Lo scorso 7 Luglio a Catania si è svolto Vulcanica…mente, seminario scientifico internazionale che si svolge ogni anno nella città siciliana e quest’anno incentrato sul rapporto corpo-mente e sulle tecniche psicoterapeutiche che, a partire dai sintomi di natura somatica, dimostrano la loro efficacia sul funzionamento cognitivo.
Si è svolto lo scorso 7 Luglio presso la sede della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Catania Vulcanica…mente, seminario scientifico internazionale che si svolge annualmente a Catania e quest’anno incentrato sul rapporto corpo-mente e sulle tecniche psicoterapeutiche che, a partire dai sintomi di natura somatica, dimostrano la loro efficacia sul funzionamento cognitivo.
L’esigenza da cui è partito il seminario è stata quella di scardinare il luogo comune secondo cui l’approccio cognitivo al funzionamento della mente è da considerarsi intellettualistico, così da relegare in secondo piano le emozioni, e ricordo in proposito l’importanza attribuita da Guidano e Liotti alle emozioni – spiega Tullio Scrimali, Psichiatra e Psicoterapeuta, Professore di Psicologia Clinica presso l’Università di Catania. Direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva Aleteia di Enna e organizzatore del seminario – Ecco perché questo seminario riguarda gli approcci bottom-up alla psicoterapia, che attribuiscono rilevanza al corpo nel suo stretto rapporto con la cognizione, come il biofeedback.
Il Prof. Tullio Schimali durante il seminario “Dal corpo alla mente”
In questa direzione si è mosso l’intervento di Damiana Tomasello, Docente Aleteia, che ha illustrato il ruolo del biofeeback nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione.
Posto che esiste un’associazione forte tra ansia, stress e alimentazione e che lo stato ansioso costituito dalla presentazione del cibo che si ritiene ingrassante inibisce la sua assunzione, l’utilizzo del biofeedback risulta molto utile poiché, aumentando l’autoregolazione emotiva e di fatto abbassando i livelli di ansia, permette l’alimentazione anche dopo la presentazione del cibo temuto, come una merendina. Inoltre è utile avvalersi di telecamere all’interno del setting clinico per fornire una visione più obiettiva di se stessi e facilitare la ristrutturazione cognitiva dell’immagine corporea.
L’intervento terapeutico nei casi di traumi, con l’utilizzo di apposite tecniche come lo Yoga, è stato l’oggetto del workshop tenuto da Cecilia La Rosa del Centro Clinico De Sanctis di Roma.
E’ noto che il trauma porta memorie emotive che si sedimentano nel corpo: basti pensare alle vittime di abuso sessuale che mostrano reazioni fisiche di terrore ed evitamento dei rapporti sessuali. Il corpo si attiva prima, ricorda i traumi del passato prima ancora di raccontare il trauma stesso, per cui è un’utile alleato nel processo di risignificazione mentale dell’esperienza. Da qui l’importanza di un lavoro terapeutico sull’osservazione del corpo: così al paziente si segnalano i movimenti che compie durante il racconto, come l’arretrare quando rievoca uno scippo. E’ prioritario rispetto al racconto provvedere a mettere il paziente in condizioni di “sicurezza nervosa”: qualora l’arousal fosse troppo elevato da impedire il racconto è necessario infatti un trattamento farmacologico per calmare il sistema nervoso autonomo e abilitare le funzioni riflessive e narrative.
Un’attenzione al corpo e ai “segnali” che esso invia, da usare come strumento utile ai fini diagnostici e che ha portato il prof. Scrimali allo sviluppo del MindLAB Set, pensato per operare il monitoraggio di parametri psicofisiologici in ambito psichiatrico e psicologico nel contesto di tecniche di auto-osservazione e psicoeducazione, e all’interno di programmi psicoterapeutici.
Il MindLAB Set è stato ideato e sviluppato per il monitoraggio dell’attività elettrodermica e per fornire un’informazione di ritorno continua al paziente (biofeedback) di tale attività, tramite per esempio informazioni visive sincroniche, relative a quanto sta accadendo nel singolo istante – sottolinea Scrimali – La mia idea è quella di portare le neuroscienze nella stanza di terapia; in quest’ottica è in via di perfezionamento il NeuroLAbset con cui porteremo nella stanza del clinico l’attività elettroencefalografica, in modo da monitorare l’attività del cervello e supportare la diagnosi e l’intervento attraverso le rilevazione dei ritmi cerebrali, come le onde teta, riscontrabili nei casi di psicosi.