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Le Molestiadi

Sono impopolari queste affermazioni nel periodo del “dagli al maiale”, in cui l’onere della discolpa è dell’accusato, secondo la presunzione di colpevolezza

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 13 Nov. 2017

Mi sembra che da questa vicenda ne usciamo tutti male: i maschi come delle teste di cazzo in senso letterale, le donne come dei motorini lasciati senza catena a Napoli in balia di chi voglia prenderle e gli umani nel loro insieme come bambini ritardati messi sotto tutela non più dalla santa Inquisizione o dai censori del regime ma da Netflix, HBO o SKY che decidono cosa sia opportuno vedano e cosa no.

 

Nella società attuale, così immotivatamente e allegramente tanatofobica dove a fare il tifo per la vecchia sfoltitrice sono rimasti soltanto -per un evidente concorso di interessi economici- l’INPS e il SSN (ignorando quanto ci insegnano tutte le leggende da Gilgamesh a Titone e al dottor Faust che la ricerca dell’immortalità ha sempre e solo portato  guai a secchiate), i necrologi stanno  quasi scomparendo dai quotidiani e gli anziani non hanno più da sospirare all’idea che un altro compagno di strada li ha lasciati, compiacendosi allo stesso tempo per essere stati preceduti e aggiornando così al ribasso l’elenco degli auguri da fare alle prossime festività.

Anche le pagine dei quotidiani soffrono di horror vacui e le colonne, rimaste prive degli struggenti ricordini di vite esemplari e degli encomi sperticati e pelosi per chi ha lasciato spazio su questa affollata valle di lacrime, sono state prontamente occupate dal quotidiano aggiornamento sulle donne molestate che a frotte recuperano la memoria di età migliori in cui orchi cattivi -noti e potenti- hanno insidiato le loro grazie, pudicamente nascoste e strenuamente difese.

Sono consapevole di quanto siano impopolari queste affermazioni in un periodo del “dagli al maiale” in cui l’onere della discolpa è dell’accusato, secondo la regola della presunzione di colpevolezza fino a prova contraria. E addirittura il reprobo non solo viene perseguito ma le sue opere messe all’indice o meglio bruciate come nel famoso rogo dei libri del 10 maggio del 1933 a  Berlino durante un comizio di quell’amabile personcina che rispondeva al nome di  Gobbels. Temo che presto assisteremo al ritiro di tutte le opere del Caravaggio noto alcolista, puttaniere, ludopatico e soprattutto omicida condannato a morte e conseguentemente latitante. Mi azzardo dunque a queste affermazioni pur non volendo affatto inimicarmi l’universo femminile  da cui spero sempre di ottenere con la benevolenza ciò che gli altri vogliono estorcere con la forza perché ritengo seriamente che le prime ad essere danneggiate da tutto questo frastuono mediatico siano di nuovo proprio le donne. E vado ad argomentare il perché.

Se l’immagine dell’uomo come brutale predatore sempre alla ricerca della copulazione non è certamente motivo d’orgoglio per la maggior parte di coloro che mingono in piedi, non certo più esaltante  è quella di una donna priva da un lato della capacità di autodeterminarsi e dall’altro di qualsivoglia desiderio sessuale che la rivoluzione sessuale degli anni ’60 del secolo scorso sembrava avergli restituito, delegando dunque al maschio tutte le incombenze propedeutiche alla perpetuazione della specie che sembrano essere piacevoli solo per lui. Non si torna in questo modo alla più antica e odiosa visione della donna come passivo oggetto sessuale?

È indispensabile distinguere nettamente i confini tra corteggiamento -più o meno raffinato- maleducazione, molestia e violenza sessuale o stupro e questo sarebbe corretto farlo prescindendo da quale sia il sesso che prende l’iniziativa.

Altra questione è lo sbilanciamento di potere all’interno di una relazione, sbilanciamento che sembrerebbe già di per sé configurare un contesto abusante. Premesso che non sempre necessariamente è il maschio ad avere più potere, mi sembra che un applicazione rigida del concetto porterebbe ad una società rigidamente divisa per classi in cui -come per le caste indiane- siano vietate le relazioni miste.

E comunque se è l’uomo ad avere più potere non potremmo rileggere la gran parte delle situazioni che stanno emergendo in questi giorni come tentativi di corruzione da parte dell’attore più debole, in questo caso la donna per ottenere favori peraltro nei casi specifici non dettati dalla necessità di mettere insieme il pranzo con la cena?

Al tentativo di corruzione di un tempo  si aggiunge  nel presente un’istigazione al ricatto. Ho ripercorso apprensivo il mio passato per valutare se potessi ricevere nei prossimi giorni una telefonata che rammentandomi una certa serata o una dimenticata gita scolastica stabilisse un prezzo non negoziabile per il suo silenzio circa un complimento, una pacca su una qualche morbida rotondità che non posso escludere in tempi precedenti alla quiescenza ormonale.

Mi sembra che da questa vicenda ne usciamo tutti male: i maschi come delle teste di cazzo in senso letterale, le donne come dei motorini lasciati senza catena  a Napoli in balia di chi voglia prenderle e gli umani nel loro insieme come bambini  ritardati messi sotto tutela non più  dalla santa Inquisizione o dai censori del regime ma da Netflix, HBO o SKY che decidono cosa sia opportuno vedano e cosa no.

È chiaro che da tutto questo non si può che uscirne con la definizione di una accurata modulistica promulgata dal ministero delle pari opportunità su come  proporre all’altro sesso nel rispetto della legge quella joint venture che prevede uno scambio di gameti per evitare l’estinzione della specie lasciando incompleta l’opera di devastazione del pianeta.

Infine mi chiedo come debba porsi per lavorare su tutto questo un approccio terapeutico  come quello cognitivo-comportamentale che -pur con la recente rivalutazione dell’importanza del trauma lasciato in disuso dalla più nobile psicoanalisi- tuttavia ha sempre  propeso per l’internalizzazione del vintage “locus of control”. Temo che anche in questo caso dobbiamo mettere da parte le rassicuranti classificazioni categoriali perché non abbiamo da un lato le donne a loro volta “vergini e martiri” o “puttane”(secondo l’esperienza di Morelli) e dall’altra i maschi tutti forsennati inseminatori, ma esseri umani in continua negoziazione tra loro perché entrambi mossi da scopi personali e sovra individuali che spesso si sovrappongono e concorrono l’uno alla realizzazione dell’altro. E tra questi uno molto potente è la ricerca del piacere sessuale.

 

 


Sulle Molestiadi, il mio punto di vista. Di Sandra Sassaroli

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