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Stress e performance atletica (2017) – Recensione del libro di Cesare Picco

Il libro Stress & Performance Atletica di Cesare Picco fornisce un ottimo contributo volto a massimizzare i risultati positivi nello sport. Partendo dal costrutto di stress, è spiegato in che modo questo influenzi la prestazione, senza tralasciare altre variabili quali le carattestiche di personalità dell'atleta

Di Angelica Gandolfi

Pubblicato il 20 Apr. 2018

Nel libro Stress & Performance Atletica, Cesare Picco affronta il tema delle relazioni tra lo stress e le prestazioni sportive dipingendo un quadro ben più complesso rispetto a quello basato solamente sulle informazioni riferite alle medie della popolazione.

 

Cesare Picco, infatti, parte dal presupposto che esistano le eccezioni alle regole, eccezioni rappresentate da atleti e sportivi il cui funzionamento non coincide con quello delineato dalle teorie formulate finora. L’autore, attraverso i cinque capitoli che compongono il libro Stress & Performance Atletica, accompagna il lettore nel mondo dello stress, dapprima introducendolo al concetto con riferimenti alle dottrine classiche, per poi entrare nella fitta rete di relazioni tra stress e performance atletiche.

Cos’ è lo stress?

Nel primo capitolo l’autore Cesare Picco presenta lo stress come un processo di adattamento ad un qualsiasi cambiamento, che deriva sia da un eccesso sia da una mancanza di stimolazione rispetto ad un livello ottimale. Per approfondire il tema, l’autore riporta nel dettaglio la Sindrome Generale di Adattamento, spiegando le fasi che attraversa il nostro organismo nel momento in cui reagisce a uno stress: la fase di allarme, suddivisa nelle sottofasi Shock e Contro-Shock; la fase di resistenza e la fase di esaurimento. Per ognuna di queste, sono indicate le variazioni che avvengono a livello corporeo ed endocrino. È poi esposta la sintomatologia legata allo stress, nei livelli fisico, comportamentale e psicologico. Cesare Picco si mostra attento a non lasciare nulla al caso, dedicando spazio anche a quella che definisce l’altra faccia della medaglia dello stress, ovvero la resilienza, spiegandone le varie componenti e i collegamenti con determinate caratteristiche di personalità. Si continua affrontando l’esperienza di flow, uno stato di immersione nell’attività in cui si raggiunge la prestazione ottimale.

È interessante notare come le spiegazioni in Stress & Performance Atletica siano chiarificate da numerosi esempi e riferimenti alla pratica atletica, che rendono molto più comprensibili i significati descritti.

Stress & Performance Atletica: come agisce lo stress sulle prestazioni sportive?

Nel secondo capitolo di Stress & Performance Atletica si inizia a collegare lo stress alle performance atletiche, partendo dalla rappresentazione della legge di Yerkes e Dodson, che mette in relazione il livello di stress provato con la bontà della performance, spiegando come le prestazioni migliori avvengano all’interno di una fascia intermedia di attivazione (eustress). È qui che Cesare Picco introduce le conoscenze derivanti dalla sua esperienza, spiegando come questa curva stress-performance non valga per tutti gli atleti. L’autore propone quindi cinque differenti curve, definite utilizzando nomi di motori: Motore a benzina, Motore a diesel, Motore a gas, Motore misto di tipo A, Motore misto di tipo B. Esplicitare al meglio e nel dettaglio l’ associazione tra stress e performance è basilare affinché ogni atleta possa identificare il proprio livello ottimale di attivazione, compresi coloro che si discostano dal funzionamento della maggioranza della popolazione. Sono ipotizzate cinque curve normali, non più una, nelle quali rientrano percentuali diverse di casi. Avere consapevolezza della posizione che si occupa nella propria curva in un determinato momento, continua l’autore, consente di mettere in atto strategie di ipo- o iper-attivazione che permettano uno spostamento verso la personale fascia ottimale di stress, massimizzando le possibilità di performance positive.

Anche qui si nota l’attenzione posta da Cesare Picco nel cercare di fornire una visione completa dell’argomento che comprenda anche gli aspetti negativi, ad esempio con la descrizione della sindrome del burn-out sportivo, illustrato nelle varie componenti, e dell’overtraining, il sovrallenamento, di cui si riportano i principali sintomi. In Stress & Performance Atletica, Cesare Picco accenna anche alle relazioni tra stress e altri fattori costituenti la vita di un atleta, come gli infortuni e l’ alimentazione.

Cosa sono le curve stress-performance?

Il terzo capitolo di Stress & Performance Atletica è dedicato all’esposizione vera e propria delle curve stress-performance menzionate precedentemente. Per ognuna di queste tipologie atletiche vengono riportate le principali caratteristiche, la fenomenologia corrispondente ai diversi livelli della risposta allo stress, secondo il modello della Sindrome Generale di Adattamento, e le indicazioni su come si concretizzino tali specificità nelle fasi dell’attività atletica, cioè allenamento/preparazione, pre-gara, gara e recupero. Vale la pena spendere due parole sulle diverse curve.

  • Il Motore a benzina rimanda alla condizione più diffusa tra gli atleti. Questi sono caratterizzati da una reazione psico-fisica allo stimolo veloce ma non immediata e da una resistenza di durata medio-lunga, che viene terminata dal soggetto prima che lo stress raggiunga picchi elevati, per permettere un buon recupero. Un soggetto di questa categoria è definito “All-Around Player”, un atleta che riesce ad essere performante in una molteplicità di situazioni e contesti e a livelli competitivi differenti. D’altro canto, lo svantaggio è proprio la difficoltà nel trovare quella specificità in grado di farlo emergere davvero.
  • L’atleta con il Motore a gas mostra un funzionamento migliore e una migliore prestatività quando scarsamente sollecitato. Il basso livello di stress deve però essere presente sia a livello sportivo sia extra-sportivo. È caratterizzato da una risposta immediata al cambiamento, che avviene cioè a bassi livelli di attivazione, e passa velocemente alla fase di resistenza e a quella di esaurimento, rendendolo poco efficace in situazioni che richiedono un impegno duraturo e nei momenti decisivi di alto stress. Le capacità dell’atleta sono inficiate negativamente da livelli di stress anche bassi.
  • Il Motore a diesel è caratterizzato da prestazioni buone sulla lunga durata e se stimolato abbondantemente. La risposta allo stress è tendenzialmente lunga, seguita da una fase di resistenza anch’essa prolungata che permette di gestire una grande mole stressogena o stress molto intensi e che si esaurisce, invece, con un repentino tracollo, seguito spesso da una sintomatologia fisica invalidante. La performance migliora all’aumentare dello stress ma, nel momento del decadimento, raggiunge livelli decisamente inferiori alle proprie capacità, generando effetti controproducenti per sé o per la squadra. Il grande vantaggio di riuscire ad essere molto efficienti in presenza di stress elevati si accompagna al rischio di incappare nella troppa attivazione che comporta la caduta libera delle proprie abilità.
  • Gli atleti con Motore misto A e B presentano prestazioni positive in due momenti, ai livelli di stress medio-basso e medio-alto, e prestazioni inferiori con attivazioni basse, medie e alte. Il primo tipo ha una partenza molto buona, cui segue un calo nella fase centrale dell’attività, per poi tornare a crescere sul finale, senza però riuscire più a raggiungere la qualità della prova iniziale. Il Motore misto B ha un andamento sovrapponibile che si differenzia solo per il fatto che la performance migliore si posiziona al secondo picco di performance positiva, ovvero a livelli medio-alti di stress, in modo speculare al tipo A.

Stress & Performance Atletica: il ruolo delle caratteristiche di personalità

Cesare Picco allarga il suo lavoro indagando alcune caratteristiche di personalità coinvolte nella percezione e nella gestione dello stress. Di esse sono descritte le varie proprietà e ne vengono spiegate le relazioni con e le influenze sulla prestazione. Di seguito è riportato un elenco delle componenti prese in esame:

  • autoefficacia: un atleta che ha fiducia nelle proprie capacità e si sente in grado di affrontare le sfide, percepirà meno stressanti gli eventi, si mobiliterà più facilmente e metterà in pratica soluzioni più efficaci;
  • ansia di tratto: la predisposizione a reagire in modo ansioso anche in situazioni poco attivanti;
  • vigoria psicologica: è composta da Commitment, la capacità di provare piacere in ciò che si fa, da Control, un approccio attivo alle situazioni stressanti, e da Challange, la considerazione dei cambiamenti e delle difficoltà come sfide positive;
  • locus of control: la personale interpretazione delle cause degli eventi, dei successi e degli insuccessi, come dipendenti da sé stessi o da fattori esterni;
  • comportamento di tipo A e B: in generale, le personalità A vivono stati affettivi e mettono in atto comportamenti volti a raggiungere nuovi obiettivi nel minor tempo possibile, mentre le personalità B affrontano la vita con tranquillità e meno ambizione;
  • sensation seeking: i “ricercatori di sensazioni” sono individui che necessitano di sperimentare un livello decisamente elevato di sensazioni e di emozioni;
  • alessitimia: una caratterizzazione cognitiva contraddistinta da una preponderanza di pensiero concreto/operatorio, a discapito della sfera emozionale, ideativa e onirica, dalla povertà nei rapporti sociali, da una rigidità posturale, da un’attenzione marcata a sintomi fisici specifici, da una difficoltà a leggere i propri e gli altrui sentimenti, da scarsa capacità introspettiva;
  • perfezionismo: tendenza a cercare standard elevati di prestazione, che può essere considerata un fattore predisponente al successo sportivo, ma che può anche sfociare in eccessiva autocritica e in uno stile di pensiero ruminativo;
  • ottimismo: una predisposizione che sembra incidere positivamente sulla risposta allo stress, ad esempio contrastando l’emersione di sintomatologia fisica stress-correlata;
  • apertura sociale: la presenza di relazioni significative e di rete sociale è un fattore protettivo nei confronti di eventi stressanti o nei momenti problematici della vita;
  • senso di coerenza: gli atleti con questa caratteristica percepiscono gli eventi della loro vita come comprensibili, gestibili e densi di significato;
  • affettività negativa/nevroticismo: consiste nello sperimentare frequentemente stati mentali interni negativi come insoddisfazione e rabbia;
  • pensiero autotelico: consente di trovare la motivazione nel praticare una determinata attività, per il piacere stesso provato durante lo svolgimento;
  • self-handicapping: strategia che identifica preventivamente i motivi, con causa esterna, per cui si potrebbe incappare in un fallimento;
  • paura di vincere: o Nikefobia, porta l’atleta a comportarsi in modo poco produttivo nei momenti decisivi.

È intuibile come tutte queste particolarità possano incidere sulla percezione e sulla gestione dello stress.

Una marcia in più per vincere

L’ultimo capitolo di Stress & Performance Atletica, infine, sottolinea i risvolti positivi che può avere una considerazione approfondita della relazione stress-performance nell’attività di ogni atleta. Il libro fornisce un ottimo contributo volto a massimizzare le possibilità di miglioramenti e di risultati positivi nell’attività sportiva. Delineare un profilo adeguato dell’atleta, permette di dare un significato alle reazioni manifestate nei diversi momenti costituenti lo sport e di aumentare la conoscenza di se stessi nell’ottica non solo di ottimizzare le prestazioni, ma anche di favorire il proprio benessere psico-fisico.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Picco, C. (2017). Stress & Performance Atletica. Francavilla al mare, CH: Edizioni Psiconline.
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