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Le terapie solidali: il racconto di un supervisore sulle terapie solidali offerte dalla Scuola Cognitiva di Firenze

Presso la Scuola Cognitiva di Firenze vengono proposte le terapie solidali condotte a basso costo da psicoterapeuti in formazione supervisionati da esperti

Di Luca Calzolari

Pubblicato il 21 Giu. 2017

La Scuola Cognitiva di Firenze presso il proprio Centro di Cognitivismo Clinico ha organizzato le “psicoterapie solidali” che hanno delle caratteristiche peculiari per migliorare la formazione professionale degli specializzandi e per consentire l’accesso alla terapia a pazienti bisognosi di aiuto e in cerca di un prodotto serio e ben supervisionato.

 

Si tratta, infatti, di psicoterapie offerte a prezzi agevolati di 25 euro condotte da psicoterapeuti in formazione del terzo e quarto anno e supervisionate ogni settimana dai didatti esperti della Scuola. Oltre alla supervisione obbligatoria settimanale gli studenti devono aggiornare costantemente la cartella clinica di quel singolo paziente, anch’essa monitorata dal didatta e conservata nel Centro in cui vengono inseriti i dati relativi al processo terapeutico ed il diario clinico delle sedute.

Quella appena descritta è la fase della “terapia solidale” in cui sono descritti i compiti del terapeuta in formazione ma precedentemente vi è una fase di assessment iniziale anch’essa molto importante che vede il contributo di altri colleghi già formati. Al paziente che ha contattato il Centro per la “terapia solidale” viene fissato, infatti, un colloquio condotto da un terapeuta esperto della Scuola con lo scopo di valutare la problematica psichica e psicopatologica e se essa possa essere gestita da un terapeuta in formazione. Successivamente viene condotta una valutazione diagnostica, da una equipe di colleghi esperti, che sarà finalizzata ad una relazione in cui verranno raccolti i dati emersi nella prima visita, i risultati della valutazione diagnostica ed un orientamento terapeutico.

Queste appena descritte sono le varie fasi della “terapia solidale” che sono vincolanti alla stessa e verso i quali il terapeuta in formazione deve necessariamente attenersi.

 

La supervisione dei terapeuti in formazione

Poi però c’è la supervisione, settimanale, e descriverne alcuni aspetti è per me molto stimolante essendo uno dei supervisori ormai da qualche mese. Il confronto con le difficoltà che ogni terapeuta in formazione incontra sono tante, come è normale che sia, spesso gestite attraverso un utilizzo delle tecniche in un momento in cui ancora non si ha in testa il problema ed il funzionamento del paziente e su cui è mio obiettivo riflettere insieme al terapeuta in formazione. Il ruolo, cioè, del controllo come strategia per gestire la propria ansia che portiamo nella relazione col paziente e come questo emerga chiaramente riflettendoci insieme, aiutando il terapeuta in formazione a decentrarsi rispetto alla situazione problematica in seduta.

Lo stesso modello cognitivo-comportamentale viene visto come una mappa all’interno della quale inserire i vari elementi che emergono dalle sedute con lo scopo di poter giungere ad una più chiara concettualizzazione del funzionamento del paziente, elemento centrale su cui costruire il progetto terapeutico. Questa maggior attenzione su ciò che sta accadendo in terapia emerge durante la supervisione molto chiaramente quando la scelta di una specifica tecnica è conseguenza di una riflessione sul funzionamento del paziente e non staccata da essa. Tecnica che il terapeuta in formazione impara così ad applicare in un setting clinico e per poterla, in seguito, padroneggiare.

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