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Daniel David: lectio magistralis su Integrative e Multimodal CBT – Report dall’ International Congress of Cognitive Psychotherapy, Romania 2017

International Congress of Cognitive Psychotherapy: Daniel David difende l'importanza di integrazione nel vasto campo delle terapie cognitivo-comportamentali

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 03 Lug. 2017

Il tema portante del 9° International Congress of Cognitive Psychotherapy a Cluj-Napoca, su cui ha esposto Daniel David, è la ricerca di una unità di fondo tra i molteplici approcci che appartengono all’ormai vasto ombrello di terapie cognitivo comportamentali. Una meta affascinante e comprensibile in un periodo scientifico così confuso per la psicoterapia.

 

Tuttavia, a parere di chi scrive, una meta idealistica e sfuggente, spesso ridotta a un esercizio di diplomazia scientifica entro tavole rotonde i cui partecipanti sembrano, nella sostanza, più interessati a evitare litigi che a compiere un reale movimento in direzione integrativa.

Tuttavia è una meta in cui qualcuno crede fermamente. Tra questi l’organizzatore del congresso Daniel David, che innalza il vessillo dell’integrazione nel corso della sua lezione magistrale. Il suo sforzo è encomiabile sia per il valore che sottende che per l’accuratezza con cui lo descrive. Siamo in un’epoca strana per la psicoterapia scientifica. Molti creano un modello, fanno un paio di studi di efficacia, vedono che è meglio del non far nulla (meno male), lo promuovono in ampia scala con interpretazioni spesso esagerate spingendosi anche oltre i confini dei due piccoli studi di validità. Quando va poi bene si trova un ricercatore importante che si appassiona, trova finanziamenti per un grant più corposo. Ancora una volta si mostra efficace rispetto a nessun intervento o nel migliore dei casi eguaglia interventi che hanno una storia di ricerca consolidata. La promozione viene implementata su scala mondiale.

Naturalmente questa è una esagerazione un po’ distopica. Un’altra prospettiva mentale suggerisce entusiasmo per la costante crescita e sviluppo di una disciplina scientifica e per la maggior vicinanza alla ricerca rispetto al passato da parte di quegli approcci storicamente refrattari alla verifica del dato. Tra questi estremi c’è però un pericolo vero, vale a dire che la proliferazione confonda le acque e ignori l’importanza dei principi empirici di base della terapia cognitivo comportamentale o anche tutti quei modelli che non si ritrovano in questo paradigma. Un rischio possibile, che non è sempre vero. Esistono alcune nuove terapie che sono passate al vaglio dell’efficacia dopo vent’anni di ricerca sui principi teorici, ma sono un’esigua minoranza.

Daniel David: un modello di valutazione delle psicoterapie

Daniel David fa leva su questo punto: ora che la ricerca in psicoterapia sta esplorando in modo massiccio il mondo della evidence-based medicine è importante ricordarsi di dimostrare in modo stabile la validità della base teorica delle diverse psicoterapie. Soprattutto alla luce del dato descritto poco prima da Pim Cuijpers riguardo la depressione: molte terapie si equivalgono senza apportare una forte innovazione.

In sintesi, per Daniel David occorre che terapie e protocolli di intervento si muovano verso fondamento teorico stabile, sia che nel campo della CBT standard, sia in nuovi orizzonti teorici e terapeutici. Per andare in questa direzione Daniel David propone un modello interessante di valutazione delle psicoterapie, in cui la classificazione di qualità non sia basata solo sui dati di esito (come avviene normalmente nelle linee guida internazionali) ma anche sulla solidità scientifica delle teorie di riferimento e quindi degli elementi che mediano il processo di cambiamento.

Così potremmo avere modelli terapeutici, valutati di alta qualità, qualora mostrino solidi dati a supporto della teoria di riferimento e dell’efficacia della tecnologia psicoterapeutica a essa associata. In alternativa, alcuni modelli potrebbero avere numerosi dati di efficacia, ma una teoria non solida nella spiegazione dei suoi meccanismi di azione, oppure ancora una teoria solida ma una tecnologia terapeutica non ancora sviluppata o non ancora all’altezza. Entrambe queste due classificazioni identificherebbero una qualità moderata dell’intero approccio. Ciò non significa che se manca validità teorica un approccio efficace non debba essere usato, ma non sarebbe la prima scelta in caso esistano modelli capaci di soddisfare entrambi i requisiti. Inoltre, la classificazione proposta da Daniel David può avere anche un grande vantaggio su larga scala creando un contesto che orienti ricercatori ed enti finanziatori verso progetti di ricerca che non si limitano alla proliferazione di studi di efficacia ma che favoriscano la copertura di un punto di debolezza di un certo approccio psicoterapeutico.

Si diceva una meta sfuggente, se si pensa di dirigere lo sforzo di fondatori o ambasciatori di un singolo approccio. Ma diventa più realistica a fronte di una proposta contestuale e concreta come quella di Daniel David. Quindi, in bocca al lupo.

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SCRITTO DA
Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • David, D., Tatar, A. S., & Cristea, I. A. (2014). From Cognitive-Behavioral to Evidence-Based Psychotherapies: More and Better. Journal of Evidence-Based Psychotherapies, 14(1), 1. DOWNLOAD
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