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Relazioni sociali, benessere individuale e benessere lavorativo negli operatori sanitari

La capacità di relazionarsi degli operatori sanitari è correlata ad un decremento di patologie lavoro-correlate e ad un incremento del benessere lavorativo

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 28 Nov. 2017

La capacità di relazionarsi positivamente con l’alterità diviene un archetipo che consente di preservare il proprio benessere personale ma anche il proprio benessere lavorativo.

 

Le relazioni sociali sono fondamentali per il benessere di ogni individuo e il relazionarsi con l’altro è un bisogno dell’essere umano. La capacità di relazionarsi è influenzata dalle caratteristiche di personalità del singolo e dalle contestualità di vita. La solitudine pesa negativamente sul benessere individuale. Infatti, essa può essere un fattore di rischio per alcune patologie psichiche, come le sindromi depressive, con relativa ideazione suicidaria, le sindromi ansiose, e per alcune patologie psicosomatiche, come le cefalee, la sindrome da stanchezza cronica. L’abilità di stabilire delle buone relazioni con l’alterità è un paradigma fondamentale per prevenire le patologie lavoro-correlate, soprattutto, nel personale sanitario. In pratica, la capacità di relazionarsi positivamente con l’alterità diviene un archetipo che consente di preservare il proprio benessere sia nel contesto di vita personale che in quello lavorativo.

Keywords: relazioni sociali, solitudine, benessere individuale, benessere lavorativo.

 

Il bisogno di relazionarsi con l’alterità e gli effetti negativi della solitudine

Le relazioni sociali sono fondamentali per il benessere di ogni individuo e il relazionarsi con l’altro è un bisogno dell’essere umano (Lieberman, 2013). La capacità di relazionarsi è influenzata dalle caratteristiche di personalità del singolo e dalle contestualità di vita. Nello specifico, l’abilità di stabilire delle buone relazioni sociali dipende da alcuni fattori individuali, che si possono compendiare nei seguenti punti.

  • Un ambiente educativo rigido vissuto nelle fasi precoci della vita ipoteca negativamente la capacità di relazionarsi con l’alterità (Hojat, 1987).
  • L’attaccamento insicuro, che si instaura fra il bambino e la figura di accudimento, è responsabile di una scarsa capacità di stabilire delle relazioni sociali nell’età adulta (Shaver e Hazan, 1987).
  • L’essere vissuti in famiglie in cui è mancata la relazionalità sociale condiziona pesantemente la competenza sociale dell’individuo (Jones e Moore, 1987).
  • Il vivere in un ambiente estremamente deprivato determina un impoverimento delle relazioni sociali (Di Tommaso e Spinner, 1997).
  • La mancanza della competenza interpersonale è responsabile di un deficit nella relazionalità sociale (Hojat, 2016).

L’insieme di uno o più fattori menzionati determina la mancanza di empatia, che è l’archetipo fondante di ogni buona relazione sociale. La solitudine pesa negativamente sul benessere individuale. Infatti, essa può essere un fattore di rischio per alcune patologie psichiche, come le sindromi depressive (Heinrich e Gullone, 2006), con relativa ideazione suicidaria (Mellor e al., 2008), le sindromi ansiose, e per alcune patologie psicosomatiche, come le cefalee, la sindrome da stanchezza cronica (Di Tommaso e Spinner, 1997).

Una condizione di malattia può incidere negativamente sulla capacità di relazionarsi (Soler Gonzales e al., 2017). Per esempio, nei pazienti affetti da patologie croniche, si crea un progressivo impoverimento delle relazioni sociali e questo determina una condizione di solitudine, che implementa la sofferenza provata (Mann e al., 2017). Sovente la persona affetta da patologia cronica tende a compensare questa solitudine, stabilendo delle buone relazioni con il personale sanitario preposto alla sua cura.

La capacità di relazionarsi come archetipo del benessere lavorativo e personale degli operatori sanitari

È importante, quindi, per ogni operatore sanitario sviluppare la capacità di relazionarsi nel migliore dei modi con il paziente (Hojat, 2016). Inoltre, l’abilità di stabilire delle buone relazioni con l’alterità è un paradigma fondamentale per prevenire le patologie lavoro-correlate nel personale sanitario (Marilaf-Caro e al., 2017).

Nella vita di ogni individuo la dimensione lavorativa occupa un posto importante, in quanto ogni persona spende gran parte del suo tempo nell’ambiente di lavoro e come tale ambito viene vissuto è fondamentale, in quanto può incidere negativamente o positivamente sulla qualità della vita. A migliorare o a peggiorare la percezione del proprio ambiente di lavoro interviene la relazionalità sociale e la capacità di relazionarsi che in esso si instaura (Dutton e Ragins, 2007). Delle buone relazioni sociali sul posto di lavoro sono fonte di arricchimento e di crescita non solo per il singolo individuo, ma anche per l’intero gruppo di lavoro. Particolarmente importanti sono le relazioni sociali che si creano in alcuni contesti lavorativi, come, per esempio, negli ambienti ospedalieri, laddove una buona relazionalità fra gli operatori sanitari previene il disagio stress-correlato (Gittel e al., 2013).

Negli operatori sanitari è stato riscontrato che la mancata capacità di relazionarsi e l’incapacità di stringere amicizie nel corso degli studi universitari è correlata ad una difficoltà successiva nello stabilire delle buone relazioni sociali nell’ambiente di lavoro (Papadakis e al., 2005).

Affinché un operatore sanitario possa avere delle buone interazioni sociali nel contesto lavorativo, sia nei confronti dei pazienti che dei colleghi di lavoro, è necessario che possegga tre caratteristiche, ovvero la capacità di capire l’altro, la competenza comunicazionale e il desiderio di aiutare chi è in difficoltà (Yuguero-Torres e al., 2017). Queste tre peculiarità sono, inoltre, alla base dell’empatia. Fra gli operatori sanitari, come alcune ricerche rivelano, i più empatici sono gli infermieri (San-Martin e al., 2017) e, fra i medici, i medici di base, i pediatri e gli psichiatri (Hojat, 2016).

Una recente ricerca spagnola (Soler-Gonzales e al., 2017) ha indagato questi aspetti in 628 medici e infermieri. La ricerca ha stabilito che la capacità degli operatori sanitari di intrecciare delle buone relazioni sociali nell’ambiente di lavoro è correlata ad un decremento delle patologie lavoro-correlate e ad un incremento del benessere percepito nel contesto lavorativo. Relativamente al sesso, le donne stabiliscono più relazioni sociali e sono più empatiche rispetto ai loro colleghi uomini. Rispetto all’età e all’esperienza, gli operatori sanitari più anziani e con più esperienza tendono a fraternizzare maggiormente e questo diminuisce la probabilità di ammalarsi di una patologia stress-correlata.

In conclusione, la capacità di relazionarsi positivamente con l’alterità diviene un archetipo che consente di preservare il proprio benessere sia nel contesto di vita personale che in quello lavorativo.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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