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Lo sviluppo del bambino: prime tappe e grandi conquiste. A che gioco giochiamo?

La teoria di Piaget si basa su quattro stadi che il bambino attraversa dalla nascita:senso-motorio, ​pre-operatorio, operatorio concreto, operatorio formale

Di Francesca Di Tullio

Pubblicato il 27 Giu. 2017

Aggiornato il 11 Set. 2017 12:27

Ogni mamma è presa da mille ansie e paure alla nascita del proprio bambino, mille domande si susseguono, alcune si documentano leggendo libri, riviste, facendo ricerche su internet: nella molteplicità di informazioni che si acquisiscono sarà saltato fuori il nome di Piaget. Ma chi è e cosa ha da dire sui bambini?

 

Ogni mamma è presa da mille ansie e paure alla nascita del proprio bambino! Mille domande si susseguono, alcune si documentano leggendo libri, riviste, facendo ricerche su internet. Come sarà? Cosa posso fare? Mi riconoscerà?

Piaget e le tappe dello sviluppo del bambino

Nella molteplicità di informazioni che si acquisiscono sarà saltato fuori il nome di Piaget. Ma chi è e cosa ha da dire sui bambini?

Piaget è un biologo ed epistemologo francese molto importante per aver descritto minuziosamente le tappe dello sviluppo del bambino dalla nascita all’età adulta.

La sua teoria si fonda su quattro stadi che il bambino attraversa dalla nascita.

Gli stadi, come definiti dallo stesso Piaget, si suddividono in :

  • Stadio senso-motorio da 0 ai 2 anni
  • ​Stadio pre-operatorio dai 2 ai 6 anni
  • ​Stadio operatorio concreto dai  6 ai 12
  • ​Stadio operatorio formale dai 12 anni in poi

Ognuno di questi stadi rappresenta dei traguardi raggiunti e determina nuove conquiste e nuovi obiettivi. Ma nel concreto cosa succede?

Lo stadio senso motorio

Immaginiamo una mamma alle prime armi che si trova a sperimentare i primi sorrisi del bambino verso di lei. Che sta succedendo?

Secondo Piaget il bambino in questa fase è egocentrico, conosce il mondo esterno attraverso due processi fondamentali che sono l’assimilazione, come suggerisce la parole stessa, immagazzina informazioni, un esempio ne è il gioco, e l’accomodamento, quando il bambino adatta i propri schemi ai nuovi dati dell’esperienza.

Il bambino non è ancora capace di distinguere sé stesso dal mondo esterno per cui suoni, persone, cose, si susseguono senza una ragione. Ma via via che le sue funzioni cognitive si svilupperanno tutto inizierà per lui ad avere un senso.

Piaget suddivide lo stadio senso-motorio in altri 6 sottostadi, essendo questo momento per il bambino molto ricco di stimoli e crescita.

  1. riflessi innati (dalla nascita a 1 mese): il bambino non agisce sulla realtà ma aspetta che essa soddisfi i suoi bisogni. In questa fase il bambino manifesta pianto per ottenere qualcosa.
  2. reazioni circolari primarie (dai 2 ai 4 mesi): il bambino scopre di essere “agente” cioè comprende che lui può fare. In questa fase il bambino mostra interesse per gli oggetti. Cerca conferme nello sguardo della madre e pian piano con il suo aiuto inizia a giocare. Molto importante è infatti il ruolo della madre che grazie allo scambio favorisce nel proprio bambino intenzionalità e reciprocità. In questo periodo si vedranno bambini che si succhiano i piedi e mettono in bocca tutto ciò che trovano. È il loro modo di conoscere il mondo. Proporre al bambino oggetti diversi, con diverse consistenze è un modo per fargli scoprire nuove cose.
  3. reazioni circolari secondarie (dai 4 agli 8 mesi): il bambino inizia ad avere assimilato informazioni e utilizza schemi per svolgere un azione. Inizia ad afferrare le cose e si diverte nel vedere il ripetersi di un azione che fa: per esempio prende una pallina e la vede rotolare. Si possono creare situazioni semi-strutturate dove lasciare i bambini liberi da pericoli, con giochi fatti con le cose che si hanno in casa. Per esempio un libro tattile fatto con tessuti diversi, vari materiali che il bambino si diverte a toccare e manipolare iniziando a percepire cose piacevoli e non. Afferrare le cose e si diverte nel vedere il ripetersi di un azione che fa : per esempio prende una pallina e la vede rotolare. Si possono realizzare piccoli percorsi con oggetti di diversa grandezza consistenza. Altro gioco da poter fare è riempire piccoli contenitori con materiali diversi (riso, farina) cosi che il bambino agitandoli impari a distinguere suoni diversi.
  4. coordinazione mezzi-fini (dagli 8 ai 12 mesi): il bambino coordina schemi d’azione più complessi per esempio tira una coperta per avvicinarsi l’orsacchiotto che c’è sopra. In questa fase il bambino inizia a percepire che un oggetto nascosto rimane li anche se lui non lo vede più. Si può giocare con lui a nascondere gli oggetti sotto una coperta e poi scoprirli. Il bambino rende partecipe nel gioco la madre si ha così l’emergere dell’attenzione condivisa. Il bambino prova piacere nel giocare con l’altro. Il gioco del cucù che può sembrare banale serve al bambino per percepire la permanenza dell’oggetto. Si può nascondere la mamma dietro un panno cosi come si può nascondere il bambino per una maggiore percezione di se stesso ed del mondo al di fuori.
  5. reazioni circolari terziarie (12-18 mesi): in questa fase il bambino inizia a risolvere problemi mediante tentativi ed errori per esempio per raggiungere un oggetto utilizzerà diverse strategie fino a trovare quella che gli permetterà di averlo.il bambino inizia ad allontanarsi dalla madre ed esplorare l’ambiente. Iniziano le prime relazioni triadiche. Il bambino pian piano diventa libero nel gioco, indica ciò che gli serve.
  6. comparsa funzione simbolica (dai 18 mesi in poi): il bambino prima di questa età ha una rappresentazione degli oggetti solo attraverso i sensi ora invece è in grado di avere una rappresentazione mentale. Questo  fa si che nel bambino inizi a manifestarsi l’imitazione differita, cioè il bambino vede un comportamento e lo riproduce a distanza di tempo, il linguaggio ed il gioco simbolico. Vediamo a questa età bambini che iniziano a giocare al gioco del “ fare finta”. i bambini iniziano a giocare con ciò che trovano come per esempio mettere in fila sedie per fare un treno, far finta di cucinare, prendersi cura della bambola.

Da qui si passa, secondo Piaget, ad una seconda fase lo stadio pre- operatorio del quale ci occuperemo più avanti.

I giochi da fare con i bambini sono infiniti, bastano semplici materiali e soprattutto voglia di giocare con il proprio bambino. Può essere utile anche dare uno sguardo alle attività della Montessori che si è molto occupata della parte ludica dei bambini.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Canestrari R., Psicologia generale e dello sviluppo, Bologna; Clueb, 2002
  • Bertamini D., Iacchia E., Rinaldi S., Rezzonico G., Gioco, socialità e attaccamento nell’esperienza infantile; Milano,Franco Angeli Editore
  • Baumgartner E., 2007, Il gioco dei bambini, Roma, Carocci
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