Di queste profonde connessioni si occupa la Psicologia dello sport e dell’esercizio fisico, ambito scientifico che richiede allo psicologo una specifica professionalità e formazione, e che l’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana stimola e promuove attraverso l’istituzione di un apposito Tavolo tecnico, i cui risultati sono stati diffusi tra gli addetti ai lavori in occasione dell’incontro svoltosi a Palermo lo scorso 18 gennaio, nella sede del Coni.
Psicologia dello sport: le connessioni tra mente e corpo
Mens sana in corpore sano, recita una famosa frase, a enfatizzare lo stretto legame tra mente e corpo e il loro reciproco influenzamento in termini di salute (o malattia).
L’impatto positivo della mente sulla salute del corpo e, di converso, l’impatto positivo per un corpo “da tenere in forma”, da “allenare”, con cui “gareggiare” di una mente parimenti “allenata”, in grado di trainarlo verso obiettivi di successo.
Di queste profonde connessioni si occupa la Psicologia dello sport e dell’esercizio fisico, ambito scientifico che richiede allo psicologo una specifica professionalità e formazione, e che l’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana stimola e promuove attraverso l’istituzione di un apposito Tavolo tecnico, i cui risultati sono stati diffusi tra gli addetti ai lavori in occasione dell’incontro svoltosi a Palermo lo scorso 18 gennaio, nella sede del Coni.
Il ruolo dello psicologo dello sport
“Questo incontro si svolge a un anno e mezzo dall’istituzione del tavolo tecnico di Psicologia dello sport (TTPS) dell’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana (OPRS) fortemente voluto dal Presidente dell’OPRS Fulvio Giardina e che vede la partecipazione, tra gli altri del Coni nazionale– commenta Graziella Zitelli, Coordinatrice del Tavolo Tecnico di Psicologia dello sport e Consigliere OPRS – L’esigenza forte da cui nasce il Tavolo è di chiarire le competenze specifiche dello psicologo dello sport, da distinguere da altri professionisti che utilizzano competenze non psicologiche (ad esempio allenatori che svolgono impropriamente il ruolo di mental coach). Il nostro obiettivo è tutelare, da un lato, la professione e dall’altro il cliente e il suo benessere. Oggi la presenza dello psicologo definisce peraltro una squadra di qualità: la Federazione Italiana Gioco Calcio stabilisce che, per potersi definire squadra di calcio d’élite, una squadra deve prevedere quattro incontri con uno psicologo durante l’anno sportivo. Insomma, lo psicologo che si occupa di sport non può permettersi di improvvisare e deve essere a conoscenza degli spazi lavorativi che questo ambito apre, finalità principali di questo incontro informativo”.
E sulle specifiche competenze della figura dello psicologo, così come sui suoi confini, apre i lavori Fulvio Giardina, sottolineando che “lo sport coinvolge tutti, senza limiti di età, e che lo psicologo è chiamato a riconoscere i propri limiti, poiché non è un allenatore, e a programmare e valutare l’intervento sportivo”.
Approfondendo gli ambiti di applicazione propri della psicologia dello sport l’incontro ha quindi indagato le quattro aree di interesse per la disciplina, attraverso le relazioni dei componenti del Tavolo Tecnico.
“Quando si pensa allo psicologo dello sport immediatamente si pensa al mental training; non negando l’importanza della componente mentale nella prestazione, tuttavia le aree di applicazione della psicologia dello sport sono varie – sottolinea Monica Monaco, psicologo, componente del TTPS – Tra queste è da ricordare la prevenzione, per esempio dei drop out dovuti alla demotivazione; esiste poi l’area della formazione, da rivolgere allo staff tecnico, ai dirigenti, o, nel caso di bambini, l’informazione indirizzata ai genitori. Per quanto riguarda infine l’intervento sulla prestazione, questa utilizza diverse tecniche psicologiche di potenziamento dell’atleta, senza perdere di vista il gioco di squadra”.
Prestazione dell’atleta e vittoria del gruppo come binomio indissolubile, a cui lo psicologo deve mirare, nel contempo massimizzando le risorse dell’atleta e analizzandone la personalità.
“L’interesse della squadra è certamente prioritario, benché l’atleta debba trovare spazi per esprimersi – spiega Gabriele Grasso, psicologo, componente del TTPS – Ecco perché lo psicologo deve osservare scientificamente sia le relazioni all’interno della squadra sia tra gruppi, come tra la squadra e lo staff tecnico, al fine di modulare le variabili che influenzano la prestazione, come la gestione della leadership, che permette ai giocatori di raggiungere obiettivi condivisi e accrescere il senso di appartenenza alla squadra.”
“Riguardo invece alle tecniche di mental training esse mirano a rafforzare le abilità che un giocatore deve possedere per effettuare una buona prestazione, come l’attenzione e la concentrazione sull’obiettivo, il controllo dell’arousal, la corretta gestione delle emozioni e le capacità di recupero dagli errori – continua Giuseppe Saia, psicologo, componente del TTPS – Tra queste si ricorda il training autogeno, le tecniche di respirazione e l’imagery, ovvero la visualizzazione del gesto in immaginazione, che facilita la messa in atto dello stesso”.
La mente quindi, come “guida” per prestazioni fisiche ottimali, ma anche come “cura” per il corpo, poiché la mente accelera il recupero fisico, anche dopo gravi infortuni, secondo quanto studiato dalla psicotraumatologia, altro ambito di interesse per lo psicologo dello sport.
“La mente favorisce la guarigione, ma è vero anche che la ostacola, così la tensione nervosa agisce fisicamente anche su un arto dichiarato sano dal medico dopo un infortunio, e inoltre favorisce gli infortuni stessi– precisa Graziella Zitelli – A tal proposito le tecniche di respirazione risultano molto utili a prevenire gli infortuni”.
Un interesse per la prestazione, la cura, la valorizzazione del benessere psicofisico, delle aree funzionanti della persona che la Psicologia dello Sport rivolge a tutte le fasce di età e a tutte le condizioni psicofisiche (minori, anziani, disabili), attingendo alle nozioni della psicologia evolutiva, della psicogeriatria e dell’handicap, in stretta collaborazione con un team di professionisti come medici dello sport e nutrizionisti.
Una disciplina variegata che guarda alla prestazione, alla consapevolezza del movimento, al potenziamento delle parti sane del corpo, al gioco quale forma di piacere individuale ed espressione di appartenenza e di identità.