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L’accompagnamento allo studio: il ruolo dello psicologo

Lo psicologo, nel percorso di accompagnamento allo studio, indirizza lo studente nell'utilizzo di strategie di apprendimento efficaci.

Di Mirko Cario

Pubblicato il 10 Gen. 2018

Il concetto di accompagnamento allo studio parte da una concezione pedagogica dell’autonomia e della responsabilità, in cui ogni bambino/ragazzo diventa protagonista attivo del proprio percorso di apprendimento.

 

Questo spazio, appositamente dedicato allo studio quotidiano, può essere considerato come un percorso di potenziamento, svolto da uno psicologo appositamente formato, finalizzato a promuovere un atteggiamento strategico e metacognitivo negli studenti.

Il termine “metacognizione” indica la capacità di comprendere il funzionamento dei propri processi mentali (come la memoria, l’attenzione, ecc..), esercitando un controllo su di essi: ad es. “so che mi è difficile memorizzare le tabelline come fanno gli altri… utilizzerò la tavola pitagorica!” oppure “considerando che quando studio mi distraggo facilmente, oggi il mio cellulare resterà spento!” (Cornoldi, 1995).

Uno studente metacognitivo è in grado di pianificare e organizzare delle attività da svolgere, perché consapevole del livello di impegno richiesto da ciascuna materia. Come specificato nei paragrafi successivi, questa finalità viene concretizzata nella capacità del ragazzo di sapere individuare le proprie criticità e i propri punti di forza ed effettuare un’autovalutazione sul proprio operato.

In questo percorso lo psicologo assumerà il ruolo di facilitatore, fornendo allo studente degli aiuti temporanei che portino, pur con strategie diverse e personalizzate, al raggiungimento di un fine comune: l’autonomia.

Obiettivi dell’ accompagnamento allo studio

Gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere attraverso un percorso di accompagnamento allo studio sono:

  1. Accogliere lo studente in un ambiente ricco e stimolante
  2. Migliorare le strategie e il metodo di studio
  3. Favorire la conoscenza, la consapevolezza e il controllo metacognitivo
  4. Promuovere atteggiamenti pro-sociali all’interno di piccoli gruppi di lavoro
  5. Favorire l’apprendimento attraverso le nuove tecnologie
  6. Favorire una buona collaborazione tra ragazzo, famiglia, scuola e professionista.
  7. Promuovere l’autostima e la percezione di competenza dello studente.

Di seguito verranno presi in esame i diversi punti, fornendo al lettore una serie di linee guida operative. Queste non vanno lette come un rigido elenco di operazioni da seguire, piuttosto come uno strumento utile all’intero gruppo di lavoro per condividere una metodologia e un linguaggio comune dal quale partire e successivamente modificare in base alle proprie esigenze.

Allestimento del setting e accoglienza

Per setting intendiamo la predisposizione di uno spazio fisico strutturato in modo da offrire allo studente una serie di punti di riferimento visibili e a portata di mano (i libri, le penne, i colori, i fogli, il materiale extra ecc). In un percorso di accompagnamento allo studio, avere tutto ciò che serve in un ambiente appositamente allestito crea le condizioni necessarie per il mantenimento dell’ attenzione, offrendo ad ogni ragazzo la possibilità di gestire autonomamente il riordino del materiale utilizzato e degli spazi in comune.

Per setting intendiamo anche uno spazio mentale, all’inizio delle attività, in cui lo studente possa pianificare e organizzare i compiti in base alle sue esigenze, necessità o difficoltà. Pensiamo che un lavoro di questo tipo sia in grado di favorire in ogni studente un atteggiamento più responsabile e autonomo, oltre che meno delegante.

A tal fine creiamo un planning quotidiano in cui vengono elencate, all’interno di una tabella appositamente strutturata, secondo l’ordine scelto da ognuno, le materie da fare prima e quelle da fare dopo. Per ogni materia è possibile indicare il tempo stimato per lo svolgimento, il tempo effettivamente impiegato (al termine dell’attività), punti di forza, criticità e un’autovalutazione finale. Ogni studente tiene la tabella davanti a sé mentre svolge i compiti e la aggiorna durante lo svolgimento dell’attività: al termine la consegna agli operatori, che la conserveranno con l’obiettivo di monitorare la capacità di autovalutazione e le strategie messe in atto.

Strategie e metodo di studio

Le strategie sono delle procedure che lo studente mette in atto e che controlla consapevolmente con lo scopo di apprendere.

Lo psicologo, nel percorso di accompagnamento allo studio, indirizza lo studente nell’utilizzo di strategie di apprendimento efficaci, nel caso in cui si avverta l’esigenza di un sostegno.

Alcune delle strategie che secondo gli studi condotti in Italia riescono a produrre cambiamenti più rilevanti nello studio, specialmente per gli studenti con DSA, sono:

  • utilizzare schemi o disegni come supporti visivi;
  • porsi delle domande nel corso della lettura;
  • rappresentarsi schematicamente il contenuto del testo;
  • utilizzare immagini mentali (Cornoldi, De Beni et al., 2001).

L’approccio descritto in questo articolo vuole offrire una soluzione alternativa al classico metodo di studio, valido per tutti. L’obiettivo è quello di rendere lo studente sensibile al proprio stile di apprendimento, offrendogli un repertorio adeguato di strategie integrabili o alternative, in modo che sia lui stesso a decidere quella più adatta. L’efficacia delle strategie utilizzate verrà successivamente monitorata e valutata dal tutor che si occupa di accompagnamento allo studio in base ai seguenti criteri:

  1. La strategia migliora la prestazione scolastica?
  2. La strategia riduce lo sforzo nello studio?
  3. La strategia consente la generalizzazione degli apprendimenti?

Strumenti per favorire la conoscenza metacognitiva

Sono ormai numerose le ricerche che mostrano l’importanza fondamentale degli aspetti metacognitivi e di un approccio autoregolato allo studio (De Beni, Moè, Rizzato, 2003).

Gli aspetti su cui concentreremo la nostra attenzione sono:

  • La conoscenza metacognitiva, ossia la consapevolezza che ogni bambino/ragazzo possiede circa il funzionamento della propria mente.
  • L’ uso strategico dei processi metacognitivi di controllo esercitati sui propri processi cognitivi. Nello specifico ci riferiamo alla comprensione del compito e della sua difficoltà, la scelta della strada da seguire per affrontarlo (strategie da adottare), la pianificazione delle fasi del compito da svolgere, la previsione dell’esito finale, il monitoraggio del processo, la valutazione dei risultati e dei progressi ottenuti.

In un percorso di accompagnamento allo studio, alcuni strumenti utili per ordinare il materiale di studio, operare classificazioni e memorizzare sono sicuramente le schematizzazioni e le mappe. Questi strumenti hanno il vantaggio di abbinare il codice visivo a poche parole scritte, favorendo il recupero di informazioni, i collegamenti logici, ordinando la presentazione degli argomenti tramite parole-chiave e concetti fondamentali.

Mentre le libere schematizzazioni sono spontanee, personali e non seguono particolari criteri-guida, le mappe sono invece il frutto di modelli teorici e di riflessioni sulla loro applicabilità in ambito scolastico e si dividono in: mappe mentali e concettuali, mappe strutturali e ipermappe

La socializzazione e il confronto con i pari

Il percorso di accompagnamento allo studio qui descritto parte dal presupposto che favorire atteggiamenti prosociali all’interno del gruppo possa contribuire non solo a prevenire situazioni di scontro (a volte necessarie per il consolidamento del gruppo), ma anche a migliorare il contesto di apprendimento.

I metodi che proponiamo per potenziare gli apprendimenti con il supporto dei pari sono: il cooperative learning (apprendimento collaborativo in piccoli gruppi) e il tutoring (tutoraggio).

Il cooperative learning si basa sul lavoro in piccoli gruppi formati da pochi elementi, quattro o cinque al massimo, eterogenei al loro interno per abilità cognitive e sociali. Ogni gruppo sarà composto sia dallo studente con problemi di comportamento o di apprendimento, che da quello diligente e bravo mediatore. L’operatore di riferimento del gruppo si impegnerà a far rispettare le condizioni necessarie per il consolidamento di un gruppo efficace, che sono:

  1. L’interdipendenza positiva, intesa come condivisione di percorsi e obiettivi da raggiungere. A tal fine proponiamo di suddividere i gruppi per tavoli tematici (come il gruppo che fa storia, matematica, geografia, italiano ecc.) per età, o per classi.
  2. La leadership è distribuita. Ogni membro del gruppo può svolgere un ruolo diverso, ad esempio:
    • il controllore del tempo, si occuperà di tener d’occhio l’orologio affinché il gruppo concluda il lavoro nel tempo previsto;
    • il controllore della voce interviene quando si parla troppo forte;
    • il comunicatore, che è il membro del gruppo autorizzato ad interagire con gli altri gruppi;
    • il responsabile del tavolo, che si occupa di riordinare il materiale al termine delle attività;
    • il mediatore, che interviene nel caso di conflitti interni al gruppo.
  3. L’interazione promozionale, intesa come una situazione di benessere in cui prevalgono atteggiamenti di collaborazione, sostegno, aiuto in un contesto di fiducia e rispetto reciproco.

Il modello del tutoring o tutoraggio prevede che un ragazzo formato e motivato, svolga un’attività di insegnamento individuale, o in piccolo gruppo (massimo tre studenti). A differenza dell’ apprendimento collaborativo, in cui ciascuno viene considerato depositario di risorse da poter mettere al servizio del bene comune, il tutoring si basa sul presupposto che l’alunno che “ha di più” dà all’altro che “ha di meno”. Il compagno che aiuta sviluppa un forte senso di responsabilità, fiducia in se stesso e autorealizzazione, diventando padrone delle proprie conoscenze e dei propri stati d’animo. In un percorso di accompagnamento allo studio, è importante scegliere accuratamente i ragazzi che svolgeranno il ruolo di tutor, preparando un rapido percorso di formazione che sia strutturato non tanto sugli ambiti disciplinari, quanto sulle tecniche di insegnamento come gestione dei rinforzi e degli aiuti, feedback, ed eventualmente l’uso di tecnologie.

Favorire l’apprendimento attraverso le nuove tecnologie

L’utilizzo delle nuove tecnologie valorizza in maniera significativa le diverse modalità di elaborazione e produzione della conoscenza.

Secondo Howard Gardner, che formulò nel 1983 la teoria delle intelligenze multiple, le nuove tecnologie sono in perfetta sintonia con le diverse forme di intelligenza dei bambini perché permettono di gestire il materiale di studio secondo diversi punti di vista, garantendo un’educazione personalizzata (Gardner, 2010).

Nel percorso di accompagnamento allo studio qui descritto verranno messi a disposizione una serie di Pc portatili attraverso i quali sarà possibile navigare in rete e utilizzare programmi e software didattici, sempre in presenza di un operatore. Gli studenti verranno guidati e accompagnati nell’utilizzo consapevole di Internet, affinché sviluppino la capacità di giudizio rispetto a tutto ciò che potrebbero trovare in rete. Sviluppare queste competenze, soprattutto per tutti quei bambini e ragazzi che non trovano al di fuori della scuola un tessuto sociale di riferimento ricco e stimolante, significa creare le conoscenze tecnologiche di base che il mondo del lavoro dà ormai come scontate e che la scuola europea pone tra i suoi obiettivi primari.

I software didattici messi a disposizione sono speciali editor di testi con oggetti multimediali che facilitano l’apprendimento della letto-scrittura a tutti i bambini, ma sono particolarmente adatti a chi ha difficoltà ortografiche, dislessia o disturbi specifici di apprendimento. Oltre alla sintesi vocale presente al loro interno, questi software permettono di scrivere testi con diversi aiuti, come il correttore ortografico con suggerimento delle parole corrette, associazione automatica di immagini, spelling fonetico e lettura parola per parola.

Altre tipologie di software permettono di creare mappe concettuali in versione digitale. Le mappe in versione digitale offrono la possibilità di creare collegamenti logici anche con ipertesti e link, associando le immagini alle parole, e di visualizzare l’ordine di presentazione degli argomenti in maniera personalizzata. È possibile passare dalla mappa alla stesura di un testo, e una volta creata la mappa sarà possibile rileggerla con la sintesi vocale compresa all’interno del programma.

Collaborazione Minore – Famiglia – Scuola – Professionista

L’intervento educativo di accompagnamento allo studio ha come obiettivo principale quello di instaurare una buona alleanza educativa con la famiglia e la scuola e sostenere la motivazione e l’impegno dello studente nella partecipazione alle attività proposte.

La famiglia è coinvolta fin dall’inizio mediante il colloquio iniziale, durante il quale vengono raccolte importanti informazioni sulla storia scolastica e sulle eventuali difficoltà.

Il professionista collabora con la scuola attraverso un monitoraggio continuo degli apprendimenti, grazie al quale sarà possibile verificare l’efficacia dell’intervento educativo svolto nel doposcuola: è auspicabile che periodicamente il professionista incontri uno o più referenti del corpo docente per condividere la metodologia e le buone prassi.

Per raggiungere l’obiettivo di una buona alleanza educativa, è opportuno che:

  1. Il professionista continui il suo lavoro di monitoraggio sulle competenze e le risorse del minore, al fine di promuovere lo sviluppo delle sue potenzialità e il coinvolgimento della famiglia e della scuola all’interno del progetto educativo.
  2. La famiglia favorisca l’autonomia e l’efficacia del bambino nell’organizzazione e nella pianificazione quotidiana delle sue attività: ad esempio vigilando affinché il bambino porti il materiali necessario durante gli incontri e partecipando regolarmente ai colloqui con gli operatori e i professionisti.
  3. La scuola condivida gli obiettivi didattici indicando sul piano operativo le strategie più idonee per i singoli casi o specifici gruppi.

Promuovere l’autostima e la percezione di competenza dello studente

Susanne Harter (1978) afferma come ogni individuo che si cimenta in compiti di apprendimento, sia largamente influenzato dalla sua percezione di competenza, ovvero la percezione che l’individuo ha delle proprie capacità e abilità in un ambito specifico. Questa percezione influenzerà l’esito del compito seguendo due possibili direzioni: da una parte una tendenza a volersi sentire sempre più competenti, e quindi impegnarsi nel compito e darsi da fare; dall’altra il timore di sentirsi incapaci, che porterà a una crescente demotivazione e a un minore impegno.

I bambini/ragazzi che sperimentano quest’ultima modalità di affrontare lo studio, e in generale i compiti di apprendimento, rischiano di sviluppare col tempo un profilo cognitivo che gli studiosi dell’apprendimento chiamano di “impotenza appresa”: “Se tu non riesci, la rappresentazione di te, chiamata percezione di competenza, che costruisce la tua identità, soprattutto a scuola ti continua a mandare il messaggio: tu non sei capace! Questo messaggio, dicono gli studiosi di impotenza appresa, viene appreso, cioè tu apprendi che sei impotente e che non sei capace. E il meccanismo dell’impotenza appresa ti dice: “Proprio perché non sei capace, se continui, sei destinato a fallire. Scappa!” (Ianes, Lucangeli, Mammarella, 2010).

Nel percorso di accompagnamento allo studio qui descritto si cerca di spezzare il circolo vizioso che alimenta nello studente la convinzione di non essere capace, restituendogli un diritto che è fondamentale per ogni soggetto in età evolutiva: “il diritto di sbagliare”. Questo concetto trova le sue radici nella nostra cultura pedagogica italiana, in particolare nel pensiero di Maria Montessori, che fu tra i primi studiosi a sostenere come l’errore commesso e auto corretto in modo autonomo porti all’indipendenza, alla crescita sana e alla creatività.

Sarà nostra premura, pertanto, considerare l’errore come una risorsa per l’apprendimento di ogni studente. Solo dando a tutti la possibilità di sbagliare e incoraggiandoli a rimettersi alla prova nello svolgimento dei compiti, sarà possibile instaurare un clima di fiducia attraverso il quale ogni studente si senta accompagnato e guidato anziché giudicato e ammonito.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cornoldi C., 1995, Metacognizione e Apprendimento, Il Mulino, Bologna.
  • Cesare C., De Beni R. e Gruppo MT, 2005, Imparare a studiare 2, Erickson, Trento.
  • De Beni R., Moè A. e Rizzato R., 2003, Lo studio all’università: caratteristiche e modalità di promozione, «Giornale italiano di psicologia», vol. 30, n. 2, pp. 63-81.
  • Gardner H., 2010, Formae mentis, Feltrinelli, Milano.
  • Harter S., 1978, Effectance motivation reconsidered: Toward a developmental model. Human Development, 1: p. 34-64
  • Ianes D., Lucangeli D, Mammarella I., 2010, La discalculia e altre difficoltà in matematica, Erickson, Trento, pp. 128 -129.
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