Francisca García Guerrero, presidente EMDR Spagna e Isabel Fernandez, presidente EMDR Italia e EMDR Europa aprono il 18° congresso europeo EMDR. La conferenza si intitola “La psicoterapia del ventunesimo secolo” e i temi centrali dei lavori sono i nuovi sviluppi teorici ed applicativi della terapia con EMDR, sempre più diffusa in numerosi Paesi. Più di 900 i partecipanti e 17 Paesi europei e presenti 4 continenti.
Il contributo di Dolores Mosquera al Congresso EMDR
Isabel Fernandez conferisce il Premio DAVID SERVAN-SCHREIBER alla personalità che più si è distinta per lavoro clinico e ricerca: Dolores Mosquera, Psicologa, psicoterapeuta, dirige l’Istituto per lo studio del Trauma e disturbi di personalità (INTRA-TP) a La Coruña, Spagna. Terapeuta practitioner e facilitator EMDR Europe.
Viene premiata in virtù della sua esperienza clinica e di insegnamento. Ha pubblicato molti libri e articoli sul trattamento Emdr dei disturbi di personalità, trauma complesso e dissociazione ed è esperta riconosciuta in questo campo. Inoltre collabora in programmi di sostegno alle donne vittime di violenza domestica ed è psicologa della rete nazionale per l’assistenza delle vittime del terrorismo.
Nell’ambito del congresso ha tenuto un workshop sul tema del trattamento del PTSD complesso mediante EMDR.
Mosquera introduce il suo intervento citando uno studio olandese sull’applicazione dell’Emdr standard con soggetti affetti da psicosi secondo il quale ciò è possibile ed efficace senza particolari accorgimenti di stabilizzazione del paziente.
Commentando lo studio Mosquera ritiene che per i casi complessi sia necessaria una stabilizzazione prima di iniziare il trattamento Emdr o comunque occorre prevedere una forma di supporto prima di procedere.
Un’ elevata percentuale di pazienti con PTSD-C presentano anche dissociazione e molti, come indica Mosquera citando la sua vasta esperienza clinica, hanno bisogno di una lunga fase di preparazione per essere pronti a tollerare quello che emergerà durante la fase di desensibilizzazione.
Diverse testimonianze di pazienti indicano che hanno paura della terapia Emdr:
“volevano farmi elidere il cervello!”
“sono stata sopraffatta dei ricordi!”
Se la persona non ha un’informazione adattiva alla quale aggrapparsi, spiega la dottoressa Mosquera, continueranno ad emergere solo informazioni negative e dolorose e ciò renderà il lavoro terapeutico molto frustrante sia per il paziente sia per il terapeuta: “non potevano andare da nessuna parte!”
Questo può accadere se il terapeuta non effettua un accurato assessment prima di procedere al trattamento, includendo anche una dettagliata raccolta della storia di vita, che può avvenire ad esempio mediante la linea del tempo.
Mosquera ci rammenta la teoria del Cigno Nero, la metafora esprime il concetto per cui un evento con un forte impatto è una sorpresa per l’osservatore e quindi, una volta accaduto, l’evento viene razionalizzato a posteriori. La teoria è stata sviluppata per spiegare il ruolo sproporzionato di eventi a forte impatto, rari e difficili da prevedere rispetto alle aspettative nell’ambito di storia, scienza, finanza e tecnologia. E’ sufficiente anche un solo paziente con PTSD complesso che necessiti di una preventiva stabilizzazione per dare indicazione a tutti i terapeuti di dedicarsi ad una fase di preparazione del paziente prima di trattarlo con EMDR.
Mosquera conclude dicendo:
“Se vogliamo dimostrare che ci sono cigni neri ne basta uno, se vogliamo dimostrare che occorre una fase di preparazione specifica con i pazienti affetti da PTSD complesso, ci basta aver avuto un paziente che ne abbia avuto bisogno”.
Le fasi del trattamento EMDR
Il primo elemento di preparazione al trattamento è la fase di psicoeducazione circa il funzionamento dell’Emdr e del modello dell’informazione adattiva, è bene illustrare quale atteggiamento è più opportuno che il paziente abbia: “non sforzarti di ricordare; al momento giusto saprai cosa ti serve; più ti sforzi più la tua mente lotterà per non farli emergere e tu ti sentirai stanca”.
La psicoeducazione riguarderà anche le manifestazioni della risposta traumatica, in modo da fornire al paziente stesso una chiave di comprensione dei propri sintomi.
Il terapeuta deve iniziare a lavorare sul materiale che ha a disposizione, infatti alcune parti del puzzle sono nascoste e così dobbiamo iniziare a lavorare sui pezzi di cui siamo a conoscenza.
La preparazione procede con alcune tecniche di stabilizzazione (A. Gonzales e D. Mosquera 2012).
Le tecniche suggerite nel presente intervento sono:
- Uso del protocollo EMDR
- Installazione del luogo sicuro
- Esercizi di “grounding” o radicamento corporeo
- Installazione delle risorse
- CIPOS – Metodo dell’Installazione Costante dell’Orientamento e della Sicurezza (J.Knipe)
“Dove sei? Nel passato o nel presente”. Ci riferiamo qui alle parti dissociative come indicato dalla teoria della dissociazione strutturale della personalità .(J. Knipe) - PAT – Tolleranza dell’emozione positiva (Leeds).
Gli effetti positivi della stabilizzazione permettono di lavorare in sicurezza con questi pazienti.
Essi imparano a prendersi maggiormente cura di sè, a prendere contatto con le sensazioni del corpo, ad ottenere un minimo controllo degli impulsi, a sviluppare la capacità di notare e rimanere in contatto con tutto quello che appare e soprattutto con tutte le emozioni. Fondamentale è guidarli ad imparare a rimanere in una situazione “confortevole” con tutte le emozioni, altrimenti si permettono di stare solo su un’ emozione (ad es. nella rabbia o nella tristezza).
Infine la dottoressa sottolinea un cambiamento importante nel DSM-5, che ha inserito nel disturbo PTSD il sottotipo dissociativo. Ritiene sia fondamentale considerarlo come categoria a sè; con questi pazienti il trattamento richiede molta stabilizzazione rispetto ad altri poichè sono più a rischio di ulteriori esperienze traumatiche e tendono facilmente alla dissociazione come difesa.
L’elaborazione del trauma si colloca in una fase avanzata del trattamento; il terapeuta può accordarsi col sistema psichico del paziente che non lavorerà sui ricordi traumatici fino a quando tutte le parti non saranno pronte.
In accordo con la teoria della dissociazione strutturale della personalità, la psicoterapia si dovrebbe concludere quando è avvenuta l’integrazione tra le parti dissociative e l’ elaborazione adattiva dei ricordi traumatici.
L’intervento della Mosquera è stato arricchito da numerosi esempi clinici e da video di sedute terapeutiche; questo ha permesso all’uditorio di comprendere a pieno le manifestazioni della dissociazione in pazienti con disturbo da stress post traumatico complesso e di capire come intervenire per riportare la persona nel qui ed ora, mediante le tecniche di stabilizzazione.