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Siamo tutti completamente fuori di noi (2015) di Karen Joy Fowler – Recensione del libro

Il libro 'Siamo tutti completamente fuori di noi' di Karen Joy Fowler parla di attaccamento, di lutto, di colpa e di perdono di sé e degli altri.

Di Costanza Valentini

Pubblicato il 31 Ott. 2017

Aggiornato il 12 Apr. 2019 12:37

Siamo tutti completamente fuori di noi di Karen Joy Fowler è un libro che parla di attaccamento, perdita, colpa, perdono di sé e degli altri. Un ventaglio di sentimenti che ruotano intorno ad un legame fraterno molto particolare.

 

La particolarità e l’interesse proprie di questo romanzo non riguardano unicamente la tematica affrontata ma anche la modalità di narrazione. E’ un libro ad incastro, come una bambola matrioska, dove ad ogni livello il lettore non solo resta sorpreso dall’evolversi della trama ma entra anche in contatto con stati emotivi ogni volta diversi tra loro, in un crescendo di intensità.

Siamo tutti completamente fuori di noi di Karen Joy Fowler può essere descritto come un libro che parla di relazioni di attaccamento, di elaborazione del lutto (lutto inteso come separazione e perdita più che di morte in senso stretto), di colpa, di perdono di sé e degli altri.

Siamo tutti completamente fuori di noi di Karen Joy Fowler – La trama

La trama della storia di Siamo tutti completamente fuori di noi parte dal centro perché, come spiegherà la protagonista, quando si hanno tante cose da dire e non sappiamo da quale partire, allora è preferibile cominciare dal cuore delle cose. All’inizio del romanzo incontriamo quindi Rosemary Cooke, la protagonista, durante il periodo del college. E’ una ragazza normale ma per certi aspetti un po’ strana: presenta difficoltà ad entrare in relazione con gli altri, non è in grado di mantenere le giuste distanze fisiche né di seguire le regole della conversazione e, per questo, fin da piccola è stata derisa dai compagni di classe. A distanza di molti anni Rosemary sta ancora affrontando la perdita di sua sorella gemella Fern, avvenuta quando avevano 5 anni.

La narrazione procede in prima persona; Rosemary fin da subito divide la sua vita in due parti: prima e dopo la scomparsa di sua sorella: un prima felice e un dopo vuoto e triste. Non è in grado di spiegare completamente i sentimenti che prova poiché gli eventi, così come lei li rievoca, sono in realtà distorti. Ricorda solo che una estate viene mandata dai nonni e al suo ritorno la sorella è scomparsa, lasciando un vuoto incolmabile nella famiglia e distruggendone i legami interni.

Nessuno le spiega cosa sia accaduto, Fern è un argomento tabù in casa, il clima è pesante e carico di emotività inespressa. In questa prima fase di Siamo tutti completamente fuori di noi, Karen Joy Fowler descrive il modo in cui ogni membro della famiglia affronta la perdita ovviamente da solo poiché manca una elaborazione del lutto condivisa. La madre sviluppa sintomi depressivi che la portano a trascurare i figli; il padre si rinchiude in se stesso e annebbia la consapevolezza ricorrendo all’alcool; il fratello di Rosemary manifesta apertamente rabbia e risentimento verso la famiglia fino poi ad andarsene via di casa durante l’adolescenza.

A questo punto si scopre l’aspetto saliente e di maggiore interesse della trama: Fern, la sorella di Rosemary, è in realtà uno scimpanzé. Il padre, psicologo e ricercatore all’università, sulla scia di altri esperimenti di allevamento di scimpanzé per studiare lo sviluppo del linguaggio (vedi gli studi della famiglia Kellogg negli anni ‘30), decide insieme alla moglie di allevare Fern e Rosemary in parallelo nello stesso identico modo, come sorelle gemelle.

Le modalità di cura avvengono non solo adeguando Fern alla sorella umana (pannolino, vestiti, letture della buona notte) ma anche viceversa (Rosemary poteva mangiare solo quello che poteva andare bene alla sorella, non si visitano luoghi e nazioni se non è possibile far viaggiare Fern, e così via), senza iniquità. Le descrizioni dei momenti condivisi dalle due sorelle evidenziano un legame di attaccamento reciproco ma anche di empatia notevole e unico: anche Fern  “comunica” più volte quanto percepisca la sorella simile a sé e diversa dagli altri esseri umani che la circondano. E sarà proprio questa sensazione di essere simili e diversi dagli altri che farà sentire sempre fuori luogo Rosemary dai suoi coetanei e che amplificherà il vuoto lasciato dalla scomparsa di Fern dalla sua vita.

Il mistero sulla scomparsa di Fern, che è il cuore del romanzo Siamo tutti completamente fuori di noi, porta ad un crescendo di stati emotivi. Dal senso di vuoto e perdita per i fratelli si passa al rancore di Rosemary verso i genitori,  persone indegne che hanno riservato a suo parere un trattamento diverso alle due figlie, liberandosi con leggerezza di una di loro. La narrazione si dipana ulteriormente attraverso l’esplorazione dei vissuti emotivi e memorie distorte, fino poi scoprire l’amara verità: la colpa non è da ricercarsi negli altri ma dentro di sé, e sarà molto difficile riuscire a perdonare se stessi e i propri errori.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  •  Fowler,  K. J. (2015). Siamo tutti completamente fuori di noi. Editore Ponte alle Grazie.
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