direttamente correlati per favorire il corretto uso dei farmaci, l’aderenza alle terapie e la prevenzione. Dunque i servizi aggiuntivi offerti sono un corollario, un di più che agevola i cittadini, perché permette loro un più facile accesso ad altre prestazioni sanitarie. La presenza dello psicologo in farmacia rientrerebbe proprio in quest’ottica, nella tutela della salute delle persone, salute che è insieme fisica e mentale.

Anche alcuni nomi della politica si sono espressi in merito alla questione psicologo in farmacia. E’ il caso di Emilio Carelli, ex direttore di Sky Tg24, oggi parlamentare del Movimento 5 stelle, che nella trasmissione “Il caffé di Federfarma” ha dichiarato che la figura del farmacista dovrebbe rinnovarsi ponendosi come il primo operatore sanitario vicino al cittadino, un primo interlocutore per il territorio e per il malato. Secondo il parlamentare, dunque, le farmacie si configurano come presidi utili a indirizzare il paziente verso soluzioni più mirate di cura della patologia,  attraverso la consulenza di altri professionisti. Aggiunge, inoltre, che è il percorso è stato messo al vaglio dell’Ordine degli Psicologi.

Vediamo proprio la posizione dell’ Ordine degli Psicologi: il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) ha recentemente istituito il gruppo di lavoroPsicologo in farmacia”, costituito da psicologi, da rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Ordine dei Farmacisti, insieme per definire quali sono le competenze professionali e le modalità operative dello psicologo all’interno della farmacia. A inizio anno, ad esempio, il CNOP con il patrocinio della Federazione Ordini Farmacisti Italiani ha organizzato il convegnoPsicologia in Farmacia. Un nuovo modello di aiuto” nel quale sono intervenuti rappresentati di aziende farmaceutiche quali Assofarm, Farcom e Farmacap, oltre alla già citata Fiorella Palombo Presidente ANPIF.

A fronte del proliferare del consenso intorno alla figura dello psicologo in farmacia, si sono diffusi su tutto il territorio Italiano, dei percorsi formativi ad hoc, con l’intento di dare a tutti i colleghi interessati, gli strumenti idonei ad operare in farmacia. Si può anche diventare soci di alcune associazioni, dietro il corrispettivo di una quota annuale, che consente agli iscritti di ricevere il materiale identificativo dell’associazione a cui si è iscritti e, su richiesta, il supporto per promuovere i progetti su tutto il territorio nazionale. Infine, solo per i soci, vengono forniti, alle farmacie richiedenti, i nominativi degli psicologi in possesso di adeguata formazione.

Psicologo in farmacia: alcuni dubbi

Ricapitolando: non si può dire che manchi l’entusiasmo relativamente alla figura dello psicologo in farmacia e i presupposti di base, ovvero il puntare a una cura non solo biomedica del paziente, sono anche validi e solidi. Di pari passo però, forse anche a causa di un certo scetticismo che accompagna sempre il nuovo, è lecito anche l’affiorare dei dubbi. In questo caso, mi preme sottolinearlo, vorrei che i dubbi di seguito esposti vengano presi come tali, come domande che necessitano di risposte – tra l’altro domande sorte in conversazioni sostenute con altri colleghi psicologi sull’argomento- e non da interpretare come domande dettate da una vena di polemica.

Formazione ad hoc e obblighi di affiliazione
Di fianco all’affermarsi del consenso intorno alla figura dello psicologo in farmacia, sono proliferati eventi formativi pensati per gli interessati. Inoltre, per alcune associazioni è indispensabile iscriversi in modo da poter accedere alle farmacie convenzionate ed esercitare in veste di psicologo in farmacia. I programmi sono più o meno gli stessi: il colloquio psicologico in farmacia, il counselling psicologico, la valutazione neuropsicologica, la psicologia dell’emergenza o anche l’ansia e le tecniche di rilassamento. Determinati strumenti formativi sono preziosi per i neofiti che, alle prime armi, hanno giustamente il desiderio di mettersi in gioco senza rinunciare a un’idonea formazione. Verrebbe da chiedersi però se uno psicologo o anche uno psicoterapeuta esperto debba necessariamente frequentare tali corsi per prestare servizio in farmacia, avendo avuto a che fare con determinate tematiche nel corso di anni di studio e di pratica.

Farmacista counselor?
D’altro canto, contemporaneamente, emergono anche corsi per il farmacista counsellor: che si stia andando incontro a una probabile confusione di ruoli per giustificare un ampliamento del pacchetto dell’offerta formativa?

Chi paga lo psicologo?
Inoltre, sarebbe anche lecito chiedersi quale impatto tutto questo abbia per la figura professionale dello psicologo. Ben più volte è stato ripetuto dai protagonisti della promozione della figura dello psicologo in farmacia come le farmacie non devono trasformarsi in vetrine per altri professionisti (e questo, si sa, dipende anche dall’atteggiamento che ciascun professionista mette in atto in determinati contesti). Sempre gli stessi promotori della figura dello psicologo in farmacia affermano che tali professionisti sono sicuramente da retribuire ma il loro costo non dovrebbe essere a carico della farmacia, quanto piuttosto dei servizi sociali del territorio. Si corre forse il rischio di perdersi nel mare del “chi deve corrispondere quanto” ai professionisti che vogliono promuovere la salute sul territorio, rischiando di sottovalutare la loro figura?

Sarebbe interessante confrontarsi su questi punti, ben accette sono le esperienze di chi magari contro tutte queste perplessità ha dovuto lottarci, per giungere infine a realizzarsi ed essere appagato dal proprio ruolo di psicologo in farmacia.

Il nostro sguardo, è bene ricordarlo, deve sempre mirare al benessere del paziente. Tuttavia, affinché ciò sia possibile, sarebbe opportuno ogni tanto porsi delle domande anche sul nostro ruolo e sulla nostra professione, conoscere meglio ciò che noi possiamo offrire ai pazienti e quale sia il modo migliore per farlo, confrontarci per trovare delle risposte. Sarebbe opportuno raggiungere il nostro obiettivo senza alcun ostacolo. Perché, si sa, il benessere del paziente dipende, in parte, anche dal benessere del professionista…

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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