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Mindfulness: conoscere la verità del sentire-percepire – Report dal Seminario, Genova 22 Aprile 2017

Sabato 22 aprile, la dott.ssa Renzoni ha tenuto un incontro sulla Mindfulness e la sua utilità terapeutica, illustrati anche i 7 pilastri della Mindfulness

Di Cecilia Domenichetti

Pubblicato il 23 Mag. 2017

Aggiornato il 03 Lug. 2019 13:02

Sabato 22 aprile si è svolto a Genova presso il Centro Psicoterapia e Scienza Cognitiva il secondo incontro del ciclo “Di sabato la psicoterapia a Genova 2017″ dove la Dott.ssa Renzoni ha condotto l’incontro dal titolo “ Mindfulness: conoscere la verità del sentire-percepire

 

Il corpo ci parla, la mente anche ma si va avanti ignorando, ignoranti; annebbiati, continuiamo a “spingere”  fino a volte a perdere il contatto con noi stessi, gli altri, le cose. Non basta guardare, serve vedere “in modo chiaro” .

 

La mindfulness è presenza mentale, pienezza della mente ovvero significa vivere intenzionalmente nella consapevolezza del momento presente. Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, mindfulness significa proprio “porre attenzione al momento presente in un modo intenzionale, partecipatorio e non giudicante”. La pratica della Mindfulness, infatti, non è una tecnica di rilassamento ma, piuttosto, un modo utile per divenire consapevoli dei propri meccanismi abitudinari e automatici e agire nella quotidianità aprendo la strada ai comportamenti scelti in modo appunto più consapevole.

Si può scegliere di fermarsi per un tempo sufficiente Qui ed Ora, portare l’Attenzione all’esperienza del momento presente e semplicemente con accettazione, apertura, disponibilità, attenzione, ricettività attraverso i cinque sensi, energia e impegno, disciplina e fiducia, dedizione e gentilezza ma sempre senza modificare nulla, senza giudicare o rifiutare il momento presente attraverso un atteggiamento che non è né di avversione/ostilità né di desiderio/attaccamento poiché quest’ultimo comporta un attaccarsi al momento presente. Di qui le abilità nucleari della mindfulness ovvero Osservare, Descrivere e Partecipare, senza giudizio, momento dopo momento con disponibilità e fiducia nella sensazione che qualcosa di nuovo possa accadere.

L’atteggiamento con cui ci si avvicina alla pratica mindfulness, insegna Kabat Zinn, determina in buona misura i benefici che si possono avere.

I sette pilastri della meditazione sono proprio questi: descrivono un atteggiamento mentale, un insieme di attitudini alla consapevolezza.

Sono atteggiamenti che vanno coltivati deliberatamente, con intenzione, anche perché sono molto lontani dal modo con cui di solito ci si approccia alle esperienze: spesso infatti sono proprio l’esatto contrario di quello che si è abituati a pensare. I pilastri della meditazione e dell’atteggiamento mindfulness sono il non giudizio, la pazienza, la mente del principiante, la fiducia, il non cercare risultati, l’accettazione, il lasciar andare.

 

Primo pilastro della Mindfulness: il Non giudizio

La nostra mente valuta di continuo quello che succede dentro e fuori di noi. È l’attività normale dei pensieri.

Il problema è determinato da due fattori:

  1. questi giudizi vengono espressi in modo immediato e se ne è in larga parte inconsapevoli;
  2. questi giudizi, immediati e inconsapevoli, innescano delle reazioni del tutto automatiche.

E’ importante imparare a riconoscere questa attività giudicante della mente. L’obiettivo è esserne consapevoli e capire che la mente funziona in questo modo.

 

Il secondo pilastro: la Pazienza

La pazienza, dice Kabat Zinn, è una forma di saggezza: nasce dal comprendere e accettare che le cose hanno un loro naturale tempo di maturazione.

Con la mindfulness si può coltivare la pazienza imparando prima di tutto a essere pazienti con sè stessi.

 

Terzo pilastro: la mente del principiante

La mente del principiante è limpida e senza pregiudizi. L’esperto sa, e quindi immediatamente classifica la realtà in base alle sue conoscenze. Il principiante non sa niente, guarda le cose per la prima volta, non ha esperienze precedenti e non ha aspettative.

L’atteggiamento del principiante, dice Jon Kabat Zinn, è particolarmente importante nel praticare non solo all’inizio, ma sempre. Nessun momento è uguale a un altro: ciascun momento è unico e contiene possibilità uniche. La mente del principiante ricorda questa semplice verità.

 

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO L’IMMAGINE

Mindfulness conoscere la verità del sentire-percepire - Report dal Convegno - IMM1

La Dott.ssa Renzoni durante l’incontro “Mindfulness: conoscere la verità del sentire-percepire”

 

Quarto pilastro della mindfulness: la Fiducia

Con la mindfulness si può provare a entrare in sintonia con se stessi attraverso la fiducia nelle proprie sensazioni, nelle proprie intuizioni, e nel proprio corpo.

Praticare la mindfulness significa anche assumersi una precisa responsabilità: imparare a essere se stessi e a fidarsi.

 

Quinto pilastro: non cercare risultati

Kabat Zinn riferisce che se si pratica la mindfulness inseguendo un particolare risultato si potrebbe ottenere l’effetto contrario. Occorre concentrare l’attenzione sul vedere e accettare le cose così come sono, momento per momento. I risultati, i benefici, arriveranno da sé, con la pazienza e la pratica regolare.

 

Sesto pilastro: Accettazione

Viene come conseguenza: se quando mediti non cerchi risultati e non chiedi niente a te stesso (se non di meditare) vuol dire che stai praticando l’accettazione. Accettare non ha niente a che vedere con la rassegnazione. Vuol dire invece vedere chiaramente le cose così come sono. E questa è la base di ogni miglioramento.

Ogni cambiamento passa in primo luogo dall’accettazione di sé stesso così come si è ora. Non si può accettarsi domani, quando si è diventati quello che si vuole essere. Domani non esiste. L’unico momento in cui si può amarsi è ora.

 

Settimo pilastro: lasciare andare

Quando si inizia a praticare la mindfulness ci si accorge che ci sono pensieri che la propria mente cerca di trattenere, e altri che al contrario cerca di respingere.

Con la mindfulness ci si allena a mettere da parte la tendenza della mente ad attaccarsi a certe esperienze e a respingerne altre. L’idea è di lasciare andare, di essere semplici spettatori di tutto quello che accade nel teatro dei nostri pensieri.

Così facendo, dice Kabat Zinn si può imparare molte cose sui propri attaccamenti e sul loro effetto nella nostra vita.

La pratica della Mindfulness favorisce la possibilità di essere in relazione con se stessi e sviluppare consapevolezza su come il proprio mondo interno sia in rapporto con il mondo in cui siamo immersi, momento dopo momento. In altre parole, la pratica di consapevolezza permette di fare esperienza e di rimanervi in contatto, mentre essa avviene. Permette, inoltre, di coltivare una modalità differente, consapevole appunto, nei confronti della propria sofferenza e disagio, fisico e psicologico.

Qualsiasi persona che desideri utilizzare tale pratica deve affrontare un training personale, dal momento che solo la dimensione di esperienza personale di pratica apre la strada ai benefici della pratica stessa.

Non c’è nessun luogo dove è necessario andare, nulla che bisogna fare, nulla che è indispensabile ottenere.

Il ciclo “Di sabato la psicoterapia a Genova” è proseguito con il terzo incontro dal titolo “La riabilitazione dei DSA si fa APPetibile” condotto dalla dott.ssa Della Morte, svoltosi sabato 29 Aprile 2017 ore 10-13 presso il Centro di Psicoterapia e Scienza Cognitiva.

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