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Adolescenti violenti contro i genitori: le cause e i possibili trattamenti terapeutici

Cosa spinge gli adolescenti a mettere in atto comportamenti aggressivi verso i propri genitori? è importante capire le motivazioni e le cause che rendono gli adolescenti violenti, e quali sono gli interventi più efficaci per prevenire e trattare le loro condotte aggressive.

Di Miriam Melani

Pubblicato il 24 Apr. 2018

L’ aggressività contro i genitori è diventata oggetto di interesse nel mondo accademico solo recentemente, rispetto ad altre forme di violenza privata; è importante capire le motivazioni che spingono a esibire comportamenti aggressivi contro i coetanei e i genitori e a diventare degli adolescenti violenti, e quali sono gli interventi più efficaci per prevenire e trattare questo tipo di problema.

 

I conflitti tra figli e genitori sono molto comuni nell’ adolescenza e le cause sono da ricondurre al risveglio di nuovi bisogni fisiologici e psicologici quali il desiderio di autonomia, l’eccitazione motoria ed un particolare interesse per l’immagine del proprio corpo.

L’ aggressività contro i genitori è stata attribuita anche a fattori di natura sistemica come le modalità comunicative disfunzionali in famiglia, l’aver assistito a episodi di violenza tra genitori, l’inadeguata canalizzazione di emozioni negative come la rabbia. Alcuni studiosi (Margolin, Baucom 2014) hanno tuttavia dimostrato che i comportamenti violenti degli adolescenti contro i propri genitori sono più diffusi tra i soggetti affetti da disturbi della condotta e da disturbi di personalità piuttosto che negli individui con sviluppo nella norma.

E’ stato dimostrato che in seguito a profonde influenze genitoriali negative, i bambini e gli adolescenti possono sviluppare dei disturbi nella sfera emotiva, come una scarsa regolazione delle emozioni, impulsività, scarica motoria della rabbia e della frustrazione (acting-out). Problemi nella sfera affettiva possono portare ad una bassa tolleranza allo stress con conseguenti reazioni disfunzionali in caso di litigi e conflitti.

Adolescenti violenti: quali i fattori di rischio?

Tra i fattori di rischio più comuni che influenzano lo sviluppo di comportamenti violenti nell’adolescenza e che rendono gli adolescenti violenti nei confronti dei genitori e non solo, ritroviamo:

  • educazione basata sulle punizioni corporee, sensi di colpa, denigrazione, derisione ed esasperata coercizione
  • frequenti litigi tra i genitori, soprattutto se violenti
  • violenza assistita
  • disregolazione emozionale (a partire dalla relazione diadica madre-figlio)
  • basso status socio-economico della famiglia
  • vulnerabilità (predisposizione all’affettività negativa, tratti temperamentali)
  • disturbi della condotta presenti durante l’infanzia
  • sesso (i maschi hanno una tendenza maggiore a sviluppare disturbi esternalizzanti rispetto alle femmine)
  • l’appartenenza a bande criminali
  • complesso edipico non superato
  • crescere senza genitori o con un genitore la cui autorità non è riconosciuta
  • difficoltà a inibire gli impulsi

Secondo alcuni studi longitudinali, nessuno di questi fattori di rischio preso singolarmente è responsabile dello sviluppo di comportamenti violenti, quanto una loro combinazione. L’individuazione precoce di alcuni tra questi fattori di rischio (ad esempio nell’infanzia o nella pre-adolescenza), può essere utile nel proteggere gli adolescenti dallo sviluppo di un disturbo antisociale di personalità.

Adolescenti violenti: dall’ acting-out ai casi estremi di omicidi intrafamiliari

Gli adolescenti tendono a comunicare i loro bisogni e le loro emozioni, così come i conflitti più profondi, principalmente attraverso l’azione. L’ acting-out infatti è uno dei meccanismi di difesa più utilizzati dai soggetti con disturbi esternalizzanti (l’ acting-out, per definizione, non è patologico, a meno che non rechi danno a sé e al prossimo- per approfondimenti sul tema dell’ acting-out si veda Lingiardi, Madeddu 2002). Anche nei casi di disturbi del comportamento come i Disturbi del Comportamento Alimentare o l’abuso di sostanze siamo in presenza di una prevalenza di acting-out, a testimonianza di un fallimento nel processo di mentalizzazione. Il proprio corpo diventa centrale nella mente dell’adolescente: colpito, graffiato, svuotato, amato e odiato, funge da mezzo di comunicazione e testimone di dolore e sofferenza interiori. Le azioni violente sul proprio corpo e sul corpo altrui portano con sé il significato della vendetta e della punizione come risultato di rabbia repressa e narcisismo ferito (Maggiolini 2014).

In tutto questo, centrale è anche il risveglio del Complesso Edipico quale configurazione primaria del sistema figlio-madre-padre già sperimentato nella primissima infanzia. Nel periodo edipico si assiste ad una rivalità e competizione con il genitore dello stesso sesso (complesso di Elettra per le femmine) ed un desiderio erotico (inconscio) nei confronti del genitore di sesso opposto. Per quanto la dinamica relazionale sottostante la configurazione edipica sia in larga parte inconscia, assume un ruolo importante nella conflittualità esasperata tra genitori e figli adolescenti.

In casi più estremi, ma fortunatamente isolati, la violenza contro i genitori può trasformarsi in omicidio, come gesto disperato di affrancamento dalla morsa di un genitore vessatorio o opprimente. Lo psichiatra italiano Vittorino Andreoli, studiando casi di adolescenti violenti e omicidi intrafamiliari, ha evidenziato che il più delle volte

La relazione con il genitore è chiaramente di natura nevrotica, basata su un legame di dipendenza in gran parte inconscia, che rende la presenza dell’altro necessaria e condizionante […] vi sono odio e amore, una relazione dalla quale non si può scappare perché il nodo non è logico-razionale ma radicato nel profondo della psiche. Diventa impossibile cancellare l’altro, la cui presenza è forte come un magnete, non lo si può eludere, lo si può solo uccidere (2002, p.24).

L’uccisione di cui parla Andreoli può essere intesa anche come eliminazione simbolica del genitore percepito come opprimente e invalidante, agendo sul suo corpo con violenza e brutalità.

Tra le motivazioni più profonde della ribellione violenta contro i genitori vi è un disperato bisogno di libertà: gli adolescenti non sopportano le restrizioni e le imposizioni dei genitori che sono sentiti come ostili ed egodistonici (dall’immagine di sé, dalle proprie emozioni e dai propri bisogni). Vergogna, umiliazione, psicopatologia, inadeguatezza genitoriale sono quindi elementi di cui tenere conto quando si cerca di comprendere le ragioni del comportamento degli adolescenti violenti.

Alcuni studi scientifici suggeriscono che gli adolescenti non sono in grado, quanto gli adulti, di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e di calcolare il rischio. Queste caratteristiche possono essere di natura temperamentale (impulsività, ricerca di sensazioni, scarsa abilità decisionale). Inoltre i soggetti con ipofunzionalità della corteccia prefrontale esibiscono una marcata disinibizione comportamentale (Gennaro, Scagliarini 2007).

Il ruolo della comunicazione famigliare nello sviluppo di condotte violente

Secondo alcune teorie sulla comunicazione (Watzlawick, Jackson 1971; Laing 2002), gli adolescenti violenti e arrabbiati presentano delle difficoltà nel comunicare pensieri ed emozioni ai propri genitori: le famiglie disfunzionali utilizzano modalità interattive “patologiche” come i silenzi, espressioni ambigue, sguardi sfuggenti, incoerenza tra ciò che viene detto e ciò che viene mostrato. In gran parte dei casi, ciò che emerge da un’analisi approfondita delle dinamiche relazionali disfunzionali appartiene al registro dell’implicito, del non-detto, causando nella mente del figlio fantasmi di distruzione. La comunicazione patologica può influenzare i soggetti con predisposizione all’affettività negativa.

Adolescenti violenti contro i genitori: cosa si può fare?

Comprendere le ragioni che spingono gli adolescenti a diventare adolescenti violenti e a commettere azioni criminali è rilevante ai fini della pianificazione di strategie di prevenzione e trattamento. La prevenzione è un beneficio sia per il soggetto autore di violenze sia per la società (Huntley et al. 2017).

Come spiegato in precedenza, lo sviluppo del comportamento violento affonda le radici nelle dinamiche familiari disfunzionali e in fattori come disturbi di personalità, storie di abusi, impulsività, difficoltà nel regolare le emozioni, nella vulnerabilità biologica e in sistemi di attaccamento inadeguati.

L’intervento precoce può essere la chiave: inizialmente i figli possono evitare di parlare degli abusi dei genitori  perché non li vogliono tradire, per proteggere il senso di lealtà che tiene unita la famiglia (Onnis 2013). Tuttavia, incoraggiare i ragazzi (ma anche i genitori) a chiedere aiuto ai professionisti della salute mentale può rinforzare le azioni preventive e impedire l’esacerbazione della conflittualità intrafamiliare.

Tra gli interventi terapeutici più efficaci vi sono quello sistemico-familiare e il colloquio motivazionale. Lo scopo del primo approccio è quello di incoraggiare sia i figli che i genitori ad adottare modalità interattive prosociali basate sull’ascolto reciproco e sull’espressività emozionale, sull’accettazione e la comprensione dei rispettivi punti di vista. Il secondo, è uno strumento molto efficace che ha come scopo quello di promuovere nell’ adolescente uno stile di vita più salutare facendo leva sulle sue risorse interiori, capacità e abilità sia cognitive che emozionali. Il giovane viene stimolato a riflettere sulle proprie scelte e azioni, a immaginare comportamenti alternativi più funzionali al suo benessere e a quello altrui, attraverso feedback personali e l’implementazione di piani di cambiamento sotto la guida dell’operatore. Il colloquio motivazionale raggiunge risultati migliori quando viene coinvolta anche la famiglia.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Andreoli V. (2002) Il lato oscuro. Un grande psichiatra racconta nove storie italiane di crimine e follia. Rizzoli
  • Gargiullo B.C., Damiani R. (2010) Vittime di un amore criminale. La violenza in famiglia: natura, profili psicologici, casistica clinica e giudiziaria. Franco Angeli
  • Gennaro A., Scagliarini (2007) Temperamento e personalità, Piccin
  • Huntley et al. (2017) Introduction to parricide: when children kill parents, The Journal of forensic behavioral Health,  Vol 1, No 1
  • Ingrasci' G., Picozzi M.(2002), Giovani e crimini violenti. Psicologia, psicopatologia e giustizia, McGraw-Hill
  • Maggiolini A. (2014) (a cura di). Senza paura, senza pietà. Valutazione e trattamento degli adolescenti antisociali, Raffaello Cortina Editore
  • Onnis L.(2016), Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società, FrancoAngeli, Milano
  • Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. (1971), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi, Casa Editrice Astrolabio
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