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Dove si fa l’amore? E in che momento della giornata? – L’educazione sessuale e affettiva all’ultimo anno della scuola primaria

L' educazione sessuale e affettiva all'ultimo anno della scuola primaria si rivela un valido aiuto per genitori e bambini alle prese con vari cambiamenti

Di Valentina Congedo

Pubblicato il 14 Feb. 2018

Nell’ educazione sessuale e affettiva, le conoscenze trasmesse e le abilità relazionali promosse sono differenziate per fasce d’età, come indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Introduzione: l’ educazione sessuale

L’ educazione sessuale è una materia di insegnamento obbligatoria nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea; fanno eccezione alcuni, tra cui l’Italia. Nell’ educazione sessuale e affettiva, le  conoscenze trasmesse e le abilità relazionali promosse sono differenziate per fasce d’età, come indicato dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’ educazione sessuale e affettiva precoce è concepita come una forma di prevenzione primaria delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, previene forme di sfruttamento, coercizione e abuso sessuale, esamina pregiuzi e stereotipi legati all’identità di genere, previene discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.

Il laboratorio di educazione sessuale e affettiva all’ultimo anno della scuola primaria

Questo articolo è scritto sulla base della mia esperienza del laboratorio di educazione sessuale e affettiva proposto agli alunni dell’ultimo anno della scuola primaria; essi sono nel pieno della preadolescenza, una fase di passaggio a livello psichico, fisico, concreto. Durante l’intero anno scolastico, i bambini si trasformano, ma non tutti allo stesso ritmo: è usuale vederli cambiare in ragazzini che somigliano a giraffe sgraziate, oppure osservare differenze accentuate di altezza e robustezza fisica. Non ci sono solo differenze tra compagni di una stessa classe, ma anche nel medesimo alunno si può generare una disarmonia tra la crescita psichica e fisica: ci sono bambini con teste infantili avvitate su corpi da preadolescenti o viceversa, minuti, gracili e maturi pensatori.

Il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria rappresenta un grande salto verso un nuovo ambiente, che, in quanto sconosciuto, viene sovente fantasticato come minaccioso. Dall’essere i più grandi, saranno catapultati in un mondo in cui saranno i più piccoli, gli allievi più “terribilmente” vicini all’infanzia rispetto agli altri che sono già dei ragazzi. Inoltre, questo salto li costringe ad affrontare la separazione dal gruppo classe e dalla maestra, un’esperienza che, per alcuni di loro, può entrare in risonanza con la questione delle separazioni coniugali, che sono sempre più frequenti.

Per tutte queste ragioni, il laboratorio di educazione sessuale e affettiva è proposto all’ultimo anno della scuola primaria. L’obiettivo è di affrontare i temi relativi alla crescita e alla sessualità in chiave relazionale.

Il percorso si snoda lungo alcuni incontri, i cui temi ripercorrono la vita di ciascuno e il “mistero” delle sue origini.

Il laboratorio è preceduto da un incontro di presentazione ai genitori, il cui obiettivo è di scoprire se l’argomento è già stato affrontato a casa e in che modo, che tipo di domande hanno fatto i bambini, eventuali difficoltà dei genitori o suggerimenti su temi da affrontare.

I bambini possono anche fare domande in forma anonima, che troveranno una risposta nello spazio del laboratorio. Il titolo di questo articolo riporta proprio alcune di queste domande anonime.

Il punto di vista dei genitori: le loro preoccupazioni legate all’incipiente adolescenza dei figli

L’incontro di presentazione del laboratorio di educazione sessuale e affettiva rappresenta una buona occasione di confronto tra i conduttori degli incontri e i genitori, e tra i genitori stessi.

I presenti esprimono in modo più o meno esplicito i loro pensieri e le loro preoccupazioni, a seconda del loro carattere. Solitamente, la discussione si concentra sul passaggio alle scuole medie inferiori e sul problema del bullismo. Alcuni sembrano chiedersi se i loro figli sopravviveranno a tale cambiamento, tanto che non è più chiaro a chi appartengano le paure, se a loro o ai figli. I partecipanti che hanno figli maggiori rassicurano gli altri: è un passaggio faticoso, ma fattibile, che ognuno di noi ha superato.

Il tema del bullismo meriterebbe un discorso a parte; sebbene sia sempre esistito, i mezzi di comunicazione di massa attuali lo hanno reso un fenomeno molto più pervasivo nella vita delle giovani vittime. Se un tempo ci si trovava a disagio o in difficoltà nella propria classe, era possibile ritagliarsi spazi completamente diversi e separati (attività sportive, ricreative, parrocchiali) in cui incontrare altri gruppi di coetanei con cui stare bene. Oggi, grazie al cellulare e ai social network, le derisioni o i commenti seguono i ragazzi dappertutto e a qualsiasi ora, senza pause e spesso senza filtri, purtroppo.

Altre questioni che i genitori suggeriscono di affrontare sono domande da parte dei figli sul cambiamento e sulla crescita puberale, sui rapporti amicali o amorosi con i coetanei.

Negli ultimi due o tre anni, c’è sempre qualche genitore che chiede di trattare, nel corso del laboratorio di educazione sessuale e affettiva, il rischio di adescamento sui social network da parte di pedofili e di ragionare con i loro figli sull’invio tramite cellulare di messaggi, immagini o video dal contenuto intimo/erotico.

Inoltre, alcuni genitori ritengono un importante oggetto di discussione gli eventi di cronaca come il femminicidio, la prostituzione minorile, oppure questioni politiche e valoriali come l’omosessualità e le pari opportunità. E’ impossibile tenere lontane le orecchie appuntite dei bambini dal telegiornale o dalle discussioni tra gli adulti e dunque le domande su tali argomenti sono (per fortuna) inevitabili; anzi, assolutamente non vanno ignorate, pena la generazione di una grande confusione nella testa dei bambini.

Il punto di vista dei figli: le domande anonime dei bambini su pubertà e sessualità

Molte delle domande scritte in forma anonima riguardano il modo in cui avviene il concepimento, la vita del bambino in gestazione e nel primo periodo dopo la nascita. Questioni attinenti e frequentemente poste sono la contraccezione, l’interruzione di gravidanza, le gravidanze gemellari, le malformazioni del feto ed eventuali disabilità.

Si trovano spesso domande sulla pubertà e sui cambiamenti del corpo, sull’arrivo e sulla convivenza con il ciclo mestruale. Alcune riflessioni virano su aspetti del mondo interno: i “bambini” osservano in se stessi, o se, li hanno, nei fratelli più grandi, sbalzi di umore più frequenti, complicazioni nei rapporti di amicizia e con i genitori, sentono battute maliziose un po’ oscure,  cominciano a provare nuovi imbarazzi relativi al corpo e un certo bisogno di riservatezza.

Alcune volte, richiedono informazioni sulla psicologia e sulla sofferenza mentale (domande sulla depressione, sul lutto, sull’autolesionismo).

Altri chiarimenti riguardano i sentimenti: come ci si accorge di essere innamorati? E come lo si comunica? Più raramente si ritrovano bigliettini che contengono confidenze, come il disagio e l’impotenza provata di fronte ai litigi dei genitori, la difficoltà a comprendere il mondo complicato delle relazioni adulte e i motivi per cui esse si interrompono.

Un’altra selva di domande che ha riempito la scatola più di recente riguarda il bullismo: i bambini si chiedono come riconoscerlo, perchè viene messo in atto, cosa fare per affrontarlo.

Non mancano mai domande sul significato di termini che indicano diverse attività sessuali (il bacio, il sesso orale, anale, la masturbazione), anche in gergo volgare; altre frequenti richieste di chiarimenti riguardano l’omosessualità, il travestitismo, il transessualismo, l’orgasmo.

Le domande sull’ipotetico inizio della propria vita sessuale e sul momento “giusto” sono quasi assenti; sono domande che ci si aspetta da studenti della scuola secondaria di primo grado, ma non bisogna trascurare il fatto che, alla fine dell’ultimo anno della scuola primaria, in genere almeno un’alunna ha già avuto il menarca e i tempi della crescita psicofisica sono accelerati.

Il punto di vista dei figli: le reazioni e le preoccupazioni dei bambini legate alla sessualità e alla crescita

I gruppi sono diversi di anno in anno; differiscono nella grandezza, nella maturità fisica e mentale, nel grado di introversione/esuberanza, nella quantità di informazioni che hanno (o credono di avere) sulla sessualità. Ovviamente, c’è sempre una certa eterogeneità su tutte queste variabili, il che è fonte di ricchezza, ma anche di confusione.

Si parte sempre da ciò che i partecipanti sanno già e da quello che desiderano sapere; nessuna delle loro domande viene ignorata, per quanto il senso di alcune attività sessuali adulte sia per loro incomprensibile.

I temi legati alla sessualità possono suscitare imbarazzo e alcune espressioni di disagio/disgusto; altre volte le reazioni variano dal “Lo sappiamo già!” al “A cosa serve sapere questi particolari??” A volte l’imbarazzo è nascosto da un apparente disinteresse. La pressione dei dubbi, dell’imbarazzo, l’intensità emotiva degli argomenti possono agitare notevolmente gli animi e generare una schiera di commenti fatti sottovoce all’amico più stretto. Se possibile, questi contenuti vengono messi in circolo all’interno del gruppo.

Tra gli argomenti che agitano maggiormente i bambini, ci sono i fatti di cronaca nera con cui entrano in contatto attraverso i telegiornali: il femminicidio, lo sfruttamento della prostituzione, soprattutto quella minorile, le aggressioni sessuali. Altri temi che suscitano discussioni provengono da altri programmi televisivi, soprattutto i reality show. In tali prodotti mass-mediatici, le emozioni e le esperienze intime sono sbandierate al loro massimo volume, così come i conflitti e le relazioni, comprese quelle amorose/sessuali. I bambini sono in grande difficoltà a distinguere tra ciò che è reale e ciò che può essere stato inventato. Non sanno valutare l’attendibilità delle fonti da cui provengono immagini e parole che possono metterli a disagio, spaventarli o provocare in loro un’eccitazione sessuale sconcertante e inappropriata.

Tutto questo discorso si applica amplificato al rapporto tra sessualità, internet e relazioni mediate dai social media, che, come il bullismo, meritano uno spazio dedicato di discussione.

La forza del gruppo

Nel gruppo di lavoro non serpeggiano solo le paure che derivano dall’esposizione senza filtri a un mondo reale (o virtuale) troppo crudo. Molti bambini hanno già discusso le notizie di cronaca con i genitori, hanno condiviso con loro le perplessità e le paure suscitate e sono pronti a farlo con i loro compagni. Guidati dagli adulti, riescono a elaborare un pensiero critico su ciò che hanno visto in televisione, su Youtube, o hanno sentito raccontare dall’amico dell’amico. Lavorano in piccoli gruppi autonomi per ideare strategie di fronteggiamento di situazioni rischiose.

Fanno riferimento alla propria esperienza di vita per descrivere emozioni e situazioni relazionali che hanno sperimentato. Inoltre, manifestano i loro sentimenti verso amici e familiari; il racconto della propria storia di vita, del percorso di crescita personale suscitano in ciascuno tenerezza e desiderio di progredire.

E se nella loro storia si sono verificati eventi dolorosi, come la separazione dei genitori, si generano movimenti di auto-mutuo aiuto. C’è sempre qualcuno che confida al gruppo la propria esperienza, e anche chi non si sente di farlo, trae beneficio dall’apertura altrui.

I rimandi dei genitori al termine del laboratorio

Dopo aver terminato il laboratorio di educazione sessuale e affettiva, è previsto un ulteriore incontro di confronto con i genitori e tra i genitori.

Alcuni riferiscono che i loro bambini a casa hanno raccontato un certo numero di particolari sul laboratorio. Altri riportano che il figlio ha chiesto conferma dei contenuti ascoltati al laboratorio, ponendo loro le stesse domande rivolte alla psicologa. La meraviglia e l’impatto emotivo di alcune scoperte possono generare il bisogno di una doppia verifica.

C’è sempre qualche genitore, evidentemente dalla prole estremamente riservata, che a questo punto riferisce che il figlio o la figlia non hanno detto una sola parola riguardo all’argomento. Alla fatidica domanda “Com’è andata?”, hanno ricevuto come risposta un laconico “… Bene …”.

La domanda successiva è spesso sulle strategie per incrementare il dialogo con figli che non prendono l’iniziativa e tendenzialmente non si aprono.

Uno stimolo per aumentare il dialogo è l’apertura da parte dei genitori stessi: ricordare che si è stati bambini, poi adolescenti, e raccontare aneddoti ed esperienze personali ai figli è un buon modo per iniziare a parlare. Se è vero che i tempi sono cambiati, l’evoluzione è accelerata, gli stimoli sono diversi, è pur vero che certe tematiche della crescita sono universali. Non c’è niente che suscita più interesse nei bambini che scoprire che gli adulti che li circondano e che hanno sempre conosciuto come tali, sono stati anch’essi bambini, con avventure simili e diverse dalle loro.

Inoltre, ciò che i genitori usualmente richiedono in occasione del laboratorio di educazione sessuale e affettiva sono corsi per loro, per prepararsi ad affrontare l’argomento con i figli. Il confronto tra genitori è un’ottima idea, dato che il principale punto di forza del gruppo è quello di non sentirsi soli di fronte a una difficoltà comune e di condividere le esperienze e le strategie per farvi fronte.

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Valentina Congedo
Valentina Congedo

Psicologa e psicoterapeuta adleriana a indirizzo psicodinamico. Psicodiagnosta e Psicomotricista. Riceve a Torino

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Del Re G., Bazzo G., 1997, Educazione sessuale e relazionale affettiva. Unità didattiche per la scuola primaria, Erickson Edizioni, Trento.
  • Veglia F. , Pellegrini R., 2003, C'era una volta la prima volta. Come raccontare il sesso e l'amore a scuola, in famiglia, a letto insieme, Erickson Edizioni, Trento.
  • World Ealth Organization – Standard per l’educazione sessuale in europa. Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti. http://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf
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