Il testo La pratica del colloquio clinico, punto nevralgico della epistemologia lacaniana, di cui l’autore Massimo Recalcati funge da insigne esponente, si compone di più parti, organizzate secondo una modalità che ricalca, per certi aspetti, la modalità dialogica e organizzativa del magister.
La pratica del colloquio clinico: la parola nell’epistemologia lacaniana
Nella prima parte del libro La pratica del colloquio clinico, l’autore esplora e illustra in modo chiaro, avvalendosi di esemplificazioni schematiche che conferiscono al “DiKtat” una maggior complessità, il concetto di parola e le sue declinazioni nell’ambito della epistemologia lacaniana. Gli aspetti evidenziati sono: il rapporto tra la funzione della parola e il linguaggio, l’interdipendenza relazionale di domanda e risposta e il rapporto tra la parola ed il desiderio. Il primo punto viene esplicitato dall’autore attraverso un interessante volano circa le funzioni del linguaggio sottolineando come la “domanda” sia strettamente connessa alla “risposta” e da come, in virtù di questo, emerga una spirale di significazione.
Nel secondo punto viene dato spazio alla forte interdipendenza relazionale tra domanda e risposta, sottolineando come entrambi siano fattori che rispettino il principio di reciprocità. A questo proposito, Massimo Recalcati fornisce un esempio (pianto del bambino) evidenziando come il processo di significazione possa aver luogo nel momento in cui quella comunicazione venga ascoltata dall’Altro (madre).
Questi tre aspetti si incastrano all’interno di una cornice relazionale dove peculiare risulta “il desiderio di essere il desiderio dell’Altro e il desiderio di riconoscimento e di ascolto dell’Altro”. Rispetto a questo costrutto , l’autore sottolinea come, nell’ambito di un colloquio clinico, la parola, in virtù dell’ascolto dell’Altro, acquisisca un significato nuovo.
Vari sono gli esempi presentati ne La pratica del colloquio clinico rispetto alle distorsioni di questo “assioma”, come quello del soggetto isterico. Infatti il desiderio dell’isterica, secondo Massimo Recalcati, è l’essere in uno stato di perenne insoddisfazione. In virtù di questo, qualora il desiderio del soggetto isterico trovasse un suo appagamento, allora lo stesso desiderio verrebbe a scomparire. Questa distorsione si verifica in quanto alberga nella personalità isterica una disgiunzione tra desiderio e godimento.
L’inconscio Lacaniano
Riprendendo il magister, l’autore illustra il modello epistemologico strutturale secondo cui il soggetto è costituito dall’Altro. La relazione con l’altro, quindi, esiste prima del soggetto ed è parte integrante dello stesso in quanto lo determina ancora prima della sua nascita effettiva. Questi concetti , dalla lettura del testo La pratica del colloquio clinico, sembrerebbero un punto essenziale per la conduzione di un colloquio clinico che segua le tracce della matrice lacaniana. Altri punti nodali che vengono esplorati, riprendendo e delineneando le differenze rispetto a Freud, sono il concetto di inconscio lacaniano, il concetto di transfert simbolico e transfert immaginario, la parola piena, ovvero parola dell’ES e la parola vuota, ovvero parola dell’IO.
L’inconscio lacaniano viene descritto nel testo come una costruzione eterodeterminata del soggetto, il transfert viene definito come “ricerca dell’oggetto in movimento nel luogo dell’altro”. Nello specifico, il transfer immaginario, secondo l’autore, avviene quando le dinamiche relazionali che si innescano durante il colloquio comprendono i meccanismi di difesa di resistenza e idealizzazione, mentre il transfert simbolico, dinamica più profonda e a cui si spera auspichi la relazione terapeutica, favorisce la dinamica relazionale dei meccanismi di difesa di ripetizione ed elaborazione. La parola piena e la parola vuota, rispettivamente parola dell’Es e parola dell’Io, si manifestano la prima durante la relazione terapeutica quando è in atto il transfert simbolico, la seconda quando è in atto il transfert immaginario.
La conduzione del colloquio clinico illustrata da Massimo Recalcati
Focus della seconda parte de La pratica del colloquio clinico è la dinamica e conduzione del colloquio clinico. Con acume e chiarezza, l’autore Massimo Recalcati descrive la triade peculiare quale sintomo, domanda, transfert spiegando le rispettive declinazioni nei vari quadri psicopatologici dei casi clinici presentati. Grazie ad un indispensabile exucursus è stato possibile, in accordo con l’imperativo dei nostri avi “repetita iuvant”, attraversare i vari quadri psicopatologici, descritti con minuzia, osservandone similitudini e differenze rispetto alle dinamiche di transfert immaginario e simbolico.
In particolare, vengono delucidate con somma chiarezza le differenze di relazione terapeutica che si vengono a innescare nel contesto del colloquio clinico con soggetti con struttura psicotica e struttura nevrotica aventi quadri fenomenologici complessi (tossicodipendenza, isteria, nevrosi ossessiva, schizofrenia). Le differenze riguardano la posizione del terapeuta, la modalità di transfert, i meccanismi relazionali e difensivi che vengono messi in atto e l’elaborazione del transfert. Un testo chiaro, esauriente e che caldeggia il desiderio del lettore e, probabilmente, in accordo con Lacan, dell’ Altro (autore) di approfondire maggiormente la fonte epistemologica lacaniana.