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Disturbo Ossessivo Compulsivo e Mindfulness: quale contributo nel percorso di psicoterapia

Il DOC è un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni e nel percorso di psicoterapia può essere utile inserire la mindfulness.

Di Elisa Covini

Pubblicato il 16 Giu. 2017

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:48

Sempre più diffuso è l’utilizzo di tecniche di Mindfulness in ambito psicopatologico in associazione ad altri modelli di intervento. Per quanto riguarda il DOC, uno studio recente (Jacobson, 2016) afferma che la maggior parte degli psicoterapeuti intervistati affianca alla propria pratica clinica con pazienti con disturbo ossessivo compulsivo tecniche di mindfulness e interventi improntati sull’accettazione.

Elisa Covini, OPEN SCHOOL PTCR MILANO

 

Doc: sintomatologia e terapia cognitivo comportamentale

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è caratterizzato da ossessioni, vale a dire pensieri, immagini o impulsi intrusivi e ricorrenti, e/o da azioni mentali o manifeste e ripetitive messe in atto allo scopo di ridurre o eliminare l’ansia o le sensazioni spiacevoli causate dai pensieri egodistonici.

Tale disturbo ha una prevalenza nella popolazione mondiale stimata sull’1-2% (APA, 2013). Le cognizioni intrusive e le ossessioni sono spesso, sebbene non sempre, la caratteristica nucleare e lo stimolo attivante di questa patologia; per questa ragione talvolta il DOC è concettualizzato come un disturbo del pensiero. Tuttavia, risulta evidente come molti pazienti ossessivi abbiano una relazione disfunzionale con la loro intera esperienza interna: percezioni sensoriali, stati emotivi, sensazioni fisiche e cognizioni. Inoltre, alcune persone con problemi ossessivi (in particolare se casi cronici e con una lunga storia di malattia) possono non avere consapevolezza delle cognizioni associate alle compulsioni, in questi casi i rituali sono diventati nel tempo comportamenti automatici senza alcun bisogno di cognizioni coscienti (Didonna, 2009).

Il DOC potrebbe quindi essere definito come uno stato di grave mindlessness (mancanza di consapevolezza) che comprende i seguenti deficit: rimuginio, bias attentivi, fusione pensiero-azione, bias di non-accettazione, auto-invalidazione percettiva, bias metacognitivi relativi agli stati interni (Giannelli – State of Mind, 2014).

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), con particolare riferimento all’ Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP), è riconosciuta come terapia efficace per il trattamento del DOC (Menzies e De Silva, 2003). Tuttavia, l’ERP è associata ad un rischio del 25% di drop-out (Aderka et al., 2011). Inoltre, alcuni pazienti non rispondono positivamente ai protocolli standard CBT e nemmeno ai trattamenti psicofarmacologici.

La mindfulness nel trattamento del DOC

Ad oggi si sta verificando l’efficacia di interventi più meditativi ed esperienziali, portati dal cognitivismo di Terza Ondata, che tengano maggiormente in considerazione i processi di pensiero rispetto al contenuto degli stessi. La Mindfulness può essere definita come “la consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante al presentarsi dell’esperienza momento per momento” (Kabat-Zinn, 2003).

Sempre più diffuso è l’utilizzo di tecniche di Mindfulness in ambito psicopatologico in associazione ad altri modelli di intervento. Per quanto riguarda il DOC, uno studio recente (Jacobson, 2016) afferma che la maggior parte degli psicoterapeuti intervistati affianca alla propria pratica clinica con pazienti con disturbo ossessivo compulsivo tecniche di mindfulness e interventi improntati sull’accettazione. Tuttavia, non sono molti gli studi che indagano l’associazione di protocolli CBT, già ampiamente utilizzati e terapia di elezione per questa categoria diagnostica, a tecniche di mindfulness (Hertenstein, 2012; Kulz, 2014; Strauss, 2015).

Hertenstein e colleghi (2012), in uno studio preliminare, hanno indagato qualitativamente le esperienze soggettive di 12 pazienti con DOC che hanno partecipato ad un programma Mindfulness based cognitive therapy (MBCT). A seguito delle 8 settimane di intervento, due terzi dei partecipanti hanno riportato una diminuzione dei sintomi DOC, oltre ad un aumento dell’abilità dello stare nel presente. Lo stesso gruppo di ricerca ha adattato il programma di gruppo MBCT in otto sessioni e sta effettuando uno studio su un campione di 128 pazienti, assegnati random a due gruppi di intervento: un gruppo di intervento MBCT e un gruppo di coaching psico-educativo (OCD-EP) come condizione di controllo. Il protocollo di ricerca prevede follow up a 6 mesi e ad un anno dal trattamento (Kulz, 2014).

Strauss e colleghi (2015) hanno condotto uno studio pilota su una popolazione di pazienti con disturbo ossessivo compulsivo con lo scopo di definire i parametri per un trial definitivo che veda l’utilizzo di tecniche Mindfulness-based (MB) in associazione ad un protocollo di Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP). Gli autori hanno distribuito random i 40 partecipanti dello studio in due programmi di terapia di gruppo: 10 sessioni di ERP o 10 sessioni di MB-ERP. Dalla ricerca emerge come il programma di ERP associato alla MB abbia un effetto positivo sui parametri considerati nello studio, in particolare gli autori sostengono che MB-ERP aumenti l’efficacia dell’ERP attraverso un aumento dell’ingaggio dei pazienti alle sessioni di terapia e ai compiti della terapia. Infatti, nel protocollo di MB-ERP la terapia incoraggia i pazienti all’astensione dal giudizio verso i pensieri intrusivi, incrementa la loro accettazione nei confronti delle sensazioni fisiche correlate all’ansia e porta ad una maggiore consapevolezza dei comportamenti compulsivi.

Ora vedremo più in dettaglio come la Mindfulness possa essere uno strumento che, affiancato a psicoterapia standard, intervenga su più livelli (Didonna, 2009):

  • Ruminazione: de Silva (2003) definisce la ruminazione ossessiva come “un’attività cognitiva compulsiva che viene eseguita in risposta ad un pensiero ossessivo”. Questo processo di pensiero caratterizza diverse patologie oltre dal DOC, come il Disturbo d’Ansia Generalizzata e la Depressione Maggiore, ma ciò che caratterizza il DOC sono i contenuti egodistonici del pensiero e le finalità dell’attuare tale processo di pensiero che consistono nell’abbassare le quote di ansia e il senso di responsabilità ipertrofica. Così come accade in altre condizioni cliniche, la ruminazione invece che ridurre lo stato indesiderato, al contrario lo mantiene. Nella pratica della Mindfulness si favorisce lo spostamento dalla “modalità del fare” alla “modalità dell’essere” (Segal et al, 2002). Un concetto fondamentale della Mindfulness consiste nel differenziare il pensiero dalla realtà e nell’osservare la propria esperienza interna effettuando un “passo indietro”. In questo modo si favorisce la consapevolezza dei pensieri e del modo in cui si risponde ad essi.
  • Bias attentivi: il modo in cui focalizziamo la nostra attenzione ci aiuta a modellare direttamente la nostra mente; quando sviluppiamo una certa forma di attenzione alle nostre esperienze nel qui e ora e alla natura della nostra stessa mente, creiamo quella forma di consapevolezza che chiamiamo mindfulness (Siegel, 2009). La modalità mindful può per certi versi essere considerata l’opposto delle modalità attentive che i pazienti con DOC frequentemente attivano: le persone che soffrono di DOC spesso non riescono a portare un’attenzione consapevole alla loro esperienza interna e successivamente ai rituali che sono finalizzati a cambiare o evitare tale esperienza (Didonna, 2009).
  • Fusione pensiero-azione: per Fusione Pensiero Azione (Rachman, 1993) si intende la tendenza a considerare i normali pensieri automatici “negativi” non tanto come oggetti della mente ma come dati di realtà. Nella pratica della mindfulness i pensieri “negativi” vengono osservati e registrati come stimoli cognitivi transitori che compaiono nella mente in un determinato momento e vengono accettati come il normale e naturale comportamento della mente senza alcuna identificazione. Le tecniche di Mindfulness possono determinare un cambiamento nella prospettiva di osservazione degli stati interni e aiutare il processo di tolleranza di stati interni spiacevoli e di disimpegno dagli schemi comportamentali automatici che mantengono il DOC.
  • Bias di non-accettazione: I pazienti con DOC spesso cercano di modificare i propri stati mentali direttamente (Freeston ed al., 1993) sforzandosi di distrarsi e di allontanarli. Questa modalità di autocontrollo facilmente ha effetti controproducenti per due ragioni fondamentali: perché per controllare di non aver pensato a qualcosa bisogna inevitabilmente pensarci e perché il tentativo di soppressione avviene mentre la mente del paziente è già notevolmente impegnata sul fronte della prevenzione (Mancini, 2001). L’uso dell’accettazione per pazienti con DOC implica un abbandono cosciente e intenzionale del comportamento che funziona come un evitamento esperienziale e una disponibilità ad esperire le proprie emozioni e cognizioni nel momento in cui si presentano, senza attivare alcun processo di elaborazione secondaria, ad esempio giudizi e interpretazioni.
  • Auto-invalidazione percettiva: validare l’esperienza percettiva significa dare valore di realtà e oggettività a ciò che percepiamo, rendendo la consapevolezza di tale esperienza gerarchicamente sovraordinata nell’attivazione delle emozioni e comportamenti. Le tecniche di Mindfulness aiuterebbero i pazienti a prevenire o neutralizzare i dubbi patologici, contribuendo a stabilizzare e normalizzare i propri stati mentali e processi cognitivi.
  • Senso di responsabilità ipertrofico: Ossessioni e compulsioni sono, fondamentalmente, il tentativo di prevenire una colpa per irresponsabilità che il soggetto considera incombente, grave ed inaccettabile. Il carattere ripetitivo, persistente e frequente della attività ossessiva dipende dall’ottica prudenzial-colpevolista con la quale il paziente valuta gli esiti della propria attività preventiva e il potere di cui dispone (Mancini, 2001). In uno stato di consapevolezza il paziente con DOC è più capace di capire con chiarezza il reale suo coinvolgimento nella situazione problematica; perciò la mindfulness può intervenire allo scopo di fornire ai pazienti un significato più funzionale e realistico del senso di responsabilità.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Aderka IM, Anholt GE, van Balkom AJLM, Smit JH, Hermesh H, Hofmann SG, van Oppen P, 2011. Differences between early and late drop-outs from treatment for obsessive–compulsive disorder. Journal of Anxiety Disorders 25 (2011) 918–923
  • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth Edition). Washington DC: APA; 2013. Didonna, F. (2009). Clinical handbook of mindfulness. New York: Springer.
  • Freeston, M.H., Ladouceur, R., Gagnon, F. e Thibodeau, (1993). Beliefs about obsessinal thoughts. Journal of psychopathology and Behavioural Assessment. 15, 1-21.
  • Giannelli E (2014). Il Trattamento cognitivo-comportamentale basato sulla Mindfulness (MBCBT) per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Report dal convegno – Padova – 07, 08 giugno 2014. State of Mind.
  • Hertenstein E, Rose N, Voderholzer U, Heidenreich T, Nissen C, Thiel N, Herbst N, Külz AK. Mindfulness-based cognitive therapy in obsessive-compulsive disorder - a qualitative study on patients' experiences. BMC Psychiatry. 2012 Oct 31;12:185.
  • Jacobson NC, Newman MG, Goldfried MR. Clinical Feedback About Empirically Supported Treatments for Obsessive-Compulsive Disorder. Behav Ther. 2016 Jan;47(1):75-90.
  • Kabat-Zinn J. (2003) Mindfulness-Based Interventions in Context: Past, Present, and Future. In Clinical Psychology: Science and Pratice, 10, 2, pp. 144-156.
  • Külz AK, Rose N. Mindfulness based cognitive therapy (MBCT) in patients with obsessive-compulsive disorder--an adaptation of the original program. Psychother Psychosom Med Psychol. 2014 Jan;64(1):35-40.
  • Mancini F (2001). Un modello cognitivo del disturbo ossessivo-compulsivo. PSICOTERAPIA, 23-24.
  • Menzies, RG, de Silva, P (eds.) (2003) OBSESSIVE–COMPULSIVE DISORDER: THEORY, RESEARCH AND TREATMENT. Wiley, New York.
  • Rachman, S.J. (1993). Obsessions, responsibility and guilt. Behaviour Research and Therapy, 31, 149-154.
  • Siegel D.J.(2009), Mindfulness e Cervello. ed. R. Cortina
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