Secondo Jean Piaget lo sviluppo cognitivo si verifica attraverso l’assimilazione di informazioni e gli scambi che avvengono direttamente con l’ambiente, permettendo in questo modo di strutturare delle rappresentazioni mentali, schemi cognitivi, ben organizzati.
INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO
Lo sviluppo cognitivo nel bambino: introduzione
Quando si parla di sviluppo cognitivo si è soliti riferirsi al progressivo evolvere delle capacità intellettive che variano durante tutto l’arco della vita, mutando e perfezionandosi. Quindi, più nel dettaglio, lo sviluppo cognitivo consente di acquisire informazioni dall’ambiente per immagazzinarle, attraverso rappresentazioni mentali, che permettono di essere utilizzate in momenti successivi della propria esistenza.
Le conoscenze acquisite durante l’interazione con l’ambiente esterno, sono costruite dal bambino, fin da dalla nascita, e sono arricchite con il procedere dell’età, sia quantitativamente sia qualitativamente.
Esistono tappe diverse di acquisizione di capacità mentali per ogni fase di sviluppo. Si individua in questo caso un circolo che inizia e si chiude con il depotenziamento o involuzione delle capacità cognitive, che coincide con la nascita e l’invecchiamento dell’individuo, che raggiunge il picco massimo di acquisizione di informazioni durante la giovane età adulta.
Ogni volta che si parla di sviluppo cognitivo solitamente si cita Jean Piaget, psicologo-pedagogista, che si è largamente occupato di questo argomento individuandone le diverse tappe di immagazzinamento di conoscenza.
Lo sviluppo cognitivo: storia
Jean Piaget è da sempre considerato uno dei massimi esponenti dello studio dello sviluppo della cognizione o pensiero infantile. Le sue teorie derivano da anni di studio osservazionale da cui egli inferì l’esistenza di una serie di tappe considerate ancora del tutto valide al giorno d’oggi. La sua teoria parte da un colloquio clinico non strutturato, ma supportato da una serie di compiti pratici svolti dal bambino, come per esempio la manipolazione usata per studiare il ragionamento concreto, tipico delle prime fasi di sviluppo cognitivo nel bambino. Lo scopo finale è chiedere sempre al bambino il perché svolge una serie di azioni, al fine di poter rivelare la logica sottostante al proprio comportamento da cui poter inferire la regola di base acquisita attraverso l’esperienza.
Jean Piaget, dunque, sostiene che lo sviluppo cognitivo del bambino deriva dall’interazione con la realtà circostante, grazie alla quale si verifica una trasformazione in termini di acquisizione di informazioni utili alla conoscenza pratica.
Lo sviluppo cognitivo nel bambino: gli stadi
Secondo Piaget lo sviluppo cognitivo si verifica attraverso l’assimilazione di informazioni e gli scambi che avvengono direttamente con l’ambiente, permettendo in questo modo di strutturare delle rappresentazioni mentali, schemi cognitivi, ben organizzati. Di conseguenza si determinano 5 stadi o periodi di crescita intellettiva, aventi diversi livelli di funzionamento cognitivo che si sviluppano durante il corso della vita. L’ordinamento di questi stadi è fisso e universale malgrado si rilevino delle differenze individuali determinate da fattori culturali e ambientali.
Ciascuno stadio presume l’esistenza di una particolare organizzazione psicologica e il passaggio da uno stadio all’altro è direttamente proporzionale all’età e chiaramente varia da un bambino all’altro, in relazione all’ambiente e la cultura. Ogni stadio è diverso dal precedente, poiché presenta caratteristiche e regole specifiche. Inoltre, una volta raggiunto uno stadio si apprendono una serie di capacità che saranno integrate agli stadi successivi (integrazione gerarchica tra stadi).
Lo sviluppo cognitivo: le tappe
Secondo Jean Piaget l’intelligenza, è una funzione cognitiva che permette l’adattamento all’ambiente e garantisce l’equilibrio tra le diverse strutture cognitive. Questo processo chiamato equilibrazione consente di implementare conoscenze e di apprendere nuove strutture cognitive sempre più dettagliate della realtà. Si tratta di due funzioni intellettive innate che permettono la creazione e l’apprendimento delle diverse strutture cognitive:
l’organizzazione, ovvero la combinazione e l’integrazione degli schemi disponibili in ogni individuo in sistemi coerenti o in corpi di conoscenza che prendono il nome di strutture; l’adattamento che si divide in assimilazione e accomodamento, consistono in processi di aggiustamento alle richieste dell’ambiente.
Più nel dettaglio, l’assimilazione è la ripetizione di una capacità cognitiva già presente nel proprio repertorio comportamentale, come ad esempio buttare a terra gli oggetti, mentre l’adattamento consiste nella modificazione di comportamenti già acquisiti in relazione al contesto in cui si vive, ad esempio muovere l’oggetto invece di buttarlo a terra quando si scopre che può produrre un suono piacevole.
I due processi si alternano per cercare di individuare un equilibrio omeostatico costante che porta a una sorta di controllo della realtà circostante. Quindi, se dovesse sopraggiungere una nuova informazione non contemplata all’interno degli schemi esistenti, si crea una sorta di disequilibrio. A questo punto il bambino prova a individuare un nuovo equilibrio modificando gli schemi cognitivi già esistenti incorporando le nuove conoscenze acquisite.
Lo sviluppo cognitivo nel bambino: le diverse fasi secondo la teoria di Piaget
Secondo la teoria di Piaget le fasi di sviluppo cognitivo sono 5:
1. Fase senso-motoria, che varia dalla nascita ai 2 anni di età. Durante questa fase il bambino passa dall’uso dei soli riflessi, o istinto, alla ripetizione di una serie di comportamenti per osservare quali possano essere le conseguenze degli stessi prima sul proprio corpo, reazioni circolari primarie, e poi su oggetti facenti parte dell’ambiente esterno, reazioni circolari secondarie. Esattamente dall’ottavo mese il bambino verifica come gli schemi di comportamento producano, in interazione con l’ambiente, nuove informazioni. Inoltre, dai 18 mesi si manifesta il ragionamento simbolico, che permette di testare concretamente le conseguenze delle proprie azioni sull’ambiente esterno.
2. Fase preconcettuale, dai 2 ai 4 anni di vita. Durante questa fase il pensiero è egocentrico, l’infante pensa che tutti possano conoscere i suoi pensieri o desideri, e potenzia il linguaggio attraverso l’acquisizione di maggiore lessico, ma non è in grado di passare dal ragionamento generale al particolare e viceversa.
3. Fase del pensiero intuitivo, varia dai 4 ai 7 anni di vita. Con l’avvento della scuola materna si ha un maggiore bagaglio di conoscenza, ma il pensiero non è ancora reversibile. Infatti, il bambino non è in grado di mentalizzare l’azione compiuta verso uno scopo o fine.
4. Fase delle operazioni concrete dai 7 agli 11 anni. Durante questa fase aumenta la coordinazione tra le azioni compiute e il pensiero induttivo si evolve passando dal particolare al generale e viceversa, ma i processi cognitivi sono ancora legati alle azioni e quindi vincolati ad una fase puramente verbale.
5. Fase delle operazioni formali dagli 11 ai 14 anni. Questo costituisce il periodo preadolescenziale in cui il ragionamento ipotetico-deduttivo permette di creare scenari puramente immaginativi e la messa in atto di vari tipi di azione, grazie ad un adeguato e costante equilibrio tra assimilazione e accomodamento. Durante questa fase si sviluppano: la capacità di giudizio, la relatività dei punti di vista, le operazioni sui simboli e l’attività di misurazione.