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Mente coatta, corporeità, anoressia mentale. Paradigmi e percorsi di cura (2017) di L. E. Zappa – Recensione del libro

'Mente coatta, corporeità, anoressia mentale' di L. E. Zappa svela le aree di ricerca condivise che mirano a un percorso clinico “integrato” dell'anoressia

Di Massimo Amabili

Pubblicato il 12 Dic. 2017

La “malattia anoressica” è il tema trattato da Mente coatta, corporeità, anoressia mentale, libro esaustivo ma più adatto agli addetti ai lavori, sulla base delle conoscenze e delle competenze maturate dai diversi specialisti attraverso la loro attività pluriennale di ricerca e cura.

 

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) purtroppo non sono malattie rare, sono malattie piuttosto complesse caratterizzate da un’alterata e persistente condotta alimentare e da comportamenti atti a controllare il peso e le forme corporee. Altre caratteristiche frequenti sono la negazione del disturbo ed una marcata resistenza alle cure. Il testo Mente coatta, corporeità, anoressia mentale di Luigi Enrico Zappa contribuisce a svelare le aree di ricerca condivise che mirano alla realizzazione di un percorso clinico “integrato”, capace di non risultare una esemplificazione eccessiva di una realtà molto complessa.

Mente coatta, corporeità, anoressia mentale: il funzionamento mentale di tipo anoressico

La prima parte del libro Mente coatta, corporeità, anoressia mentale fornisce un inquadramento descrittivo del funzionamento mentale di tipo anoressico, partendo da una prospettiva storica delle prime teorie di spiegazione del disturbo, fino a quelle più attuali. Vengono illustrati numerosi casi clinici, proponendo la centralità della relazione terapeutica come assetto curante della malattia anoressica.

Successivamente la lettura viene orientata verso le prospettive di ricerca e la clinica (con un’attenta analisi alle alterazioni del vissuto corporeo), proponendo accanto agli interventi standard per la cura dei DCA (psicoterapia individuale, terapia farmacologica, riabilitazione nutrizionale, incontri psicoterapeutici e di supporto alle famiglie) anche un trattamento di gruppo basato sul modello dell’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), breve e focalizzato, volto alla gestione del rapporto problematico con il corpo, attraverso attività finalizzate allo sviluppo di abilità di mindfulness utilizzando esercizi esperenziali e meditativi. Il modello di intervento proposto dagli autori è frutto dell’incontro costante tra ricerca e psicoterapia, e presuppone un attento lavoro di assessment che miri alla raccolta puntuale della storia clinica e a identificare la struttura di funzionamento e i tratti di personalità.

Mente coatta, corporeità, anoressia mentale: il confronto tra diversi approcci terapeutici

La seconda parte del libro si occupa di psicoterapia, analizzando in particolare due tra gli approcci psicoterapici possibili utilizzati dagli specialisti di diversa formazione inseriti in equipe: l’ approccio ad orientamento psicodinamico (con il suo importante passato ed incoraggiante futuro verso nuovi sviluppi e recenti prove di evidenza) e quello cognitivo-psicodinamico o cognitivo-analitico, secondo la teorizzazione introdotta da Ryle nel 1990, applicato alla cura dell’anoressia in alcuni studi (Dare et al. , 2001). Quest’ultimo approccio, pur mantenendo la radice teorica psicodinamica, dà ampio spazio anche ad un ruolo più attivo del terapeuta, all’analisi dei significati consci e del valore che le pazienti attribuiscono alla malattia, ed ad un’analisi dettagliata degli schemi mentali connessi al mantenimento del sintomo.

La diagnosi e la programmazione dei trattamenti proposti, nascono dai risultati ottenuti dalla ricerca e dai dati provenienti dall’esperienza clinica, e si traducono in un intervento multidisciplinare necessario a fronteggiare lo “straordinario disordine psiconeuroendocrinologico” (Gatti B., 1997) dell’anoressia mentale.

Grande rilievo viene dato in Mente coatta, corporeità, anoressia mentale, oltre che alla comprensione diagnostica, alla cura del contesto clinico ospedaliero, alle linee guida sugli specifici livelli di assistenza e ricerca clinica, anche ai diversi livelli di integrazione a partire dai vissuti e dalle emozioni di tutte le componenti dell’equipe curante. Secondo gli autori la mente anoressica presenta una teoria metapsicologica caratterizzata dalle dimensioni dell’alessitimiadisregolazione emotiva, del controllopaura e dell’alterata immagine corporea. Ma l’accento principale viene posto anche sulla funzione integrante dello psicoterapeuta, declinata su più livelli del lavoro di cura inter-disciplinare. Questa funzione integrante è cognitiva ed affettiva, dentro di sé (nel terapeuta), all’interno dell’equipe, attraverso la relazione che è centrale con il paziente nel percorso di cura, affinché il paziente stesso possa acquisire e utilizzare quelle competenze che a livello mentale non ha potuto sviluppare, insieme alla possibilità di ripristinare un insediamento della psiche nel corpo e nel funzionamento corporeo.

I modelli di cura

La terza parte del libro Mente coatta, corporeità, anoressia mentale offre in analisi i modelli di cura, dalla RPP – Riabilitazione Psiconutrizionale Progressiva (applicabile in ambito residenziale, semi-residenziale e ambulatoriale) fino ai modelli di intervento di riabilitazione intensiva ospedaleria, ai quali afferiscono circa il 30% dei pazienti con DCA, che necessitano di cure più intensive. In ultima analisi viene illustrato il modello della comunità terapeutica psichiatrica per i DCA, impiegato per i casi più gravi e con tendenza alla cronicizzazione, analizzando tutti gli aspetti salienti, fino al periodo successivo all’uscita dalla comunità.

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Massimo Amabili
Massimo Amabili

Psicologo e Psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Zappa, L. E. (2017) Mente coatta, corporeità, anoressia mentale. Paradigmi e percorsi di cura. Franco Angeli Editore
 
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