Diverse ricerche hanno provato l’efficacia dei videogames nella riabilitazione della dislessia evolutiva; essi migliorano una grande varietà di abilità cognitive, come la visualizzazione spaziale, la capacità decisionale, il processamento visuo-spaziale e quello linguistico (Dorval e Pepin, 1986; Ball et al., 2002; Castel et al., 2005; Bialystok, 2006).
Vittoria Trezzi, OPEN SCHOOL PTCR MILANO
La dislessia evolutiva: le caratteristiche del disturbo
La lettura è un processo cognitivo complesso che riguarda l’essere umano, il quale dimostra di apprenderla abbastanza facilmente, passando dalla comprensione dei rapporti tra linguaggio orale e linguaggio scritto, ad una completa automatizzazione dei processi di lettura (Frith U., 1985).
Per alcuni bambini l’apprendimento della lettura risulta non priva di difficoltà, come se il meccanismo, che per alcuni individui risulta spontaneo, si sia inceppato.
Circa il 3,6 – 8,5% della popolazione italiana soffre di Dislessia Evolutiva, o Disturbo Specifico della Lettura (DE – Lindgren et al., 1985), un disturbo neurobiologico complesso a carattere ereditario.
La Dislessia Evolutiva è uno dei più comuni disturbi in età evolutiva e rientra all’interno della categoria diagnostica dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), insieme al Disturbo Specifico della Scrittura (Disortografia e Disgrafia) e il Disturbo Specifico del Calcolo (Discalculia).
Il livello di capacità di leggere raggiunto dai bambini con Dislessia Evolutiva (cioè, precisione, velocità, o comprensione della lettura misurate da test standardizzati somministrati individualmente) si situa sostanzialmente al di sotto di quanto ci si aspetterebbe data l’età cronologica del soggetto, la valutazione psicometrica dell’intelligenza, e un’istruzione adeguata all’età.
L’anomalia della lettura interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura (APA, 2013).
Le teorie che spiegano la dislessia evolutiva
La spiegazione maggiormente accreditata per quanto riguarda l’insorgenza della Dislessia Evolutiva, si trova nel processo linguistico-fonologico. Questo modello (Teoria Fonologica) afferma che i soggetti affetti da Dislessia Evolutiva hanno uno specifico disturbo nella rappresentazione, memoria e/o recupero del suono della parola. La teoria fonologica si basa sull’assunto che, per imparare un sistema alfabetico, si ha bisogno di apprendere la corrispondenza grafema (lettera) – fonema (suono). Se questo suono è scarsamente rappresentato, memorizzato e/o recuperato, l’apprendimento della corrispondenza grafema – fonema e, successivamente, del sistema alfabetico è significativamente compromesso (Bradley e Bryant, 1978; Snowling, 1981).
La rappresentazione fonologica comprende la consapevolezza fonologica, la memoria a breve termine verbale, la denominazione rapida, l’apprendimento fonologico, la percezione dei suoni del linguaggio e la ripetizione di non parole (Goswami, 2003).
Accanto a questa spiegazione tradizionale, diversi studi mostrano come la Dislessia Evolutiva sia il risultato di una combinazione di diverse cause neurocognitive. L’attenzione visiva e la via magnocellulare-dorsale (M-D) deficitarie sono considerate cause della Dislessia (Franceschini et al., 2013). Questo modello non esclude l’ipotesi del deficit fonologico – uditivo, ma enfatizza il contributo dei meccanismi visivi nell’acquisizione e automatizzazione della lettura (Stein, 2001; Gori et al., 2014; 2015).
La teoria del deficit visuo-attentivo afferma che le abilità di attenzione visuo-spaziale (AVS) risultano avere un ruolo fondamentale nella capacità di scomposizione grafemica. Un’abilità di AVS compromessa può causare la perdita della corretta sequenza di lettere o l’errata percezione dell’orientamento delle loro caratteristiche. Queste abilità deficitarie sono frequentemente riscontrate nei bambini con difficoltà di lettura (Wolf, 2000).
L’abilità di lettura necessita dello “spotlight” attenzionale, il quale ha la funzione di “illuminare” determinate aree di interesse all’interno dell’ambiente, consentendo di individuare gli obiettivi tramite l’integrazione delle caratteristiche dell’oggetto, ossia: dimensione, forma, colore, movimento e profondità (Vidyasagar e Pammer, 2010).
Successivamente ad una prima e fondamentale elaborazione visuo-percettiva in attenzione distribuita, la cui efficacia sembra essere dovuta ad una elaborazione grossolana del sistema visivo magnocellulare-dorsale (M-D; Stein, 2014; Vidyasagar e Pammer, 2010, Facoetti, 2010; Gori e Facoetti, 2014; 2015), questo fascio attenzionale si orienta sul lato sinistro della stringa di lettere. Questa focalizzazione avviene tramite specifici meccanismi inibitori dell’elaborazione delle lettere laterali presenti sul lato destro, per poi, solo successivamente, orientarsi e focalizzarsi rapidamente sulla successiva lettera a destra. In seguito a questo meccanismo, si verifica la conversione grafema-fonema, e poi il meccanismo di mantenimento temporaneo nella MBT del fonema appena individuato.
Diversi studi affermano che bambini con Dislessia Evolutiva hanno più difficoltà nei compiti di ricerca visiva se comparati con i normo-lettori, a causa dei deficit della via M-D (Vidyasagar e Pammer, 1999; Gori et al., 2014; 2015).
Le capacità dell’AVS si ripercuotono sulle abilità di accesso rapido alle rappresentazioni fonologiche (Denka e Rudel, 1974) e concorrono, con altre difficoltà fonologiche, mnestiche e di coordinazione, alla strutturazione delle futura abilità di lettura (Franceschini et al., 2012).
Gori e collaboratori (2015) hanno mostrato il ruolo cruciale della via M-D nell’apprendimento della lettura, dimostrando che la percezione del movimento visivo, richiedente l’integrazione spazio-temporale di diversi punti in movimento coerente, misurate durante la scuola dell’infanzia, è predittiva delle future abilità di lettura. Bambini considerati cattivi lettori presentano, già alla scuola dell’infanzia, un disturbo della via M-D ed un disturbo nell’AVS (Gori et al., 2015). Questi risultati sembrano mostrare dunque come i meccanismi di orientamento e focalizzazione dell’AVS, controllati dalla via M-D, siano cruciali per lo sviluppo delle future abilità di lettura (Stein, 2001).
Tuttavia un deficit della via M-D, quindi una compromissione della percezione del movimento, non è riscontrabile in tutta la popolazione affetta da Dislessia Evolutiva (Talcott et al., 2013).
Dai dati appena presentati emerge l’esistenza di un legame causale tra i disturbi visivo-attentivi e le difficoltà di lettura (Gori e Facoetti, 2014); è quindi possibile pensare che la riabilitazione della via visiva M-D porterebbe ad un miglioramento delle abilità di lettura in soggetti con Dislessia Evolutiva senza allenare direttamente la lettura o il linguaggio.
Il trattamento della dislessia evolutiva
Attualmente i trattamenti si basano sul potenziamento fonologico, con il fine di velocizzare e migliorare l’accuratezza della lettura.
Tuttavia, date le recenti evidenze dell’implicazione del sistema attentivo nella dislessia, alcuni studiosi stanno implementando, in alternativa al tradizionale modello fonologico, un nuovo sistema di riabilitazione.
Questo recente sistema di riabilitazione supporta la teoria magnocellulare – dorsale e si prefigge l’obiettivo di prevenire la Dislessia potenziando le abilità visuo – attentive. Questo modello si basa sull’utilizzo di specifici videogiochi d’azione: gli Action Video Games (AVG). Questi sono dei videogiochi che mirano a potenziare il funzionamento cognitivo e nello specifico lavorano sul sistema attentivo, implicato nella via magnocellulare – dorsale.
Le caratteristiche che definiscono gli AVG sono: un’elevata velocità di gioco; un alto grado di carico percettivo, cognitivo e motorio (necessità di pianificazione, di tracciare il movimento di più elementi o di doverli mantenere in memoria, necessità di pianificare diverse strategie d’azione da mettere in pratica in modo rapido); imprevedibilità (temporale e spaziale); notevole rilevanza degli avvenimenti che si manifestano lontano dal centro dello schermo (Green, Li e Bavelier, 2010).
L’efficacia dei videogames nella riabilitazione della dislessia evolutiva
Diverse ricerche hanno provato l’efficacia dei videogames; essi migliorano una grande varietà di abilità cognitive, come la visualizzazione spaziale, la capacità decisionale, il processamento visuo-spaziale e quello linguistico (Dorval e Pepin, 1986; Ball et al., 2002; Castel et al., 2005; Bialystok, 2006) anche in soggetti sani (Green e Bavelier, 2003; 2006).
Solo in seguito al trattamento di AVG su soggetti adulti sani, questo strumento è stato applicato su adulti con Dislessia, raggiungendo risultati positivi (Harrar et al., 2014).
Un’ampia porzione della letteratura scientifica mostra come gli AVG siano in grado di potenziare le abilità attenzionali e percettive nei normo-lettori, funzioni che risultano compromesse in soggetti con Dislessia (Franceschini et al., 2013).
Successivamente, il trattamento con AVG è stato implementato sui bambini e gli autori di questa ricerca hanno mostrato che giocare agli AVG per sole 12 ore può significativamente migliorare le abilità dei bambini affetti da Dislessia evolutiva (Franceschini et al., 2013).
I risultati di questa ricerca hanno evidenziato un miglioramento nelle abilità di lettura che è maggiore di quanto ci si sarebbe aspettati dopo un anno di sviluppo spontaneo della lettura e, inoltre, uguali se non maggiori rispetto ai risultati ottenuti dalla riabilitazione fonologica tradizionale (Franceschini et al., 2013).
Questo dato suggerisce che il trattamento AVG è in grado di migliorare l’attenzione selettiva, per quanto riguarda la dimensione temporale e spaziale (Green et al., 2012).
Inoltre, nonostante la maggior parte degli studi parlino di miglioramenti nell’attenzione visiva a seguito di riabilitazione con AVG, sembra che vi siano benefici anche per quanto riguarda il processo visivo ed uditivo (Donohue et al., 2010; Green et al., 2010).
Dal momento che la riabilitazione della abilità attentive non implica un apprendimento già completato della lettura, essa può essere applicata a bambini in età prescolare.
L’impiego dei videogames nella riabilitazione dei disturbi del linguaggio
Un successivo passaggio di fondamentale interesse, riguarda l’applicazione della riabilitazione tramite AVG su soggetti con Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL).
Il DSL è un deficit neuropsicologico dello sviluppo, il quale riguarda un insieme di compromissioni a livello di codifica fonologica, grammaticale, sintattica e/o lessicale. La comprensione sembra invece essere in tutti più progredita, rispetto all’abilità di produzione (Leonard, 1998).
Le difficoltà grammaticali e lessicali sembrano essere quelle più frequenti e la comunicazione si presenta impoverita, caratterizzata da frasi brevi e semplici, difficoltà a coniugare i verbi al passato, scarsa costruzione sintattica (Hsu e Bishop, 2014) sostituzioni, difficoltà nel trovare le parole (DSM – V, 2013) e nell’apprenderne di nuove (Kan e Windsor, 2010).
I soggetti con DSL condividono con i bambini affetti da Dislessia una marcata difficoltà nei compiti di conoscenza fonologica e lessicale (Catts et al., 2005), come nell’apprendimento di parole nuove (Storkel, 2003) e nella ripetizione di non – parole (Vitevitch et al.,1997).
Oltre al dominio linguistico, il DSL interessa anche le abilità visuo-spaziali (Hill, 2001; Bavin et al., 2005). A tal proposito, accanto all’insieme di sintomi conosciuti e descritti dai criteri diagnostici del DSM – 5 (2013), è stato evidenziato che i bambini con DSL presentano anche un deficit di tipo attentivo, comune alla Dislessia. Questi dati potrebbero spiegare la relazione che sussiste tra DSL e DE. Infatti, risulta che il 51% dei bambini con DSL, sviluppa successivamente difficoltà specifiche nella lettura (McArthur et al., 2000).
Questi dati potrebbero confermare diversi studi secondo cui le abilità attentive sono un’importante e necessaria componente per lo sviluppo delle abilità di lettura (Vidyasagar e Pammer, 2010; Franceschini et al., 2012; Facoetti et al., 2010).
Questi studi infatti non mettono in dubbio l’importanza delle abilità fonologiche, necessarie per l’acquisizione della lettura e, per l’appunto, deficitarie nei DSL e DE. Bensì, essi sottolineano il fatto che la decodifica fonologica richiede in origine una rapida selezione delle unità sub-lessicali ortografiche, che avviene attraverso un orientamento seriale dell’attenzione. Alla base del DSL e della DE ci sarebbe un deficit nell’attenzione visuo-spaziale, la quale causerebbe abilità fonologiche deficitarie (Stein, 2001; Vidyasagar e Pammer, 2010; Ruffino et al., 2010; Gori et al., 2014).
Questi studi potrebbero offrire un nuovo approccio per l’identificazione precoce della Dislessia evolutiva e per la sua riabilitazione preventiva effettuata su bambini con DSL (Facoetti et al., 2010).
Progetto di ricerca sui fattori predittivi e preventivi della dislessia evolutiva
All’interno di questa cornice teorica nasce il progetto di ricerca dal titolo: “La Dislessia Evolutiva: fattori predittivi e preventivi” svolto in collaborazione con l’Istituto Scientifico IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini (Lecco), e l’Istituto “La Nostra Famiglia” di Como, insieme all’Università degli studi di Padova e di Bergamo.
Lo scopo del progetto è di indagare se l’utilizzo di specifici videogiochi possa avere un effetto preventivo sullo sviluppo di Dislessia Evolutiva (DE) in bambini in età prescolare con diagnosi di Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL). Le componenti proprie di ciascun video game, con il miglior potenziale preventivo, verranno quindi identificate e rappresenteranno le basi per il successivo sviluppo di un video game volto alla prevenzione della Dislessia evolutiva.
Per raggiungere tale obiettivo i bambini che partecipano al progetto come gruppo di controllo sono sottoposti ad un trattamento logopedico standard. Tutti i bambini, a prescindere dal gruppo di appartenenza, verranno seguiti longitudinalmente per tre anni al fine di valutare e quantificare lo sviluppo dell’acquisizione delle abilità di lettura e le abilità neuropsicologiche ad essa associate.
Attualmente sono state condotte delle analisi preliminari volte ad indagare un miglioramento nelle abilità neuropsicologiche connesse alla Dislessia Evolutiva, a seguito di 12 ore di trattamento sperimentale con gli AVG.
Dai risultati ottenuti si può ipotizzare un miglioramento nell’attenzione spaziale distribuita e focalizzata e nella percezione visiva. Come già riscontrato in Franceschini e coll. (2013) si può parlare di un miglioramento generale nelle performance attentive, nei soggetti che hanno seguito un trattamento di AVG per 12 ore. I bambini sottoposti a trattamento logopedico sono anch’essi migliorati ma in modo inferiore rispetto a quelli del gruppo AVG.
Si può quindi affermare che, coerentemente con la natura della stimolazione del training, i videogames migliorano significativamente le abilità visuo spaziali ed i meccanismi attenzionali visivi alla base del riconoscimento ortografico (Bavelier et al., 2013).
Questi risultati supportano una visione multi-fattoriale della Dislessia evolutiva (Bosse et al., 2007). Infatti, se il trattamento logopedico è definito di dominio specifico, concentrandosi sugli aspetti esclusivamente fonologici, il trattamento AVG è di dominio generale, potenziando quindi sia le abilità visive, sia quelle uditive e fonologiche.
In linea con i diversi studi passati, è evidente come gli AVG permettano il miglioramento della capacità attentiva (Green & Bavelier, 2012; Franceschini et al., 2013).
I risultati dimostrano che gli AVG coinvolgono la riabilitazione di molte abilità sensoriali e, per questo motivo, sono degli ottimi candidati per il trattamento della Dislessia. Allenare i soggetti che soffrono di Dislessia a spostare il focus attenzionale verso diversi stimoli visivi ed uditivi, come accade durante l’esperienza di gioco, potrebbe aiutare a migliorare le abilità di scrittura e lettura (Harrar et al., 2014).
Questi risultati sono supportati da ricerche che mostrano che l’attenzione può essere studiata (Bulf e Valenza, 2013) ed efficacemente allenata (Wass et al., 2011) durante l’infanzia. Queste importanti evidenze aprono la strada ad un progetto di prevenzione efficace, il quale potrebbe ridurre l’incidenza di DE (Facoetti et al., 2003; Green e Bavelier, 2012; Franceschini et al., 2013, Bavelier et al. 2013).
I soggetti in età prescolare con DSL, andrebbero incontro ad un tipo di riabilitazione dell’apprendimento percettivo, che è in grado di migliorare non solo le abilità attenzionali, bensì anche le future abilità di lettura (Franceschini et al., 2013; Gori et al., 2015).
Accanto all’efficacia di questo trattamento sulle abilità di lettura, gli AVG hanno anche altri vantaggi:
– essi, come già accennato, non richiedono abilità nella lettura, quindi possono essere utilizzati agevolmente prima della diagnosi in DE. In questo senso, gli AVG sono utilizzati per un trattamento a scopo preventivo del deficit di lettura.
– inoltre, gli AVG risultano efficaci a prescindere dai vari sottotipi di DE e dalla profondità del disturbo.
– per la prima volta, il bambino si troverebbe ad affrontare una riabilitazione cognitiva sotto forma di gioco. Il bambino potrà, dunque, migliorare giocando, anche dentro camera sua.
Esattamente per queste ragioni, il trattamento AVG sembra essere un candidato per la prevenzione della Dislessia evolutiva.